La Formula 1 ha, ovviamente, bisogno di pneumatici per far funzionare al meglio le monoposto che gareggiano per tentare di portarsi a casa il titolo di miglior pilota e scuderia del mondo. Da un po’ di anni a questa part ormai la F1 si sposta in giro per il mondo allestendo gare che prevedono un monopolista unico per le gomme da fornire alle monoposto, vale a dire Pirelli.

Tutti sanno che la gara della domenica è contraddistinta proprio dalla difficoltà del dover gestire le gomme per evitare un eccessivo degrado e troppi pit stop; anche nella progettazione a monte della macchine in sé questo fattore gioca per la verità un ruolo chiave nella direzione da intraprendere per sviluppare al meglio la propria monoposto. Recentemente la Formula 1 ha aperto al bando per la fornitura, in regime di monopolio appunto, nel triennio 2025-2027, il vincitore del concorso fornirà ai team gli pneumatici da utilizzare nel corso di un weekend di gara, ma al bando non parteciperà una delle più grandi case produttrici di pneumatici mondiali: Michelin.

Il colosso francese ha spiegato le ragioni dietro alla propria presa di posizione, ossia che produrre una gomma che degradi solamente per fornire più spettacolo va contro l’idea stessa che sta alla base dell’azienda:

Il punto è come fare leva sulla tecnologia per produrre spettacolo. Qui è dove la F1 entra in gioco, perché abbiamo discusso con loro a lungo e non siamo d’accordo. Perché dicono di avere spettacolo, che devi avere gomme che si distruggono da sé. Io dico che non sappiamo come fare questa cosa, perciò non possiamo trovarci d’accordo”.

Effettivamente sono in molti a sostenere che nella Formula 1 moderna ci sia una eccessiva componente tecnica dietro alle monoposto, sicuramente non fa piacere nemmeno ai piloti dover risparmiare sulle loro prestazioni o ridurre la potenza del motore con una mappatura meno potente, solo per evitare che le proprie gomme arrivino a tagliare il traguardo e non esplodano nel mentre, come ha sottolineato lo stesso amministratore delegato Florent Menegaux:

“Le squadre dovrebbero capire la prestazione della gomma e capitalizzare sul fatto che la gomma darà prestazione dal primo all’ultimo giro. I piloti vi diranno di voler correre al massimo in ogni istante e quando li sento parlare – e a me piace la F1 – dicono che non è una cosa possibile. Dobbiamo ricordare a noi stessi perché Michelin è nelle corse. Il primo elemento non è relativo allo spettacolo, né al marchio: ruota intorno alla tecnologia. Corriamo perché è il miglior modo per testare molto rapidamente una nuova tecnologia. Questo è motivo principale. Poi ci sono vantaggi collaterali, lo spettacolo è un vantaggio a margine, come lo è l’immagine del marchio, dove però Michelin è già uno dei marchi più riconosciuti al mondo. Non è qualcosa che ci serve”.

Concludendo poi con un parallelo al motomondiale, dove effettivamente la competizione è su altri livelli:

Per noi va bene quando possiamo influenzare i regolamenti in modo che la prestazione sia ottenuta impiegando molto meno materiale e producendo un ottimo spettacolo. In MotoGP anche le squadre non di vertice possono vincere e vi diranno che la gomma è un aiuto per riuscirci. Per questo motivo non torniamo in F1″.

Michelin dunque rimarrà come marchio d’eccellenza per il WEC, ma, almeno per il momento o comunque fino a che la F1 non cambierà la sua filosofia, non entrerà a fare parte della classe regina del motorsport a ruote scoperte.

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