La Ferrari a Suzuka e Losail ha avuto l’ennesima conferma dove deve concentrarsi sulla 676, e quali sono stati gli errori commessi nel progetto della F1-75.

Ferrari F1 cardile

Il Gp del Giappone e del Qatar di F1 hanno lasciato sensazioni diverse alla Ferrari. La gara di Suzuka è stato un bicchiere mezzo pieno, perché la Ferrari pur accusando un distacco pesante da Red Bull e McLaren, è stata davanti alla Mercedes. Invece Losail per la Ferrari è stato un netto passo indietro, e soltanto grazie all’incidente fra George Russell e Lewis Hamilton, ha potuto limitare i danni nella classifica costruttori.

Quello che sta preoccupando maggiormente nelle ultime gare, anche in chiave 2024, però è il gap che sta aumentando dalla McLaren. Questo è frutto sia del solito problema che la Scuderia di Maranello si porta avanti da anni, perdere la sfida degli aggiornamenti con gli avversari, ma soprattutto sul progetto sbagliato della SF-23.

All’evento del 14 Febbraio, la SF-23 era stata presentata come un’evoluzione della F1-75, ed è proprio su questo che è stato commesso un errore di valutazione. Il focus di Mattia Binotto e i suoi uomini, è stato risolvere i problemi d’affidabilità al motore, e come aveva fatto da metà stagione 2022, e cercare di ridurre lo svantaggio che aveva sulla Red Bull in efficienza aerodinamica, e sul dritto.

Invece si è sottovalutato che il recupero della Red Bull nella passata stagione, era stato dovuto ad un diverso concetto di vettura, e da una F1-75 che da quando la Fia a metà stagione 2022 ha cambiato le regole in corsa, aveva perso l’equilibrio aerodinamico. La Ferrari però come dopo l’introduzione della TD39 ha sottovalutato quella direttiva, che di fatto ha mandato in frantumi il progetto della F1-75.

La conseguenza è stata che dopo il grande ottimismo di tutto l’inverno, c’è stata la doccia fredda dei test del Bahrain. Da Sakhir si è compreso che la Ferrari non era da mondiale, e se aveva migliorato la velocità di punta in rettilineo, aveva perso il principale punto di forza della F1-75: il downforce, che non la faceva essere superiore agli avversari in curva come nel 2022.

Inoltre l’aumento dei cavalli e una cattiva erogazione della power unit, hanno messo ancora più in crisi la gestione degli pneumatici già punto debole dalla F1-75. Problemi che sono stati risolti in parte con il cambio di concetto da Barcellona, con degrado gomme e passo gara che sono migliorati, mentre carico  aerodinamico insieme alle curve veloci ed in appoggio e vento, rimangono ancora il principale difetto della SF-23.

Su questo in Ferrari stanno lavorando duramente, e le prime sensazioni al simulatore di Charles Leclerc e Carlos Sainz sono molto positive. In troppi pensavano che dopo la vittoria di Sainz a Singapore, i limiti della Ferrari erano spariti e fosse magicamente diventata la vettura migliore, ma Suzuka e Losail hanno dimostrato che non è così.

Invece con l’attuale regolamento e con il budget cup, se sbagli vettura, i problemi te li porti dietro per tutta la stagione. Questo hanno pagato Ferrari e Mercedes, a differenza della McLaren che si è accorta già quando la MCL60 era in galleria del vento, che era una vettura sbagliata. E’ questa la lezione del 2023 di cui deve fare tesoro la Ferrari, e sarà un banco di prova per i nuovi direttori tecnici Enrico Cardile, Enrico Gualtieri e tutta la Ges. Una Ferrari competitiva nel 2024 significherebbe che come pensa Frederic Vasseur, ci sono già le risorse per far tornare il Cavallino Rampante dove merita, e non bisogna aspettare Serra o altri rinforzi per porre fine al dominio della Red Bull e riportare il titolo a Maranello.

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