La valigia e il passaporto del cinese hanno convinto Alfa Romeo, ma i risultati di Zhou nei campionati cadetti sono tutt’altro che pessimi.

Con il doppio annuncio di ieri si è finalmente completato il puzzle della griglia 2022 di F1. Come previsto, Antonio Giovinazzi dovrà lasciare l’Alfa Romeo Racing al termine del 2021 e sarà sostituito da Guanyu Zhou, che diventerà il primo cinese nella storia del circus a disputare una stagione in qualità di pilota titolare. Non serve girarci intorno: la scelta del team svizzero è dettata principalmente da fattori economici e commerciali, legati ai munifici sponsor e allo stesso passaporto di Zhou, che potrebbero permettere ad Alfa Romeo e, in generale, alla F1 di far breccia nel gigantesco e promettente mercato cinese. La valigia che l’attuale membro della Alpine Academy porterà in dote coprirà l’emorragia finanziaria causata dagli addii degli sponsor di Raikkonen e Kubica, ma riuscirà il cinese a replicare le prestazioni di Giovinazzi? Le tante critiche nei suoi confronti sono giustificate? Bisogna ripercorrere approfonditamente la sua carriera nelle categorie propedeutiche per poter rispondere a queste domande.

Prima dell’esordio in Formula 4 Italiana, il pilota cinese venne reclutato dalla Ferrari Driver Academy grazie ai suoi buoni risultati nei campionati di karting europei e del Regno Unito, dove si trasferì da giovanissimo con la famiglia per perseguire la carriera nel motorsport. Il 2015, la stagione di debutto nelle monoposto, fu estremamente positiva: Zhou ottenne il secondo posto finale, frutto di 3 vittorie e 9 podi, terminando davanti a piloti molto competitivi e promettenti come Robert Shwartzman e David Beckmann. Il passo successivo alla F4 Italiana, tuttavia, non ebbe altrettanto successo: la crescita del cinese sembrò arrestarsi in Formula 3 Europea, categoria in cui dal 2016 al 2018 fece registrare appena 2 vittorie e 13 podi e due ottavi posti come migliori piazzamenti in classifica. Dei risultati ancor meno impressionanti se si considera che, nelle ultime due stagioni in F3, Zhou si trovava alla guida della dominante Prema, compagno di squadra (tra gli altri) di Mick Schumacher e Callum Ilott.

Con tre stagioni mediocri alle spalle, le aspettative nei confronti del pilota cinese erano davvero basse quando venne annunciato il suo approdo in Formula 2 nel 2019, anno del suo approdo nella Alpine Academy. Il rookie della UNI-Virtuosi, tuttavia, si adattò benissimo alla nuova categoria, conquistando il settimo posto finale (frutto di 5 podi) e l’Anthoine Hubert Award come miglior rookie della categoria, davanti proprio ad Ilott e Schumacher. Con queste premesse, il 2020 avrebbe dovuto rappresentare l’anno della consacrazione per Zhou, che tuttavia, come già accaduto, non riuscì a compiere quello step decisivo per risultare competitivo in ottica titolo, cosa che invece hanno fatto i due piloti sopra citati. Sul sesto posto in Classifica Piloti, tuttavia, ha avuto un peso decisivo la sfortuna, manifestatasi sotto forma di ritiri per problemi tecnici a Spielberg e Monza, mentre si trovava in lotta per la vittoria. Anche con quei punti mancanti, tuttavia, difficilmente il cinese avrebbe concluso il campionato nelle prime tre posizioni.

Dopo un 2020 complesso, il terzo tentativo in F2 sembra poter rappresentare quello giusto. A due round (sei gare) dal termine, Zhou si trova secondo in Classifica Piloti, anche se il distacco dal leader della classifica (il rookie Oscar Piastri, annunciato nuovo terzo pilota della Alpine proprio ieri) è di ben 36 punti. Fin qui il cinese ha ottenuto tre vittorie: due nella Feature Race, in Bahrein e a Silverstone, ed una nella Sprint Race di Monaco, mostrandosi tra i più veloci in un campionato in cui può comunque vantare un’esperienza chiaramente superiore rispetto alla maggior parte dei rivali. La costanza, tuttavia, rappresenta ancora uno dei punti deboli del pilota cinese, che durante la stagione ha commesso errori da matita rossa come il clamoroso testacoda, con conseguente ritiro, nel giro di schieramento della Feature Race di Sochi. Da segnalare nel suo 2021 c’è anche la sofferta conquista del titolo della F3 Asiatica, competizione invernale disputata dal cinese per guadagnare punti sulla Superlicenza.

Il giudizio sulle reali capacità di Zhou, dunque, è piuttosto complesso. La sua carriera nelle categorie propedeutiche è stata caratterizzata da alcuni alti, come la stagione da rookie in F4 e parte della sua esperienza in F2, e altrettanti bassi, in particolare in F3. E’ ovvio che non arriverà in F1 con la nomea del predestinato riservata ai vari Russell, Leclerc o Verstappen, bensì con quella del pilota pagante in stile Stroll, Mazepin o Latifi. Difficilmente il cinese riuscirà a replicare le belle prestazioni di Giovinazzi negli ultimi tre anni o a mantenere il passo di un pilota veloce ed esperto come Valtteri Bottas. Tuttavia, non bisogna affrettarsi a definire scarso un pilota solo perché non ha titoli altisonanti nei campionati cadetti: serve dare tempo a Zhou, così come è avvenuto con gli altri tre pay driver già citati, prima di dare giudizi definitivi. E chissà, magari anche gli appassionati saranno sorpresi dal cinese come lo è stato Fernando Alonso quando, nelle FP1 del GP d’Austria, gli ha ceduto la sua Alpine.

https://www.formula1.com/en/latest/article.alonso-says-guanyu-executed-fp1-perfectly-in-his-place-at-the-red-bull-ring.69nUvXCFFpQU5HE0EvCyHO.html

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