Il capo degli ingegneri della Mercedes ha ripercorso i difficili primi mesi della stagione, in cui la Stella era tormentata dal porpoising.

Dopo un inizio di stagione estremamente complicato, la Mercedes sembra aver lasciato alle spalle molti dei problemi che hanno colpito la W13 sin dai test in Bahrein. Il fenomeno del porpoising ha torturato la vettura realizzata a Brackley e le schiene dei due piloti nei primi eventi del campionato, ma il team anglo-tedesco ha saputo trarre il massimo dalla situazione: in pista, George Russell e Lewis Hamilton hanno quasi sempre massimizzato il potenziale della W13 e portato a casa il miglior risultato possibile, mentre in fabbrica la scuderia ha lavorato molto duramente per mitigare gli effetti delle oscillazioni verticali. La Pole Position e il doppio podio conquistati in Ungheria rappresentano sicuramente un giusto premio ai progressi effettuati dai primi mesi della stagione, che Andrew Shovlin ha raccontato in un’intervista ad Autosport.

“Non avevamo previsto che tipo di problemi avremmo potuto avere.” – ha affermato il capo degli ingegneri della Mercedes“Quando abbiamo effettuato lo shakedown a Silverstone, eravamo nel bel mezzo della tempesta Eunice, con venti che soffiavano oltre i 100 km/h. Di solito in queste circostanze si va in pista con una vettura piuttosto alta per evitare di danneggiarla e dopo la si abbassa. Quel giorno abbiamo abbiamo optato per un’altezza normale, e da lì abbiamo iniziato a notare il problema. Solo nei test di Barcellona, però, abbiamo iniziato veramente a capire di cosa si trattasse, perché abbiamo potuto osservare correttamente il fenomeno su un tracciato in buone condizioni”.

Shovlin ha poi raccontato come la Mercedes ha affrontato il problema dei sobbalzi: “Quello è stato un periodo particolare. Il porpoising è forse la cosa più complessa che abbiamo mai dovuto affrontare. Grazie a miglioramenti progressivi la situazione è divenuta più incoraggiante, e poi abbiamo lavorato in maniera sempre più consapevole. […] Il problema è dover affrontare questa sfida mentre si deve correre: diventa tutto più emotivo, complesso e stressante rispetto a quando si può lavorare in sede e si possono studiare soluzioni seguendo i propri tempi. E’ stato un inizio di stagione complicato, perché da team quasi sempre di vertice negli ultimi anni siamo passati a doverci accontentare di essere i leader del centro gruppo“.

“La verità…” – ha concluso il capo degli ingegneri della Mercedes – “…è che tra capire le cose in fabbrica e migliorare le performance della vettura passa parecchio tempo. Il GP di Spagna è stata la prima volta in cui abbiamo potuto mettere in pratica tutto ciò che avevamo appreso. […] Ad inizio stagione noi ingegneri abbiamo riflettuto sul da farsi e abbiamo capito che la cosa peggiore per il team non sarebbe stata soffrire in Bahrein, bensì non poter sviluppare la vettura nei prossimi quattro anni in cui avremo questi regolamenti. Questo prospetto ci ha spaventato: non riuscire a studiare, realizzare, portare in pista aggiornamenti e farli funzionare avrebbe tolto valore al nostro lavoro”.

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