A quasi 30 anni dalla scomparsa di Ayrton Senna, l’ing. Mazzola ha condiviso con NewsF1.it un racconto del celebre GP del Giappone del 1990.

Nonostante i motori saranno ancora spenti in attesa del ritorno in pista a Miami, la prossima settimana sarà molto importante per il mondo della F1. Il 30 aprile e il 1 maggio marcheranno infatti il trentesimo anniversario dalla scomparsa di Roland Ratzenberger ed Ayrton Senna nel tragico weekend dell’edizione 1994 del GP di San Marino. In occasione del ritorno ad Imola, programmato in calendario per il 19 maggio, il circus e l’Autodromo hanno già organizzato numerose commemorazioni per i due piloti, che continuano a vivere nella memoria degli appassionati grazie ai tanti racconti che ancora oggi sono tramandati. In occasione di un’intervista al canale YouTube di NewsF1.it, l’ingegner Luigi Mazzola ha raccontato una delle vicende più celebri della carriera di Senna, da lui vissuta in prima persona: l’incidente con Alain Prost, allora in Ferrari come l’ingegnere, alla prima curva del GP del Giappone del 1990.

“Venivamo da una serie di modifiche sulla macchina.” – ha esordito Mazzola – “Avevamo compreso l’utilizzo delle gomme, che la Goodyear aveva cambiato, trovando un compromesso giusto. Siamo quindi arrivati a Suzuka, un circuito molto completo e da bilanciamento. All’epoca la McLaren aveva un bellissimo motore Honda, perciò in gare come Spa o Monza aveva quei dieci o quindici secondi che si faceva fatica a tirar via. In Giappone però la macchina andava molto forte: se Prost fosse passato al comando dopo la prima curva avrebbe vinto senza problemi, al netto dell’affidabilità. In quegli anni il regolamento permetteva di scremare, eliminando i risultati di alcune gare, quindi aggiungere una vittoria sarebbe stato molto significativo. Senna non aveva alternativa: se l’è visto passare davanti e lo ha buttato fuori. Se un pilota facesse adesso una cosa del genere, non correrebbe più.”

“Io ero ai box, al televisore, e ho visto la scena.” – prosegue l’Ing.Mazzola – “La prima cosa che ho pensato è che avrebbero bloccato la partenza e avremmo ricominciato con la T-car, ma non è stato possibile. A quel punto non si sapeva cosa dire: con Alain ci eravamo fatti un mazzo incredibile per limare una potenza come la McLaren, che veniva da tante vittorie, con una Ferrari a digiuno da tanto. Senna se n’era accorto e cercava di carpire segreti, anche perché con lui parlavo: ai tempi in pitlane tra ingegneri e piloti c’era un rapporto più aperto. Si chiacchierava molto più di quanto fanno ora. Ayrton era straordinario, molto dedicato al suo mestiere, anche se purtroppo non ci ho mai lavorato. Forse ci sono andato vicino. Quel giorno, però, fu deprimente e non ci siamo più ripresi fino alla fine dell’anno. Siamo arrivati in Australia senza più alcuna speranza.”

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