Vettel

Formula 1 Ferrari – Un caso chiamato Sebastian Vettel

Con il 4° posto di domenica a Spa è ormai chiaro l’indirizzo preso da questa stagione della Ferrari:
far crescere il più possibile il propositivo Leclerc a spese di un sempre più spento Vettel.

Ciò è stato determinato non solo dall’andamento delle prime gare con en-plein vari di Toto&Co., ma anche dal non andamento di Sebastian Vettel :  Ferrari 

traduzione, se Sebastian avesse tirato un po’ più fuori gli artigli, si fosse fatto carico dei problemi della squadra e avesse avuto più attenzione nel gestire alcune situazioni, forse non si troverebbe in questa situazione, direi alquanto scomoda per un 4 volte iridato che cerca un ulteriore conferma in Ferrari.

Le sue prestazioni di quest’anno sono state nettamente inferiori a quelle dello scorso anno, ma anche a quelle del suo nuovo compagno il quale, pur facendo alcuni errori (Baku, Monaco e Gran Bretagna) ha sempre dimostrato sia in qualifica che in gara di trovarsi più che a suo agio con la SF-90 e se non fosse stato per delle casualità come il motore in Bahrain, avrebbe già 2 o 3 vittorie in cassaforte al confronto dell’unica sfuggita al campione tedesco.

Vettel

Questo probabilmente è un inconscio malessere che Vettel si porta dietro dall’errore in Germania e dalla girata di Monza dello scorso anno, dove fino a quel momento aveva il controllo di tutta la situazione e si stava giocando appieno il Mondiale. L’esempio di questa “quasi paura” che il pilota tedesco subisce è evidenziato nella partenza in Belgio:

tutti scattano bene, lui non è da meno ma non riesce subito a spostarsi sulla destra per chiudere Hamilton cosi alla prima curva i due entrano ed escono insieme quando ecco che Hamilton cerca di spingere Vettel, il quale a sua volta si scansa (e di parecchio pure) per evitare il contatto; una manovra che ci può stare, se si pensa che poi c’è un rettilineo dove la Ferrari ne ha parecchio di più della Mercedes, che c’è tutta una gara davanti e che prendersi il rischio di un contatto poteva non essere valido. Ci può stare se il pilota in questione fosse moralmente forte nei confronti del suo avversario: ma non è questo il caso. Altro esempio:

il bloccaggio sempre in curva 1 alla ripartenza dopo l’incidente di Verstappen non è per un pluricampione un errore da sottovalutare e non si può nemmeno dire che è colpa delle gomme o dei freni o di chissà cos’altro perché c’erano altri piloti a ripartire e credo nessun altro abbia bloccato.

Sebastian subisce in ogni modo la pressione di Hamilton e probabilmente la sua stessa pressione; credo fermamente che preferisca evitare qualsiasi tipo di avvicinamento pur di non ripetere errori fatti in passato nei famigerati corpo a corpo. Non è questo il campione che abbiamo preso, non è questo il pilota che doveva farci rinverdire i fasti dell’era Schumacher. Ma attenzione, non è proprio tutto da buttare anzi, forse è proprio da questa sorta di “punto basso” che si può ripartire, guardando la voglia che ha il suo compagno di correre, di imparare e di vincere. Se Sebastian tornasse ad avere la naturalezza e la semplicità, se tornasse ad esaltare le sue doti di guida senza paura di sbagliare, potrebbe ancora tornare ad essere il numero 1.

Come già è stato e come vogliamo che torni ad essere. Perché diciamocela tutta, il Mondiale senza avversari è noioso e credo che anche Hamilton apprezzerebbe un ritorno alla lotta.

di Gianluca Ialongo

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