Se ne possono dire molte di parole per descrivere il campionato 2018. Mercedes ha vinto su tutti i fronti contro una Ferrari che sembrava davvero poter fare la differenza e che, comunque, parrebbe essersi difesa egregiamente fino all’ultimo.

Problemi di piloti a parte, perché si potrebbe aprire un capitolo riservato solo per trattare il controverso tema delle differenti gestioni di squadra, qualcosa deve pur essere successo per assistere ad una nuova disfatta rossa ed una ennesima sopravanzata tedesca.

Si, perché, lasciando perdere il costante ostruzionismo della seconda guida della stella a tre punte e tralasciando gli infiniti errori da parte di Vettel, la macchina di Lewis e di Valteri ha dimostrato spesso di essere superiore alla rossa di Maranello.

Sarebbe possibile urlare al lupo contro Pirelli e i suoi pneumatici ribassati, o cercare il colpevole in piccoli fori presenti sul cerchione posteriore delle auto tedesche, ma non c’è nulla di dimostrabile.

Non si fraintenda: le auto di formula 1 sono tutto fuorché estetica e nessuno addobba le monoposto con particolari inutili e controproducenti quindi no: non credo a Toto quando ironizza sulla chiusura dei fori “inutili e ininfluenti”; la differenza l’hanno fatta e negarlo sarebbe da sciocchi dopo le difficoltà degli ultimi tre gran premi.

Nonostante questo, Sono e rimarrò sicuro che la differenza di prestazioni derivi da molte aree a bordo vettura che mostrano cura e dettagli più raffinati di quanto possa mostrare la Ferrari. Questo non è che un secondo capitolo, del resto, per il tema “confronti” tra il cavallino e il suo rivale: la Mercedes. Pochi giorni fa, infatti, scrissi riguardo ad un fondo piatto più raffinato che, per esempio, in casa Mercedes hanno probabilmente disegnato con un occhio di riguardo alla resistenza aerodinamica: aspetto difficile da domare su un elemento cosi complesso. (Rimando all’articolo tramite il seguente LINK)

Oggi, voglio portare alla luce un altro particolare: la gestione dei flussi attorno allo pneumatico anteriore. Partendo dall’illustrazione che segue, è visibile il dettaglio della presa di raffreddamento freni a bordo delle auto di Vettel e Raikkonen.

Non sono presenti deviatori o alette di indirizzamento dei flussi. La presa d’aria è solitaria sui lati della ruota che, come elemento in se, non è assolutamente favorevole ad una buona gestione delle corrente fluida. L’aria che cerca di avvolgerla e scavalcarla incontra molti ostacoli quali l’alta rugosità della sua superficie, la grande massa tozza che le impone un allargamento di traiettoria e altri piccoli ostacoli. La totalità di questi, porta il flusso ad una certa instabilità e, conseguentemente, ad una difficoltà nel mantenere il fluido lineare e correttamente indirizzato al posteriore.

 

Osservando quanto circonda le ruote anteriori delle monoposto di Lewis e Valteri, invece, è visibile un gruppo di alette stabilizzatrici che invitano e mantengono aderente l’aria ai lati dello pneumatico. Sapendo quanto le traiettorie allarghino e quanto sia complesso per le molecole fluide mantenere un percorso stabile, i tecnici hanno introdotto pareti sui cui queste possano appoggiarsi e fluire verso la direzione corretta.

Tanto sul lato anteriore, quanto su quello posteriore, la corrente che circonda lo pneumatico frontale è avvantaggiata e più uniforme.

Non può essere un gruppo di alette che stravolge il comportamento della vettura. Non è sicuramente uno stabilizzatore che capovolge le sorti del campionato, ma la macchina risulta più performante, o almeno, meno predisposta a generare resistenza all’avanzamento.

Il punto della questione, del resto, si cella proprio sotto la quasi ininfluenza dell’elemento analizzato.

Come detto, non può essere un singolo componente a decidere le sorti di un mondiale. Certo è che di particolari come questo la Mercedes ne mostra molti più di quanti ne mostra la Ferrari.

Come riporta il link precedentemente inserito, riferito al fondo piatto, come evidenzia il presente caso di studio e, perché no, come confermano i piccoli fori sul cerchione posteriore, ogni componente non può che contribuire umilmente al risultato finale.

Apro inoltre una parentesi: le peculiarità che mostra la vettura tedesca non sono finite qui, e nel corso delle settimane sarà mia cura mostrarne di nuove.

È la loro totalità a fornire il risultato complessivo e, purtroppo, nonostante sia una macchina di performance incredibili, le Ferrari potrebbe non essere ancora in grado di spaccare il capello come avviene invece per il team della stella a tre punte. La macchina che Lewis e Valteri guidano sembrerebbe più rifinita e perfezionata.

In conclusione, comunque contento di aver proposto un nuovo spunto tecnico sul quale riflettere, ovvero la gestione del flusso attorno agli pneumatici, mi sento di dire quanto segue:

Caro Toto, non ti credo quando ironizzi sui fori del cerchione forato. Non è vero che non influiscono e negarlo sarebbe da sciocchi dopo le difficoltà evidenziate durante gli ultimi tre gran premi.

Ad ogni modo, ti credo anche, perché non sono stati gli unici fattori ad aver portato la Mercedes al trionfo. Lo dici perché sai cosa c’è sotto, quanto lavorate per perfezionare la macchina e quanto sia importante per voi la cura del dettaglio. Sai bene che senza i fori, potresti vincere comunque, ed è innegabile dopo quanto successo in Brasile.

Non interessandomi di speculazioni e di questioni non dimostrabili, mi baso su ciò che posso vedere e su ciò che posso conoscere e la Mercedes, quest’anno, ha perfezionato tutto quello che aveva per vincere.

Potrebbe essere questo il problema di Ferrari, da ogni metà stagione in avanti? Avere ottimi strumenti, ma non scendere nel dettaglio? a voi la chiave di lettura che preferite.

A presto, dall’ing. Alberto Aimar.

 

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