La Formula 1 è andata in vacanza. Dopo il Gran Premio del Belgio, ecco il “rompete le righe” per almeno 4 settimane. Giornate intense che oltre al meritato relax, saranno dedicate anche agli ultimi bilanci sulla prima metà di stagione affrontata. Tra i team che vorranno riordinare le carte in tavola vi è sicuramente l’Alpine.

Il team, ex Renault, dopo il cambio di denominazione, ha voluto sempre aumentare la consapevolezza della divisione delle auto sportive del gruppo favorendo l’uscita di Cyril Abiteboul e l’entrata dell’espatriato in MotoGP Davide Brivio.

Sebbene sia stata rivendicata una vittoria in Ungheria grazie a Esteban Ocon, il tragitto è stato piuttosto tortuoso fin ora. Soprattutto se si considera che quella vittoria del francese nel 2020 è arrivata dopo una “partita di bowling” creata da Bottas in curva 1 o l’errore del pit-stop della Mercedes con Lewis Hamilton. Ma Ocon svolse comunque una gran bella gara, tanto da meritarsi il podio.

Nel 2022 se ne vanno Budkowski e Alain Prost, con l’entrata in scena di Otmar Szafnauer come Team Principal. Lo stesso che è stato di recente licenziato duranti gli ultimi gran premi in svolgimento dove la nuova coppia Gasly-Ocon ha conquistato 57 punti.

CAMBIAMENTI… DI NUOVO

Si parla nuovamente di cambiamenti, dunque, in un team che fatica a trovare una stabilità tecnica.

La causa principale della partenza di Szafnauer è stata il suo disaccordo con i vertici della Renault sulla velocità con cui la squadra poteva effettivamente competere in pista. Forse, l’unica cosa di cui il team necessitava era il tempo. Una tempistica che nella storia della Formula 1 si è ampiamente dimostrata efficace. Vedi Schumacher alla Ferrari, che ha impiegato 5 anni per vincere un titolo. Max Verstappen ne ha attesi sei. Per non parlare di Hamilton alla Mercedes. Tutte realtà che hanno visto pochissimi cambiamenti nel corso degli anni.

In otto stagioni, l’Alpine (Renault) ha avuto sette accoppiamenti diversi di piloti, è riuscita a perdere il suo pilota di punta Fernando Alonso, il debuttante con il punteggio più alto degli ultimi anni Oscar Piastri, e ora è alla ricerca di un quarto capo squadra.

QUANTO BINOTTO PUO’ FAR BENE?

In qualunque modo la si guardi, questo non sta creando una cultura vincente, e Mattia Binotto (nome caldo uscito negli ultimi giorni) è ben lungi dall’essere il candidato ideale per assumere il comando.

Mattia Binotto, per chi non lo ricordasse, è in realtà un tecnico dei motori. È stato responsabile di aver ribaltato lo scarso primo tentativo della Ferrari di un ibrido turbo ed è stato Chief Technical Officer quando sono state costruite le eccellenti auto del 2017 e del 2018.

Se solo Sebastian Vettel e il team avessero svolto meglio quelle stagioni, sarebbe sicuramente tornato un titolo mondiale a Maranello. Un traguardo che manca ormai dal lontano 2007. È stato questo successo che ha portato Sergio Marchionne a promuovere Binotto al ruolo di Team Principal nel 2019 per sostituire Maurizio Arrivabene, una mossa che all’epoca ha diviso le opinioni.

I successi e le disfatte, infine, sono storia per la rossa sotto il suo “comando“.

Comando che, in realtà, non è mai riuscito a trasmettere. Ecco perché chiunque finisca a fare il Team Principal dell’Alpine deve essere in grado di opporsi ai vertici e dire loro di non interferire e lasciare che gestiscano al meglio il team gara per gara. Senza oppressioni e aspettative troppo alte.

Che Mattia Binotto sia o non sia la persona giusta per risollevare il team francese non è dato saperlo per certo, ma ciò che si intravede nel futuro non è certo qualcosa di positivo.

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