Quando si dice che all’interno della pista tutto può succedere. Calata la visiera chiunque, anche il migliore amico che si possa avere, diventa in automatico il peggior nemico.

Sono stati più o meno questi i pensieri alla vista dell’incidente a Miami a tre giri dal termine che ha coinvolto Sebastian Vettel e il giovane Mick Schumacher.

I due sono legati da un amicizia quasi fraterna derivata dal forte legame che coinvolse anche papà Michael proprio con il tedesco dell’Aston Martin sin dai tempi delle prime corse al kartrodromo di Kerpen.

Sebastian quando firmò per la Scuderia Ferrari aveva dichiarato di voler seguire le orme del suo amico 7 volte campione del mondo, che proprio con il Cavallino ruppe ogni barriera di record possibili in Formula 1.

Dopo l’incidente sugli sci a Meribel il 29 dicembre 2013, il quattro volte campione del mondo si è quasi sentito in “dovere” di prendere sotto la sua ala protettrice il giovane Mick, già pilota della Ferrari Driver Academy e da gennaio terzo pilota della rossa, e approdato in F1 con la scuderia Haas.

Domenica a Miami lo scontro

A tre giri dal termine, sul nuovo circuito della Florida, alla curva 17 Schumi commette un errore nel voler sorpassare l’amico, finendo invece per scontrarsi e uscire di pista. Entrambi costretti al ritiro.

“E’ stato stupido per tutti e due. Mi dispiace che siamo finiti fuori – ha detto Vettel -. Pensavo di essere davanti io. E quando l’ho visto, era troppo tardi”.

Amicizia compromessa? Assolutamente no. I due si sono subito chiariti al termine della gara nel viaggio di ritorno.

“Per me resta un prezioso amico”. Ha commentato Mick.

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