GP di Montecarlo: riflessioni iniziali

Ecco Montecarlo.
Tra i circuiti del calendario del campionato, non ve ne sono simili a quello monegasco.
La pista si presenta stretta, tortuosa, senza molte vie di fuga e con una difficoltà estrema nell’effettuare i sorpassi. Non serve creare troppe statistiche o grafici per interpretare le sue caratteristiche.
Siamo quasi certi, come succede ogni anno praticamente, che il carico deportante delle macchina verrà portato all’estremo.
Del resto, i pochi rettilinei che popolano il tracciato non superano i 700 metri di lunghezza, che per un circuito tradizionale sarebbero persino pochi. La velocità massima non conta e anche contasse, sicuramente sarebbe difficile sfruttarla visti gli spazi ristretti. Affiancare una vettura avversaria evitando di finire a muro risulta complicato.

Per questo motivo, le squadre dovranno puntare su carte differenti. Qua si vince mediamente per due motivi:
– Innanzitutto serve partire in prima posizione, o per lo meno nelle primissime posizioni.
– In secondo luogo è necessaria una gestione dei pit-stop e, quindi, una gestione gomme, impeccabile.Questo per gli under-cut che si potrebbero sfruttare durante il cambio gomme, in modo da superare gli avversari.

Quest’ultimo aspetto dipende molto, in realtà, dalle condizioni di gara ed è sempre meno prevedibile rispetto alla prestazione pura che l’automobile può generare sul giro veloce.

Il punto quindi è proprio il seguente:
Come può una macchina sfruttare le curve della pista a suo favore in qualifica? Come deve essere preparata la vettura per districarsi rapidamente tra i molti tornanti e le molte curve a gomito del percorso cittadino?
A parer mio, sono due le principali caratteristiche che le monoposto devono garantire per essere efficaci.
La prima questione riguarda la deportanza. Deve essere massima; la più alta possibile.
Questo ben si sposa con la Mercedes e la sua ala frontale, per non parlare del fondo piatto più esteso di quello Ferrari. Le superfici deportanti tedesche, con la loro dimensione più generosa, potrebbero aiutare le macchine della stella a tre punte ad aderire meglio al suolo.

In secondo luogo, è molto importante una lunghezza contenuta del passo e un arretramento del baricentro verso l’assale posteriore: questo renderebbe la macchina molto più agile nei cambi di direzione, rendendola più reattiva alla rotazione che il pilota imprime sulle ruote sterzanti tramite il volante.
Sotto questo punto di vista, sembrerebbe essere la Ferrari ad avere un certo vantaggio. La speranza è che su una pista come questa, dove la velocità di punta e la resistenza aerodinamica contano veramente meno del normale, l’ala frontale della rossa si mostri con forme e incidenze ben più aggressive di quanto visto sino ad ora per gli altri appuntamenti del campionato.

Infatti, se un cambio della lunghezza del passo in Mercedes risulterebbe praticamente impossibile a metà stagione, aumentare l’incidenza alare risulta una strada molto più semplice da percorrere per la rossa di Maranello.
Potrebbe essere avvantaggiati Leclerc e Vettel? Con tale accorgimento sì.
Potrebbe la macchina accettare una modifica aerodinamica come il cambio di configurazione alare frontale? Non altrove, ma a MonteCarlo non dovrebbero instaurarsi inefficienze così elevate da ridurre il vantaggio ottenibile. Tutto dipende sempre, ovviamente, dall’entità della modifica attuata.

Certo, non è possibile chiudere il ragionamento in questo modo perché, a ben vedere, c’è un terzo sfidante che potrebbe avere la macchina giusto per vincere sulla pista monegasca.
Non è ancora possibile sapere se è Gasly che deve ancora prendere il ritmo, o se è Verstappen che fa viaggiare forte una RedBull non ottimale, ma il giovane olandese sta mostrando tutte le sue grandi doti e una maturità inedita.
Inoltre, la sua macchina è più corta in termini di passo rispetto alla Mercedes, che è la vetture più lunga del 2019. Il carico aerodinamico frontale è alto, con ali che deflettono gran parte del flusso verso l’alto rispetto alla Ferrari.
Insomma, non si potrebbe chiudere il discorso solo analizzando il team italiano e quello tedesco. Ad oggi, è già successo in questa prima fase del 2019, la squadra austriaca può infilarsi tra le due contendenti diventando ancor più saldamente terza (o seconda?) forza del mondiale.

Montecarlo, potrebbe quindi regalare questa sorpresa: con una macchina che unisce i pregi della Ferrari e della Mercedes, Verstappen ha la chance di conquistare in qualifica e con una buona gestione gomme, una bella vittoria.
Non è da noi fare pronostici, e l’equilibrio fino ad ora mostrato negli scorsi gran premi suggerisce di essere ulteriormente cauti nel pensare ad eventuali outsider, ma rubando il termine dal settore finanziario e dai mercati azionari, la gara che ci aspetta potrebbe essere influenzata “dai Tori”.

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