Nonostante la prima vittoria in F1 di Sainz, la Ferrari non può uscire soddisfatta da Silverstone dopo aver nuovamente compromesso Leclerc.
Negli almanacchi della F1 l’emozionante GP di Gran Bretagna tenutosi ieri a Silverstone sarà ricordato come l’evento in cui Carlos Sainz ha conquistato la prima vittoria in carriera nel circus e in cui la Ferrari ha ottenuto il successo numero 241 nella categoria regina. La meritata affermazione dello spagnolo, arrivata dopo un weekend molto solido da parte sua, è stata però in parte offuscata dalle polemiche intorno alle scelte tattiche della Rossa per quanto riguarda la gara di Charles Leclerc. Il monegasco, alla domenica più veloce del compagno di box, è stato tradito di nuovo dal muretto, colpevole di non averlo messo nelle condizioni di difendere la prima posizione. L’ingresso della Safety Car nel finale ha infatti mandato in tilt gli strateghi della Scuderia di Maranello, che hanno deciso di non chiamare ai box Leclerc mentre tutti i principali rivali approfittavano di questa occasione per montare gomme soft fresche.
La gestione della gara da parte del muretto, però, è stata discutibile già a partire dai primissimi giri. Nonostante un lieve danno all’ala anteriore a causa del contatto in ripartenza con Sergio Pérez, sin dall’inizio Leclerc stava dimostrando di avere un passo superiore rispetto a quello di Sainz, in difficoltà con una F1-75 particolarmente sottosterzante. Scomparsa la minaccia Verstappen, la cui gara è stata rovinata da un detrito, è tuttavia emerso un rivale inaspettato: Lewis Hamilton. Il ritmo indiavolato dell’inglese ha subito allarmato Leclerc, che ha giustamente fatto notare al team di star perdendo troppo tempo dietro al compagno di squadra. Ma la risposta dai box non è stata tempestiva: solo al giro 31, quando i due avevano già effettuato i pit stop, è arrivata la chiamata di invertire le due vetture.
In questa circostanza, Sainz ha giocato perfettamente il ruolo del team player: dopo aver chiesto di restare davanti un giro in più per dimostrare di avere il passo, ha capito di non poter raggiungere i ritmi forsennati imposti da Hamilton, e che solo Leclerc sapeva pareggiare. Cedendo la posizione, lo spagnolo ha fatto ciò che il team, tardivamente, gli ha richiesto. La vera domanda, però, è perché il muretto Ferrari abbia atteso così tanto a dare l’ordine, dato che anche nel primo stint il pilota della Mercedes stava guadagnando a vista d’occhio sul madrileno. I venti giri passati dietro a Sainz hanno senza dubbio danneggiato il monegasco, che nel finale avrebbe dovuto giocarsela con un Hamilton velocissimo grazie alle sue gomme dure più fresche. Forse avrebbe vinto lo stesso, forse no. Poi, però, è arrivata la Safety Car a scompigliare tutto.
Lasciare Leclerc in pista su gomme hard usate è stato un vero autogol da parte della Scuderia, dato che era prevedibilissimo che Hamilton e Pérez si sarebbero fermati. L’inglese e il messicano avevano un distacco sufficiente per poter sfruttare un pit stop gratuito, lusso che invece la Rossa non aveva. A questo punto, le scelte più logiche sarebbero state due: fare una sosta doppia, con la probabilità di far perdere a Sainz la posizione su Hamilton ma mettendo entrambi i piloti nelle condizioni di difendersi e attaccare alla pari con i loro rivali; oppure montare la gomma soft a Leclerc per marcare Hamilton e Pérez e dare il vantaggio della track position (in verità piuttosto irrilevante a Silverstone) allo spagnolo, che tuttavia sarebbe rimasto sulle dure. La Ferrari ha invece preferito fermare il madrileno, cestinando di fatto la possibilità di ottenere punti pesanti per entrambe le Classifiche.
Con questa mossa, infatti, la Scuderia di Maranello non solo ha condannato Leclerc a guadagnare sei miseri punti su Verstappen, ma ha anche permesso alla Red Bull, salvata dalla Safety Car e dalle spettacolari manovre di Pérez, di tamponare l’emorragia nel mondiale Costruttori. Ieri più che mai, però, la Rossa ha dimostrato di essere inferiore ai diretti avversari per il titolo: un’inferiorità non tecnica, perché la F1-75 è un gioiello, bensì a livello operativo e di mentalità. Per l’ennesima volta, un banale ed evitabile errore tattico ha rovinato la gara del pilota che fin qui ha mostrato il più alto livello di prestazioni, che ha sbagliato di meno e che ha portato a casa i migliori risultati. Da qui nasce la comprensibile delusione di Leclerc, che Mattia Binotto ha provato, probabilmente con scarso successo, a stemperare nel post-gara sminuendo l’importanza dello sbaglio e giudicando il quarto posto come un buon risultato.
La lucidità del monegasco rappresenta una delle poche note positive del suo weekend inglese: il numero 16 non ha voluto commentare le scelte del team, congratulandosi con il compagno di squadra per la meritata vittoria dopo le sofferenze di inizio campionato. Il rapporto tra i due piloti non esce scalfito dopo questo strano trionfo, anche nonostante il (giustissimo) rifiuto di Sainz alla ridicola richiesta del team di restare distante da Leclerc alla ripartenza dalla Safety Car. Una richiesta arrivata chiaramente perché la Scuderia aveva capito di aver preso la decisione sbagliata e di aver messo il monegasco nelle condizioni di doversi difendere strenuamente non solo da Sainz, Hamilton e Pérez, ma anche da Alonso e Norris. E solo l’immensa classe e tenacia del numero 16 nel corpo a corpo hanno impedito che il risultato fosse ancor più deludente.
Gli errori che hanno rovinato (di nuovo) la gara a Leclerc non devono però oscurare quanto importante questo weekend possa essere per Carlos Sainz e, potenzialmente, anche per la Ferrari. Il numero 55 trarrà sicuramente giovamento dall’aver conquistato la prima Pole Position e la prima vittoria in carriera a Silverstone, che potrebbe rappresentare un evento spartiacque della sua stagione in termini di morale e confidenza con il mezzo. Una sua ulteriore crescita da questo punto di vista sarebbe ottima anche per la Scuderia di Maranello, perché tutti sanno di cosa è capace lo spagnolo quando si trova a suo agio con la vettura. Se lo spagnolo inizierà a macinare piazzamenti importanti, da qui a fine anno ci sarà ancora da divertirsi per gli appassionati. Ma, per quanto dimostrato ieri, il problema della Ferrari non sono certamente i piloti: è la Ferrari stessa.