Quali sono le ragioni dietro alla retromarcia della Ferrari sul tema del congelamento dei propulsori? Cerchiamo di scoprirle.

Durante il fine settimana del GP del Bahrain ha fatto molto scalpore il retromarcia della Ferrari, attraverso le parole di Mattia Binotto, sul tema del congelamento delle Power Unit. Il Cavallino Rampante ha sostanzialmente annunciato che, se le prestazioni tra i quattro propulsori in griglia saranno pressoché equivalenti nel 2021, accetterà la proposta di congelamento, avanzata da Red Bull per mantenere il motore Honda anche dopo l’addio alla F1 del costruttore giapponese. Date le attuali prestazioni della Power Unit realizzata al Maranello, la scelta della Ferrari pare scellerata. In realtà, come spiegato da Binotto, i motivi dell’approvazione della Rossa sono più che validi.

Un motore migliorato Ferrari ?

Il punto interrogativo è d’obbligo poiché non c’è modo di sapere se la Power Unit 2021 della Ferrari migliorerà le prestazioni di quella attuale e colmerà il gap da Mercedes, Renault e Honda. Dalle recenti dichiarazioni da parte di Binotto filtra comunque un certo ottimismo nei confronti del nuovo motore, che sta girando al banco in attesa dell’esordio in pista. Qualora i buoni risultati dei test dovessero manifestarsi anche a Melbourne, la Scuderia avrebbe poche ragioni per opporsi al congelamento, che permetterebbe ai team di concentrarsi completamente sulla nuova generazione di vetture. Tuttavia, il team di Maranello ha posto la condizione che le prestazioni dei quattro propulsori 2021 siano simili. La situazione non è dunque solo nelle mani della Ferrari: se la disparità di performance tra le varie Power Unit sarà ancora elevata, giustamente il congelamento non sarà realizzato. Oppure, potrebbe essere introdotto permettendo ai costruttori più arretrati di colmare il gap.

Anticipare la rivoluzione delle Power Unit Ferrari

Una delle principali ragioni del dietrofront della Ferrari è la volontà di anticipare i nuovi regolamenti delle Power Unit dal 2026 al 2025. Di recente anche Stefano Domenicali, nuovo CEO della F1, ha manifestato il desiderio di affrettare questa rivoluzione, che mira a rilanciare la F1 semplificando i propulsori e rendendoli più economici ed attraenti per le grandi case automobilistiche. Congelare le Power Unit significherebbe permettere ai marchi attualmente impegnati in F1, e quindi anche alla Ferrari, di pianificare con largo anticipo gli investimenti sulla nuova generazione di motori, senza “sprecare” risorse in quelli attuali. Per attuare questa anticipazione, tuttavia, i colloqui tra F1, FIA e i costruttori interessati dovrebbero avvenire molto rapidamente e concludersi verosimilmente tra fine 2021 e inizio 2022. Bisognerà inoltre fare attenzione alle norme sui carburanti: dal 2022 sarà introdotto il nuovo biocarburante E10 che, come riferito da Binotto, potrebbe stravolgere gli sviluppi dei propulsori.

Un senso di responsabilità verso la F1

Il Team Principal della Ferrari ha infine definito il dietrofront sul congelamento dei motori “un’azione responsabile. Già da diverso tempo la Scuderia di Maranello ha assunto un comportamento molto aperto e costruttivo nei confronti di Liberty Media e della F1, compiendo scelte più per il bene del circus che per il proprio tornaconto. Tra le principali, si possono elencare la netta riduzione del budget cap da 175 a 145 milioni di dollari in seguito alla crisi-Covid e l’aver aderito ai nuovi termini finanziari del Patto della Concordia, che determineranno una spartizione più equa dei premi in denaro tra team “ricchi” e team “umili”. Il congelamento delle Power Unit a partire dal 2022 rappresenta dunque un venire incontro alle esigenze sia di Red Bull, che vuole mantenere lo status di team ufficiale, sia della F1, la quale, qualora le minacce del team di Milton Keynes fossero reali, rischierebbe di perdere ben due scuderie.

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