Dopo uno scintillante inizio di stagione, il 2022 di Sergio Perez sembra aver preso una piega piuttosto preoccupante, soprattutto se guardiamo a cosa il suo compagno di squadra sia in grado di fare con la medesima vettura.

Con Max Verstappen che si appresta a vincere il suo secondo titolo mondiale consecutivo, la stagione 2022 non sembra avere più tanto altro da offrire agli appassionati di Formula 1. Uno dei temi che però rimane ancora di grande attualità riguarda proprio la Red Bull e le altalenanti prestazioni del suo secondo pilota Perez, in forte calo da qualche gran premio a questa parte.

Dopo un 2021 a luci e ombre, il cui momento più elevato è stato senza ombra di dubbio la difesa su Hamilton ad Abu Dhabi, le vetture ad effetto suolo sembravano aver dato nuovo lustro a Perez, protagonista di un avvio di stagione al di sopra di ogni più rosea aspettativa. Una pole e una vittoria conquistate nelle prime sette gare della stagione, oltre ad una velocità di base a volte superiore anche allo stesso Verstappen (con conseguenti ‘mal di pancia’ di Jos Verstappen, padre dello stesso Max). Un inizio da sogno, dunque, col messicano che era stato addirittura incluso nell’ipotetica lotta per il titolo mondiale.

Poi, l’inevitabile declino. Una sorte toccata praticamente a tutti i piloti Red Bull del post-Ricciardo, l’ultimo in grado di fronteggiare Verstappen in termini di performance sulla stessa macchina. Gasly, Albon e poi Perez si sono succeduti nell’ordine come compagni di squadra dell’olandese, ma tutti loro sono stati puntualmente demoliti dal passo inarrestabile di Super Max.

E proprio di Albon, protagonista di una superlativa stagione in Williams ma ancora di proprietà Red Bull, si sta parlando in questi giorni nell’ottica di un nuovo futuro alla corte di Christian Horner.

Cosa ci hanno detto le stagioni precedenti

Ma siamo sicuri che, allo stato attuale delle cose, Alex Albon farebbe meglio di quanto fatto da Perez in sella alla RB18?

Una mezza risposta l’abbiamo già avuta a cavallo tra il 2019 e il 2020, stagioni nelle quali Albon, alla guida della Red Bull, ha rimediato distacchi abissali dal compagno di squadra Verstappen in ogni singolo gran premio corso. Vero anche che quello era un Albon agli esordi in Formula 1, e che con un maggiore bagaglio di esperienze forse il pilota thailandese potrebbe reggere meglio le pressioni di un top team. Ma è anche vero che se tre indizi fanno una prova, allora le debacle di Gasly, Perez e dello stesso Albon forse nascondono qualcosa di più complesso rispetto alla semplice mediocrità del pilota.

Quando nel 2018 Daniel Ricciardo lasciò la Red Bull sbattendo la porta, diede fondamentalmente una sola ma chiara spiegazione riguardante il suo addio: alla Red Bull esiste solo Max Verstappen. Questo, in parole povere, fu quanto sostenne l’australiano, in cerca di una squadra che gli desse una vera opportunità e che non lo considerasse solamente come la spalla di qualcun altro.

Una ‘teoria’, se così può essere chiamata, mai smentita dai grandi capi della scuderia bibitara, ma anzi più volte avvalorata dalle parole dello stesso Helmut Marko. Il super consulente austriaco non ha mai perso occasione nel corso di questi anni per lodare Max Verstappen, erigendolo spesso e volentieri a deus ex machina del motorsport.

Appare dunque difficile già in partenza per un altro pilota riuscire a guadagnare la fiducia della squadra in un simile contesto, figuriamoci se oltre al fattore ambientale si aggiunge anche quello tecnico.

Il distacco medio rimediato in sessione asciutte di qualifica da Albon e Perez rispetto a Verstappen si aggira infatti sui cinque decimi (0,480 secondi per il thailandese, 0,434 secondi per il messicano) con picchi vicini se non superiori al secondo di ritardo, un margine troppo ampio per due piloti dall’indubbio talento. Margine giustificabile solamente con quanto confessato da Ricciardo riguardo lo sviluppo delle vetture in casa Red Bull, palesemente indirizzato verso le esigenze di guida del pilota olandese. Una racing strategy senza dubbio vincente e che ha fruttato già due titoli mondiali alla Red Bull e a Verstappen, ma che mette al tempo stesso in grande difficoltà l’immagine di chi corre al suo fianco.

perez red bull monaco f1 2022
perez red bull monaco f1 2022

La prova è il caso Perez

Una lampante dimostrazione del quadro appena descritto l’abbiamo avuta proprio durante il corso di questa stagione, il cui inizio, per la Red Bull, è stato caratterizzato da un Max Verstappen velocissimo ma non dominante, incapace di porre fra sé e Perez quei distacchi abissali visti durante il 2021. Le neonate macchine ad effetto suolo, infatti, avevano conferito nelle mani dei piloti vetture grezze e genericamente neutre. Purtroppo per Perez, però, gli aggiornamenti apportati alla RB18 hanno inevitabilmente spostato la sua guidabilità dalla parte di Verstappen, costringendo il messicano ad una guida lontana dal suo personale stile che meglio si adattava al pacchetto base della monoposto 2022.

Le successive prestazioni del Checo sono state la diretta conseguenza degli sviluppi portati da Red Bull, che si è assicurata le prestazioni e il benestare del suo diamante olandese sacrificando in parte l’ex pilota della Racing Point.

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