PROVE AERODINAMICHE IN F1

Dopo aver discusso della nascita di un nuovo progetto, che vede una suo fase fondamentale nel calcolo computerizzato dei flussi (LINK ALL’ARTICOLO) e dopo un breve capitolo di storia (LINK ALL’ARTICOLO), ci addentriamo maggiormente su quelli che sono i risvolti pratici: le prove aerodinamiche in f1.

Gli ingegneri pensano e trovano idee da testare sui grandi calcolatori in dotazione alle squadre, ma non basta. Queste idee, tramutate in soluzioni tecniche, vanno verificate nella realtà.

LA PISTA

Sul tracciato, una miriade di sensori, quali i tubi di pitot e tantissimi accelerometri installati a bordo vettura, convertono le reazioni del veicolo in numeri su uno schermo. Questi forniranno grafici che i tecnici possono interpretare per capire se l’auto funziona. Certo, non è così semplice. Ricevere e dare voce all’infinita sequenza di bit che le macchine generano non è cosa da poco. Bisogna essere estremamente bravi in informatica e in aerodinamica contemporaneamente. È così che due conoscenze complesse si uniscono assieme per interpretare un problema e questo può significare, a volte, doppio sforzo di energie e di risorse economiche.

UNA SOLUZIONE PIU’ SEMPLICE

A volte, proprio perché la prima via, quella “informatica”, non è così immediata e semplice da reperire, o proprio perché non vale la pena sforzarsi così tanto in fase iniziale di semplice verifica, altri strumenti sono preferibili per testare.

È il caso delle vernici fluorescenti di paraffina. Cerchiamo di capire come mai.

Se si vuole una conferma di quanto il CFD (calcolo computerizzato) restituisce durante la fase di progetto, bisogna confermare innanzi tutto la traiettoria delle linee di corrente che il computer stima. Per questo motivo, visto che il calcolatore le mostra agli ingegneri sotto forma grafica, si vuole avere un riscontro visivo anche in pista. I sensori non possono fare questo: non possono indicare come si distribuisce il flusso attorno alla macchina. In tal senso, non potranno mai fornire la prima prova visiva per confermare lo studio del computer. Bisogna vedere le traiettorie delle particelle cosi come le si vedono sullo schermo. Un esempio di seguito:

COME FUNZIONA

Deve essere applicata a spruzzo e in bassa quantità, per fare in modo che l’effetto della gravità sia trascurabile. Poi si scende in pista e si lascia che la vernice venga portata a spasso dai flussi d’aria. Di fatto, seguendoli, li traccia sulla superficie delle vetture, per renderli visibili.

IL RISULTATO DELLE PROVE AERODINAMICHE IN F1

Sono due le situazioni che i tecnici devono verificare una volta che la macchina sia tornata ai box:

  • Innanzi tutto, i flussi che il computer calcola devono coincidere. Se cosi non fosse, è lì che si trova una prima possibilità di miglioramento (o di mancato errore) e gli ingegneri devono reagire immediatamente.
  • Verificare che le aree perturbate e di turbolenza siano estese quanto previsto e solo nei punti previsti. Queste sono assai dannose per le prestazioni di una  vettura e vanno verificate ovunque.

CONCLUSIONI

I team possono confidare in uno strumento tanto semplice quanto efficace per confermare rapidamente i flussi che il computer elabora. Con una semplice spruzzata di vernice, tutto è verificato o da rivedere, senza possibilità di dubbio. Se i calcoli fatti dovessero corrispondere alle prove computerizzate, allora poi è giusto procedere verso test più complessi. In un mondo dove la velocità di reazione è tutto, poter sapere immediatamente se c’è un errore significa vincere o perdere.

Conosco almeno un secondo modo che le squadre usano per le prove aerodinamiche in f1, e sarà oggetto del prossimo appuntamento: La galleria del vento.

A presto, dall’ing. Aimar Alberto

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