INTRODUZIONE
Dall’inizio della fase invernale abbiamo cercato di inquadrare il lavoro dei team per quanto concerne la progettazione delle nuove macchine. Abbiamo discusso i metodi computerizzati per l’ottimizzazione aerodinamica, abbiamo introdotto dei cenni storici e molto altro. Ora, però, dobbiamo ancora affrontare un aspetto fondamentale: il circuito.
LINK1: La galleria del vento
LINK2: prove aerodinamiche
LINK3: Cenni storici
LINK4: il CFD in formula 1
LA PISTA.
Il circuito su cui si svolgono i test è cruciale e deve avere le caratteristiche corrette affinché gli ingegneri possano capire come potrebbe funzionare la macchina nel corso della stagione.
In tal senso, sono tre le peculiarità che devono essere rispettate:
- La temperatura durante le giornate di prova;
- Il numero e il tipo di cambi di direzione;
- Il numero e la lunghezza dei rettilinei;
Il tracciato deve essere più rappresentativo possibile. Un esempio lo abbiamo dai test Pirelli di fine stagione 2019. Se non per il circuito in se, ad Abu Dhabi la temperatura di dicembre era effettivamente vicino alla medie delle temperature che la formula 1 incontra sui circuiti di tutto il mondo, nel corso della stagione.
Per testare gli pneumatici, quello era il posto corretto, vista la difficoltà a muovere tutto il circus verso differenti aree geografiche.
Vediamo allora perché lo spettacolo del 2020 si riapre a Barcellona.
IL RETTILINEO
Innanzitutto, il suo rettilineo principale: circa 1 km. Per poter testare il motore a pieno regime è necessario avere ampi spazi su cui liberare l’intera potenza e in Spagna è possibile farlo.
I CAMBI DI DIREZIONE
Le curve, inoltre, rappresentano il giusto mix che una pista dovrebbe avere. La maggior parte dei cambi di direzione ha una ampiezza compresa tra 30 e 60 metri e, considerando anche gli altri valori, vi è un buon equilibrio. In questo modo, la macchina può affrontare diverse tipologie di scenario, registrando dati che possono essere riportati a differenti condizioni di utilizzo. Lo studio risulterebbe in questo modo più rappresentativo e universale.
IL CIRCUITO E IL SUO CLIMA
In fine, le condizioni climatiche.
Le condizioni sono abbastanza miti e durante le sessioni di test è comunque sempre possibile rilevare almeno 16/17°.
Nel 2018, addirittura, nella fase finale di febbraio la parte di giornata soleggiata poteva superare in media i 20°C.
Questo è il livello minimo necessario per poter testare il comportamenti di pneumatici in relazione alla macchina, senza influenze esterne troppo pesanti.
I COSTI.
Con la maggior parte di squadre con sede in Europa, anche il fattore economico conta molto. I trasporti sono su ruota e il costo è abbastanza contenuto. Non è necessario muovere l’interno paddock oltre oceano.
CONCLUSIONI
Ci possono essere piste più equilibrate di Barcellona e ci possono essere anche piste più calde. Il fatto è che Barcellona mette bene assieme entrambe le caratteristiche senza sbilanciarsi da uno o dall’altro lato. In questo modo diventa abbastanza rappresentativa di una situazione generica durante la stagione. Immaginate se si dovesse correre a Spa o a Silverstone. Nonostante le piste sia comunque molto valide, le condizioni climatiche altererebbero i risultati.
Ecco perché, in definitiva, Barcellona rappresenta il circuito corretto su cui testare le nuove macchine. Ora abbiamo veramente detto tutto sulla fase invernale delle squadre, tutt’altro che in letargo. Non ci resta che attendere ansiosi l’inizio del campionato.
A presto dall’ing. Alberto Aimar