La nascita del progetto Honda NSX

Alla fine degli anni ‘80 i progettisti Honda, dopo i successi ottenuti in F1 con la scuderia McLaren Honda, cercavano il modo di capitalizzare le tecnologie sviluppate nel motorsport in una vettura stradale, quella che poi divenne la Honda NSX.

Infatti la casa nipponica decise di continuare il progetto di una supercar che avevano già intrapreso nel 1984 commissionando a Pininfarina la progettazione della HP-X (Honda Pininfarina Experimental). Una sportiva a motore centrale con un v6 da due litri.

Lo scopo era quello di creare una vettura che si avvicinasse alle prestazioni delle sportive europee, con uno stile ispirato alle supercar italiane e con la tecnologia Honda che ne avrebbe garantito anche l’affidabilità.

La tecnica

Nel 1989 venne quindi presentato al mercato il risultato di tali sforzi, iniziando la produzione l’anno successivo, dando quindi vita alla Honda NSX. 

La vettura era tecnologicamente molto avanzata, specialmente se confrontata alle vetture europee dell’epoca, che batteva principalmente in affidabilità e facilità d’uso.

La vettura venne disegnata su un telaio interamente in alluminio, che permise un grande risparmio di peso (circa 200kg rispetto ad una struttura in acciaio) e una rigidità strutturale che garantiva grandi doti nell’handiling. 

L’esperienza nel motorsport portò allo sviluppo del telaio monoscocca in alluminio con sospensioni a quadrilateri sovrapposti deformabili con componenti anch’essi interamente in  alluminio.

Il motore era un v6 di 3,0l montato trasversalmente. Eroga 274cv a 7300 rpm con il limitatore a 8000rpm. Grazie all’architettura interamente in alluminio, con bielle in titanio e tecnologia VTEC il motore non solo era potente ma sviluppava anche molta coppia, 284Nm a 5400rpm, prestazioni assolutamente di rilievo specialmente per una vettura che garantiva l’affidabilità per cui Honda era  conosciuta e la facilità di utilizzo che ne consentiva l’utilizzo quotidiano senza particolari problemi.

Aiutata anche da controlli precisi e molto ben tarati. 

Non solo motore

Il grande vantaggio della casa giapponese fu la possibilità di impiegare Ayrton Senna nello sviluppo della vettura, soprattutto per la messa a punto delle sospensioni.

Un grande apporto dell ormai campione di F1 al progetto NSX fu certamente l’importanza che diede all’ottenere un telaio più rigido dei prototipi iniziali, che permise poi di raggiungere la taratura sospensiva che garantì lo status di supercar alla vettura nipponica.

Infatti un telaio rigido e leggero permette una taratura più precisa delle sospensioni, dovendo tenere meno in conto delle flessioni del telaio alle asperità della strada e le forze derivanti dalla guida sportiva.

Un altro pezzo molto importante del puzzle NSX fu certamente il cambio manuale a 5 rapporti, di facile utilizzo e innesti precisi ma leggeri, infatti le supersportive dell’epoca erano caratterizzate da cambi manuali estremamente difficili da utilizzare già nella guida impegnata ma specialmente nell’utilizzo quotidiano.

Infine l’abitacolo, progettato in modo da garantire un ampia visibilità a 360 gradi, studiato con ispirazione dal jet da combattimento F16. Una buona visibilità dal posto di guida garantisce una facilità nel posizionamento su strada della vettura, ed anche una maggiore tranquillità nelle manovre ad alta velocità, facilitando la comprensione della posizione della vettura rispetto la traiettoria ideale.

Video della Honda NSX

Vi lascio quindi con un video della Honda NSX guidata da Ayrton Senna, un filmato divenuto leggendario e testimone delle capacità di pilota e vettura.

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