IL CONFRONTO TRA DERIVATE DALLA SERIE E FORMULA. PARTE 3

Affrontiamo un nuovo argomento di tecnica delle corse che possa aiutarci a comprendere sempre meglio la differenza tra auto da formula e derivate di serie: la pressione totale.

Questo servirà a complemento dei primi due capitoli realizzati, raggiungibili attraverso i seguenti link, e all’ultimo capitolo della prossima settimana:

LINK CAPITOLO 1

LINK CAPITOLO 2

CENNI TEORICI DI TECNICA DELLE CORSE

La pressione totale è una caratteristica del flusso di aria che circonda una macchina in movimento e rappresenta la somma di due tipologie di contributi: quello dinamico e quello statico. Tale sommatoria rimane costante lungo tutto il percorso delle particelle fluide, a meno di perdite da attrito viscoso o da generazione di vortici di cui ora non teniamo conto.

Il contributo statico si riferisce alla pressione atmosferica. Di circuito in circuito, alle relative quote, le superfici deportanti delle monoposto risentono di differenti pressioni ambientali che premono su di esse. Al livello del mare tale pressione raggiunge il livello massimo mentre si riduce con il crescere dell’altitudine.

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La pressione dinamica, invece, è un indice riferito all’energia cinetica di un fluido e quindi alla sua velocità. Volendo proporre un esempio, si consideri l’istante in cui una porzione di gas in movimento urti contro la superficie frontale di un veicolo. Tanto più elevata è la rapidità di spostamento delle molecole, tanto più cresce la compressione delle stesse al momento dello scontro con la superficie. È proprio durante lo scontro che le particelle rallentano compattandosi tra loro. In tal caso, lo schiacciamento raggiunge un valore proporzionale alla velocità posseduta dalle particelle prima dell’impatto. È così che si può immaginare la pressione dinamica: la pressione che un flusso può potenzialmente sviluppare al momento di un repentino arresto su un ostacolo.

Del resto, non è una coincidenza se “pressione di arresto” sia un sinonimo di “pressione totale”. Si proceda con l’analisi tenendo ben a mente quanto appena detto.

CONSEGUENZE PRATICHE

Come anticipato nelle righe precedenti, sono due i fattori che innalzano la pressione di arresto davanti ad un veicolo in movimento:

  • la sua velocità; parametro sul quale non si può dire nulla, perché tanto deve essere comunque il più alto possibile.
  • l’estensione dei punti di arresto.

Innanzi tutto, cerchiamo di identificare meglio un punto di arresto:

Data la descrizione teorica, mostriamo la seguente immagine di confronto:

CONCLUSIONE

Non si nota per caso una netta differenza nell’estensione dei punti di arresto frontali tra auto di serie e auto da formula?

Se nel caso delle derivate di serie, la scocca crea una vera e propria parete frontale sulla quale urtano le molecole d’aria, la macchina da formula non genera alcun tipo di resistenza aggiuntiva. L’aumento di pressione fino al suo valore di “arresto” si verifica davanti a tutta la parte frontale della derivata di serie, creando un vero e proprio gap negativo prestazionale rispetto alle vetture di formula, ben più affusolate.

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Ecco quindi un ulteriore motivo per il quale le auto da formula risultano estremamente più rapide delle auto più classiche e da tutti conosciute. Nel prossimo capitolo della serie, introduciamo l’ultimo importante argomento: l’inerzia dei componenti durante i cambi di direzione.

A presto, dall’ing. Alberto Aimar.

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