Ripercorriamo la carriera in F1 del pilota tricolore, il cui addio al circus ha scatenato la rabbia degli appassionati italiani.

Per la prima volta dopo tre anni, nel 2022 non ci sarà nessun pilota italiano nella griglia della F1. Lo scorso 16 novembre l’Alfa Romeo Racing ha infatti annunciato, come era nell’aria ormai da mesi, che sarà l’esordiente cinese Guanyu Zhou ad affiancare Valtteri Bottas, lasciando Antonio Giovinazzi senza un sedile per la prossima stagione. La separazione tra il pilota pugliese e il team svizzero non è stata delle più serene: più volte il team è stato accusato da molti appassionati e media italiani di aver compromesso volontariamente le strategie e i risultati del numero 99, con lo scopo di favorire il suo addio e giustificare l’approdo di un pay driver come Zhou. Lasciando da parte queste dinamiche, tuttavia, una domanda sorge spontanea: le sue prestazioni nell’arco dei tre anni, anche confrontate a quelle di altri piloti, sarebbero bastate per giustificarne la riconferma?

La risposta non è semplice come sembra. Da un lato, è vero che Giovinazzi è senza dubbio un pilota più esperto e qualificato di Zhou, che ha raggiunto la F1 soprattutto grazie al suo passaporto e alla sua valigia, e di altri membri del paddock. Dall’altro, nel circus l’italiano ha raramente mostrato quella costanza ad alti livelli e quei guizzi di talento puro caratteristici dei piloti dei cinque migliori team o di giovani come Gasly e Russell. Allo stesso tempo, è anche difficile confrontare le sue prestazioni con quelle del compagno di squadra, Kimi Raikkonen, che nonostante l’età e un evidente declino di prestazioni nell’ultima fase di carriera resta, seppur a tratti, molto veloce. Se ci aggiungiamo, come spesso avviene nello sport, un po’ di sano patriottismo e di affetto verso il pilota, tutto si complica.

La carriera di Giovinazzi nel circus ha avuto inizio in maniera complessa e inaspettata. Chiamato a sostituire l’infortunato Pascal Wehrlein all’inizio della stagione 2017 sulla lentissima Sauber C36, il pugliese fu protagonista di un ottimo esordio a Melbourne, qualificandosi vicino a Marcus Ericsson e chiudendo la gara in P12. Il paddock rimase colpito, ma tutto venne cancellato dal disastroso weekend successivo in Cina, quando il pilota italiano si schiantò pesantemente contro le barriere sia in Qualifica (mentre stava lottando per entrare nel Q2) sia in gara, quando commise un’ingenuità spostandosi sul lato bagnato della pista con gomme d’asciutto. Nonostante ciò, grazie al suo ruolo di terzo pilota della Ferrari, Giovinazzi mantenne legami importanti con i team clienti della Scuderia, disputando diverse sessioni di Prove Libere nel 2017 (con Haas) e nel 2018 (con Alfa Romeo Sauber) in vista di un sedile a tempo pieno nel 2019.

La prima stagione da titolare è stata caratterizzata da un avvio difficile e da una buona crescita nell’arco del campionato. Il lato più positivo, come dimostrato anche più avanti in carriera, fu la Qualifica: lo score a fine stagione, escludendo le sessioni compromesse da problemi tecnici o penalità, fu di 10-9 a vantaggio di un Raikkonen ancora estremamente competitivo, che fino alla pausa estiva riuscì a fare la differenza. Dal GP d’Italia in poi, il pilota pugliese ebbe generalmente la meglio del finlandese al sabato, limitando il distacco medio nell’arco della stagione ad appena +0.093. Un così buon risultato in Qualifica avrebbe dovuto tradursi in altrettanto eccellenti risultati alla domenica, ma così non fu. Il pilota italiano mise a referto appena quattro piazzamenti nella top 10 e 14 punti, un magro bottino se confrontato ai 43 messi a segno da Raikkonen, che in gara vantò un netto 14-3 e nove piazzamenti a punti.

Dopo una riconferma conquistata nonostante una stagione d’esordio altalenante, nel 2020 Giovinazzi ha dovuto far fronte ad un’Alfa Romeo C39 molto meno competitiva rispetto alla versione dell’anno precedente. Nel confronto con il compagno di box, le prestazioni del pilota italiano hanno visto un lieve miglioramento in questa travagliata stagione: Giovinazzi ha battuto Raikkonen 9-8 nel confronto in Qualifica, con un distacco medio dal compagno di squadra davvero ridottissimo (-0.019). Anche in gara lo score è migliorato, ma a causa della sua minor costanza il pugliese ha avuto la peggio per 10-4. Bisogna tuttavia sottolineare che entrambi sono stati bravi e opportunisti nel riuscire a racimolare 4 punti a testa in classifica con un mezzo che, alle volte, era il peggiore della griglia. Il pilota italiano ha inoltre mostrato lampi di grande qualità grazie alle sue straordinarie partenze, purtroppo non sufficienti a mascherare i difetti della C39.

