Di libri e articoli sulla Ferrari se ne sono scritti a migliaia e il mio intento oggi non è certo quello di stilare un elenco delle tante vetture Rosse diventate famose o dei successi ottenuti nelle gare sportive, piuttosto mi interessa il lato umano e le emozioni che si provano nei confronti della amata e mitologica Ferrari.


Per quanto mi riguarda tutto è nato alla fine degli anni ’80 quando ebbi la fortuna di salire e guidare per un paio d’ore una 328 GTS, ero giovanissimo e ricordo come già solo avere in mano le chiavi col Cavallino Rampante impresso sul metallo mi fece tremare le gambe, figuriamoci aprire lo sportello e calarmi in quella vettura così bassa, dai sedili duri e dallo ‘strano’ cambio tutto in acciaio, quasi un timore nell’accendere il motore, il timore che si prova al confronto con un’opera d’arte, forse paura di rovinare un qualsiasi piccolo particolare di quella meraviglia. Ora solo stando dentro una Rossa e guidarla si può capire quello che si prova ed anche l’atteggiamento degli altri, di chi è fuori e ti guarda con ammirazione ma mai con invidia; al semaforo gli occhi sono tutti puntati su di te, certo il rosso della carrozzeria contribuisce, ma non è solo questo, le persone al cospetto di questa super sportiva provano un profondo rispetto, la si guarda, la si scruta in tutti i particolari, si sogna di averne una in garage, si cerca di capire chi è alla guida, perché spesso i possessori di questa vettura sono personaggi famosi, , ci si rende conto di essere non solo davanti ad una supercar ma di fronte a qualcosa che è diventata una leggenda, il rispetto che portano i normali utenti della strada è quasi disarmante, in autostrada non c’è bisogno di lampeggiare per farsi strada, perché appena l’automobilista che è davanti si rende conto che sta arrivando una Ferrari si mette subito da parte quasi con spirito di riverenza, cosa che non accade con altre supersportive molto più ’anonime’ e non solo per il colore della vettura.
Si osservano tutti i manometri e ci si chiede se sia tutto in ordine, si afferra il volante a tre razze con al centro lo scudetto giallo col Cavallino Rampante, i battiti del cuore aumentano e il tremore alle gambe si accentua ma presto lascerà il posto al forte desiderio di guidare. Accendere il motore diventa un’emozione unica, il V8 vibra dolce e cattivo dietro le spalle avvolgendo tutto l’abitacolo, un suono cupo e violento attraversa sedili e finestrini, un suono che sembra avere un’anima, il minimo è accelerato e già solo toccare il gas fa impennare repentinamente il contagiri, tirare la frizione ed inserire la prima diventa un atto quasi religioso, da fare con calma, senza sbagliare, i primi metri assomigliano alle prima volta che si è guidata un’automobile quando si è inesperti ed ignari della strada, si prende confidenza, si comincia ad accelerare e presto ci si innervosisce se si rimane in città, code e tanti semafori non fanno altro che immagazzinare una enorme quantità d’energia, si cerca una strada buona, libera, con rettilinei e curve, l’impazienza comincia a dominare fino a quando la via finalmente si apre, è una liberazione e i cavalli possono esplodere in tutta la loro violenza, ci si ritrova in un attimo a velocità quasi stellare con i bordi della strada che scorrono ai lati così rapidi da non averne cognizione, sale la voglia di confrontarsi con le curve e di mettere a dura prova il mezzo coscienti che il limite è ancora molto lontano da raggiungere, si affrontano le curve con la voglia di mangiarle ma ci si trattiene un poco per la paura di rovinare contro un guard rail una così perfetta macchina, la guida è ruvida, non ci sono apparati elettronici che aiutano a non sbagliare, si viaggia sull’asfalto lasciandoci porzioni di battistrada e il Cavallino posto sul volante non ha tregua girando come in una giostra, si va al massimo e si prova un intenso piacere a sentire il cupo rumore risuonare rimbalzando dagli alberi che delimitano la strada…
Alla fine non si può far altro che scendere ed ammirare il mezzo, poggiare la mano sul cofano bollente ed accarezzare lentamente lo sportello, quasi un ringraziamento per le emozioni provate, con un’auto del genere ci si parla e la si tratta alla stregua di un essere umano, non è raro darle un nome, perché quel motore e quella carrozzeria sono vivi, pulsano di leggenda e velocità ed allontanarsi è quasi come abbandonare la propria amante…

Marco Asfalto   

Twitter : @marcoasfalto


 

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