Senza interruzioni dal 1990, Interlagos prende posto a pieno titolo tra la lista dei circuiti valevoli per il mondiale di F1 e le credenziali le ha tutte.

Appassionante, difficile, veloce, una vera e propria montagna russa per i piloti che lo affrontano, il circuito brasiliano mostra caratteristiche uniche nel suo genere. Rettilinei e curve si confondono molto bene tra loro e trovare il setup corretto per il gran premio non è questione semplice per gli ingegneri.

Innanzi tutto una premessa: le curve sono 15, ma è difficile considerare le ultime tre come tali. Alternandosi lungo quello che risulta il rettifilo principale, con raggi di curvatura molto elevati e con durate ridottissime, gli ultimi cambi di direzione sembrano più un collegamento tra i vari tratti dritti che tra loro si alternano. Con il volante praticamente orizzontale e senza alzare nemmeno per un secondo il piede dall’acceleratore, i piloti non sembrano accorgersi della necessità di sterzare e la vettura, che dal suo canto affronta le curve ad altissima velocità (in media 307kmh per le ultime tre curve), genera una forza deportante quanto meno impressionante. In tale situazione, gli pneumatici non sembrano avvertire criticità tali da dover decelerare il ritmo.

In questo modo, è possibile misura una distanza  1300 m di accelerazione pura, seguita poi, dopo la famosa S di Senna, da un ulteriore rettifilo di 650 metri. La velocità, in quel di San Paolo del Brasile, sembra essere una necessità non da poco per le monoposto.

Un altro dato corre in aiuto alla prima ipotesi appena svolta, il bisogno di bassa resistenza aerodinamica, è il seguente: eliminando il contributo delle velocità lungo le ultime tre curve, la percorrenza durante i cambi di direzione è comunque vertiginosa e, nonostante la presenza di una serie di tornanti, si attesta sui 154 kmh. Non poco.

Ad un primo sguardo, quindi, il Brasile non è terra per alti carichi aerodinamici. Le curve sono impegnative, ma le macchine possono affrontarle egregiamente vista l’alta velocità con la quale le affrontano. Ciò infatti significa una buona capacità di generare deportanza dalle superfici aerodinamiche, che vengono investite da un flusso abbondante ed energico.

Certo è che i piloti percorrono a volante ruotato una buona parte della pista; circa il 61%. I valori di seguito:

I cambi di direzione sono molti e il tracciato è molto breve. È importante accertarsi che la riduzione di resistenza aerodinamica tramite la riduzione delle superfici alari non incida eccessivamente sulle prestazioni nei tratti curvilinei.

Di seguito, il grafico che esprime il numero di cambi di direzione divisi per raggio di curvatura (in metri)

La presenza di curve lente, con raggio ridotto e sotto i 60 metri, sembra equilibrare abbastanza bene il numero di tratti curvilinei più veloci. Sembra comunque esservi una riduzione di velocità anche sulle curve con raggio maggiore visto che, come suggerisce il grafico che segue, molte sono curve lunghe (con ben 3 tornanti).

Non può quindi essere un circuito dal carico aerodinamico troppo ridotto. La parte più guidata e più “stretta” della pista potrebbe portare difficoltà sulle vetture senza la giusta deportanza, specialmente in fase di accelerazione. Il tracciato, peraltro, è a 800 metri dal mare: non molti come i più di 2000 del Messico, ma sicuramente non pochi. Non, per esempio, come il tracciato di Singapore o di Shanghai, molto vicini al valore di altitudine “0 metri”. In quota l’aria è più rarefatta e riduce la sua efficacia nel generare carico aerodinamico attorno alle appendici aerodinamiche.

Ci si potrebbe aspettare un carico medio o medio alto, in base alle prestazioni della singola monoposto, come mostrano le foto di seguito, rappresentanti il GP del 2017. Da un confronto con le immagini dal Messico 2017, gli alettoni posteriori non sembrano mostrare grandi differenze di incidenza e inarcamento.

Ci attende un Gran premio appassionante dove la velocità è ricercatissima tanto quanto l’aderenza in uscita dalle curve lunghe e strette. Sarà una gara dove, anche senza pioggia, le doti dei piloti verranno esaltate e chi più sarà in grado di frenare tardi, chi più sarà capace di gestire l’auto in accelerazione, più otterrà risultati. Attenzione alle qualifiche, ma anche alla partenza: La prima curva a sinistra è larga e c’è molto spazio per chi desidera attaccare.

Sarà un grande appuntamento per la formula 1. Godiamocelo fino in fondo.

Dall’ing. Alberto Aimar.

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