Raikkonen Giovinazzi

La conferma per il 2021 e i progressi dal punto di vista tecnico della nuova vettura (la C41) sembravano ottime premesse per la definitiva affermazione di Giovinazzi all’interno del team svizzero, ma in pista e fuori le cose non sono andate nel verso giusto. Il team svizzero ha più volte commesso gravi errori dal punto di vista strategico ed operazionale, coinvolgendo anche il pilota italiano che, nel confronto con un Raikkonen ormai in netto declino, ha fatto il suo. La Qualifica è rimasta il punto forte del numero 99: 13-7 in suo favore, con un distacco medio di -0.256. Ancora una volta, tuttavia, il pugliese non ha fatto la differenza in gara, chiudendo con uno score di 8-9 a vantaggio del finlandese, con 3 punti all’attivo contro i 10 di Raikkonen. Come ben documentato, tuttavia, Giovinazzi ha perso potenzialmente intorno ai sette punti a causa di pit stop sbagliati, sfortuna o errori strategici da parte dell’Alfa Romeo Racing nei GP di Imola, Olanda, Turchia e Messico.

La traiettoria della prima esperienza in F1 del pugliese è dunque chiara: dopo le iniziali difficoltà, Giovinazzi è gradualmente cresciuto fino al termine della stagione 2021, in concomitanza con il graduale declino delle prestazioni di Raikkonen, soprattutto nell’ultimo mondiale. Il pilota italiano ha mostrato a tratti lampi di talento puro, come le ottime partenze del 2020 o le qualifiche di Zandvoort e Monza di quest’anno anno, ma con la stessa frequenza ha anche commesso errori gravi. Alcuni di questi sono avvenuti nel momento più sbagliato possibile per Giovinazzi: quello in cui c’erano grandi aspettative o speranze per un suo ottimo risultato. A partire dal clamoroso incidente all’ultimo giro di Spa 2019 (dopo una rimonta fantastica dall’ultimo posto alla zona punti) e senza dimenticare il contatto in partenza nell’edizione 2021 del GP d’Italia. In F1 il tempismo è tutto, e sicuramente non ha dato una mano al numero 99.

giovinazzi

Ciononostante, sarebbe ingiusto sostenere in termini assoluti che il pilota di Martina Franca non avrebbe meritato di restare in F1, viste le sue discrete prestazioni nell’arco dei tre anni in Alfa Romeo. Giovinazzi è stato sostanzialmente l’ultima vittima dell’infame gioco del mercato piloti: dopo la scelta di puntare su un pilota più esperto e qualificato come Valtteri Bottas, il team svizzero ha deciso di rinforzare la sua situazione economica ingaggiando Zhou, sulla carta sicuramente meno competitivo dell’italiano ma oggettivamente molto più promettente dal punto di vista commerciale. Una decisione che, cinicamente, ha una logica: Giovinazzi è un pilota che si trova in un limbo crudele, dato che non ha né le stimmate del fenomeno né un importante sostegno economico alle spalle. Una combinazione che, nelle ultime stagioni, ha già condannato all’addio altri buoni piloti come Stoffel Vandoorne, Nico Hulkenberg e Kevin Magnussen.

La sensazione, tuttavia, è che il pugliese avrebbe certamente meritato, visto anche quanto sarà difficile riuscire a rientrare in griglia, un’esperienza più lunga e una vettura più competitiva. La grande sfortuna è stata aver avuto a disposizione un’Alfa Romeo Racing forte, che oscillava tra l’essere la quinta e l’ottava forza a seconda del circuito, al primo anno di F1, quando ancora aveva bisogno di ambientarsi e il compagno di squadra correva ad un livello altissimo. Non tutto il male, però, viene per nuocere: come altri piloti abbandonati dal circus, Giovinazzi sarà uno dei profili più allettanti per tantissime scuderie di altre competizioni professionistiche. Dopo l’annuncio dell’approdo in Formula E con il team Dragon Penske, ormai tutti gli appassionati aspettano notizie su un suo potenziale approdo nel WEC nel 2023 alla guida di una Hypercar Ferrari. Che chissà, potrebbe rappresentare un’avventura più stimolante di un’ennesima stagione a centro gruppo in F1.

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