La prestazione delle Ferrari a Silverstone ha confermato che la SF-23 continua ad essere molto incostante in determinate piste e condizioni.

“Penso che questa pista, questo fine settimana, esporrà un po’ di più le nostre debolezze”, aveva dichiarato Charles Leclerc nel giovedì di Silverstone. Dopo le belle prestazioni su tracciati amici come quelli di Montréal e Spielberg, la pista inglese rappresentava l’esame definitivo per decretare la ‘rinascita’ o meno della Ferrari, dato che sulla carta il layout del tracciato inglese non si sposava bene con le caratteristiche della SF-23. Al termine del weekend britannico, si può affermare che la previsione del monegasco si è avverata: a Silverstone la Ferrari non è stata competitiva come nei due weekend precedenti, raccogliendo appena tre punti grazie alla nona posizione del monegasco e alla decima di Carlos Sainz. Un bottino magrissimo se paragonato a quello delle Mercedes e anche della Aston Martin di Alonso, più lenta per tutto il weekend delle due Rosse.

Le interessanti indicazioni fornite al venerdì e al sabato dalla SF-23 sul passo gara e sul giro secco non hanno trovato conferma alla domenica, quando il cambiamento delle condizioni ambientali ha influenzato le performance della vettura di Maranello e le scelte tattiche del team non hanno pagato. Già dal primo stint sono emerse le difficoltà dei due piloti, impossibilitati ad inseguire le straordinarie McLaren di Norris e Piastri e costrette a difendersi dalle più rapide Mercedes di Russell ed Hamilton. Dopo diciotto giri negli specchietti, Leclerc è stato chiamato ai box per difendersi da un possibile undercut da parte di Russell, nonostante avesse una gomma media ancora in ottimo stato. Col senno di poi, però, si è trattato di una decisione totalmente sbagliata.

Dato che le hard hanno impiegato molti giri ad entrare in temperatura e le soft del britannico non sono crollate come previsto, Russell ha potuto estendere il primo stint senza perdere tempo nei confronti del monegasco, non lasciandogli speranza dopo aver montato le gomme medie alla sosta. L’invio in pista della Safety Car, poi, non ha aiutato le Ferrari, dato che anche Sainz si era già fermato mentre invece Hamilton, Alonso ed Albon hanno potuto sfruttare un pit stop gratuito. Il rush finale è stato poi un piccolo calvario: Sainz ha provato a difendere la settima posizione su gomma dura, ma un solo attacco di Pérez lo ha portato a perdere, in una sorta di effetto domino, ben tre posizioni a vantaggio del messicano, di Albon e di Leclerc. All’ultimo giro il monegasco ha cercato di attaccare anche il thailandese, che si è difeso in maniera impeccabile.

La sfortuna e le scelte tattiche sbagliate al momento dei pit stop non devono distogliere l’attenzione dal vero tema del weekend di Silverstone: se la Ferrari ha fatto qualche progresso rispetto a Barcellona, sui tracciati ricchi di curve veloci la SF-23 continua a soffrire e ad essere piuttosto incostante, oltre che, come l’ha definita Leclerc, “[…] molto suscettibile ai cambiamenti delle condizioni ambientali, in particolare il vento“. Anche Sainz ha parlato di una vettura estremamente sensibile ad ogni piccola raffica, sottolineando che: “Con tanto vento abbiamo avuto ancora una volta una vettura molto difficile da guidare e in queste condizioni è difficile essere costanti. Quando c’era il vento in coda soffrivamo nelle zone di trazione. […] Non è ideale, perché le nostre performance dipendono molto dal vento, dalle condizioni della pista e dalle temperature. Un giro potevo andare tre o quattro decimi più veloce di un altro solo per una raffica”.

La difficoltà nelle curve veloci è una caratteristica ormai ben nota per quanto riguarda la SF-23. A Silverstone, la Rossa ha lasciato a desiderare nel secondo settore, caratterizzato da curve come Copse, Maggotts e Becketts. In gara Leclerc e Sainz hanno realizzato il proprio miglior sector 2 rispettivamente in 36.928″ e 36.938″, tempi più di mezzo secondo più lenti rispetto, ad esempio, al 36.383″ di Norris, anche lui su gomma hard (leggermente più nuova rispetto a quella di Sainz e alla media di Leclerc, rimasto a lungo nel traffico). In questa porzione del tracciato il miglior tempo delle due Ferrari è stato più lento di quelli dei piloti di Red Bull, McLaren e Mercedes, oltre che di una Aston Martin e di una Alpine. Il contrasto con il primo settore, caratterizzato da curve lente e rettilinei, è evidente: qui Leclerc è stato il più veloce in Qualifica, e in gara solo Verstappen, Hamilton ed Albon (tutti su gomma soft nel finale) hanno girato più forte del monegasco.

Per quanto frustrante e deludente, il risultato della Ferrari a Silverstone non è del tutto inaspettato. Già dal giovedì si sapeva che il layout del tracciato britannico non avrebbe favorito la Rossa, e che l’obiettivo realistico del weekend sarebbe stato più massimizzare il risultato che cercare di competere per un posto sul podio. L’inatteso salto della McLaren ha colto tutti di sorpresa e relegato la Scuderia di Maranello al ruolo di terza forza sul giro secco e quarta sul passo gara, superata anche dalla Mercedes. In questo tipo di fine settimana, la lucidità al muretto e la correttezza delle scelte strategiche, insieme a un pizzico di fortuna, fanno la differenza tra un risultato accettabile, come un settimo e ottavo posto, e uno deludente. La P9 e P10 di Silverstone sono frutto della mancanza di tutti questi fattori nei momenti chiave della gara, ossia i pit stop e la Safety Car. E in questo modo, anche vetture più lente come quelle di Alonso ed Albon hanno chiuso davanti ad una Ferrari, come l’ha definita Frédéric Vasseur, […] troppo conservativa.”

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