Scontato, forse esagerato ma assolutamente inevitabile. Lo scontro tra Sebastian Vettel e Charles Leclerc nel GP di Brasile 2019 era scritto nel libro della storia della F1.

L’harakiri brasiliano della Ferrari è una notizia solo per chi ha creduto che due piloti così forti e tenaci potessero convivere allegramente sotto lo stesso tetto. Ribadiamo un concetto fino a risultare stucchevoli: Sebastian Vettel non è e non sarà mai una seconda guida, mentre Charles Leclerc, con il suo talento, non accetterà mai di non essere una prima guida.

Così si può spiegare il crash tra il tedesco e il giovane pilota monegasco. Un contatto che nasconde una competizione intestina per il potere nel garage italiano, una sfida iniziata da tempo che si è consumata senza nemmeno l’adrenalina di un piazzamento a podio o una vittoria in ballo, una battaglia in previsione della guerra 2020. La stagione della verità per la Ferrari è molto più vicina di quello che appare e sia Vettel che Leclerc sanno bene quanto conterà ricevere la fiducia di prima guida da parte del solo uomo al comando, Mattia Binotto.

Binotto
La Formula 1 è uno sport di squadra nel quale gli attori principali sono la massima espressione dell’egoismo. Il primo confronto per ogni pilota è quello con il compagno di squadra. Il motorsport è pieno zeppo di massime come queste che sanciscono dei principi semplici che avrebbero dovuto essere chiari al muretto della Ferrari.

La cronistoria della gestione dei piloti 2019 targata Mattia Binotto si può racchiudere in 3 fasi:

1) Australia, primo GP della stagione, il team principal della Ferrari afferma che Vettel è il pilota d’esperienza su cui puntare, il capitano che guiderà l’armata rossa.

2) Dopo una prima parte di stagione condita da scambi di favore e più di un aiutino a Seb, Binotto ritratta appena Charles inizia a vincere e collezionare pole position. È già tardi, la stagione è compromessa per entrambi.

3) A giochi oramai fatti, Binotto opta per il “liberi tutti”, il pilota più veloce ad ogni weekend sarà supportato dalla squadra, così da non assumersi più alcuna responsabilità gestionale.

Si arriva così all’inesorabile scontro di Interlagos. Il problema non è dare la colpa ad uno dei due piloti della Ferrari, che ben istruiti a lavare i panni sporchi all’interno del garage e non davanti alle telecamere, non lasciano trapelare granché se non una cocente delusione per un risultato disastroso e una figura barbina per il team italiano.

I piloti della Rossa sono maturi e pronti ad affrontare la situazione, chi è in difficoltà è Mattia Binotto, il quale ha affermato che “avere due piloti forti crea difficoltà di gestione”.
L’impressione di non avere il polso fermo per gestire i due alfieri è particolarmente mortificante per chi, nel segno di Enzo Ferrari, ha sempre privilegiato l’immagine collettiva del marchio agli interessi egoistici dei piloti.

La Ferrari del resto corse ai ripari con la stessa procedura anche a Monaco, quando nelle qualifiche Charles Leclerc fu istruito dalla nuova press officer Silvia Hoffer Frangipane, donna saggia ed equilibrata, a non lasciare dichiarazioni bollenti contro il muretto che gli aveva rovinato la sua gara di casa ancor prima dello spegnimento dei semafori. Altro momento sbagliato, altra difficoltà di gestione.

Chi scegliere tra Vettel e Leclerc?

In Brasile il team principal della Ferrari è intervenuto ai microfoni di Sky per dire: “Ho già parlato con entrambi i piloti, ancor prima che rilasciassero interviste. Devono capire che così non va e che le colpe le hanno entrambi. Non faremo il debriefing post gara per dare un segnale a entrambi. Siamo delusi e dispiaciuti. Erano liberi di gareggiare tra di loro, però sono piccoli errori che si pagano come squadra e non va bene“.

Per ora il segnale è non dare segnali, in un classico paradosso made in Italy. Un modo come un altro per non scegliere ed assumersi responsabilità manageriali. Al termine della stagione, sarà inevitabile che Mattia Binotto analizzi attentamente anche il suo operato e non solo i dati e la performance della monoposto. I problemi di gestione non saranno risolti da una divina provvidenza che indicherà il cammino.

La Ferrari ha permesso a Max Verstappen, un martello infallibile ad Interlagos, di salire al terzo posto in classifica piloti con 11 punti di margine su Charles Leclerc ad una sola gara dal termine della stagione. Meglio ora che nel 2020, quando potrebbe esserci in ballo un campionato del mondo, ma voglio lasciarvi con un interrogativo…
In un momento dove la dirigenza Ferrari preferisce tacere, personaggi storici della Formula 1 come Jean Todt, Ron Dennis, Frank Williams, Toto Wolff, Christian Horner, persino l’italianissimo Flavio Briatore avrebbero fatto un debriefing immediato nel dopo gara di Interlagos o avrebbero preso del tempo?

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