La stagione 2022 di F1 rappresenterà la prova decisiva per il ciclo Ferrari guidato da Mattia Binotto, fin qui avaro di grandi soddisfazioni.

Ormai ci siamo: seppur in maniera non ufficiale, tra poco più di un mese prenderà il via la nuova era della F1 con il consueto giro di presentazioni delle livree delle monoposto 2022. La Ferrari è stata la prima scuderia ad indicare le possibili date in cui sarà svelato il nuovo progetto (16-18 febbraio), che dovrà a tutti i costi rappresentare un passo avanti rispetto a quelli delle ultime tre stagioni. Dall’approdo di Mattia Binotto alla guida del Cavallino Rampante (7 gennaio 2019, al posto di Maurizio Arrivabene), la Rossa ha ottenuto appena tre vittorie in tre anni, tutte nel 2019. L’ultimo successo, firmato da Sebastian Vettel a Singapore, risale a ben 45 Gran Premi fa, poco prima dell’esplosione del caso Power Unit che ha limitato le prestazioni delle vetture di Maranello nel 2020 e nel 2021. Adesso, però, si presenta un’occasione da cogliere al volo.

Le premesse per far tanto bene quanto gli attuali top team, Mercedes e Red Bull, ci sono tutte: i regolamenti 2022 obbligano le squadre di F1 a ricominciare da un foglio bianco sotto tutti i punti di vista, tranne quello motoristico. L’unica parte delle vetture che rimarrà invariata è infatti la Power Unit, grande punto debole della Rossa nelle ultime due stagioni, che potrà comunque essere sviluppata fino ad inizio campionato, quando entrerà in vigore il congelamento dei propulsori. Per quanto riguarda anche questo fondamentale, dunque, non ci saranno più scuse, visto soprattutto quanto è stato caricato di attese il progetto Superfast, diretto da Wolf Zimmermann, chiamato a colmare il gap dalle Power Unit Mercedes e Honda. Il motore non rappresenterà tuttavia l’elemento decisivo per la prossima stagione: bisognerà ovviamente non sbagliare il progetto 2022 a livello aerodinamico, per evitare di dover rincorrere gli avversari in un momento in cui il budget cap e le restrizioni agli sviluppi limiteranno le possibilità di recupero.

Binotto Leclerc Sainz Ferrari F1

Dal punto di vista operazionale, i passi avanti svolti dal team nel 2021 sono stati certamente incoraggianti. Il numero di pit stop sbagliati, così come il tempo medio di ciascuna sosta, è drasticamente calato. Anche i frequenti errori strategici del 2019 e del 2020 si sono visti in tono minore. La Scuderia ha inoltre mostrato una grande capacità di pianificazione degli sviluppi, introducendo a metà stagione un upgrade alla parte ibrida della Power Unit che ha migliorato le prestazioni di una SF21 che ha raggiunto l’obiettivo del terzo posto finale nel Campionato Costruttori. Nonostante non ci siano state vittorie come nel 2019, il 2021 si può quindi considerare la prima vera stagione positiva della Ferrari del ciclo Binotto, perché per la prima volta il trend è stato al rialzo dopo due anni di calo verticale rispetto al campionato precedente. Con i problemi operazionali, di gestione dei piloti e di affidabilità alle spalle, nel 2022 serve però ritrovare l’elemento fondamentale: la competitività della vettura.

In caso di fallimento, tuttavia, le speranze di conferma per questo ciclo tecnico e manageriale saranno davvero poche. Negli ultimi tre anni Binotto è divenuto, forse ingenerosamente, il volto dei disastri della Ferrari in F1, ma la sua leadership non è mai stata in discussione proprio perché il focus della Scuderia si è spostato da molto tempo completamente sul progetto 2022. Anche dal punto di vista comunicativo, il Team Principal, i piloti della Rossa e John Elkann non hanno mai nascosto durante la terribile stagione 2020 di puntare ad aprire un ciclo vincente con il nuovo regolamento, nonostante negli ultimi mesi tutti abbiano cercato di placare le aspettative. La verità è che questo team, dopo le sofferenze degli ultimi tre anni, non può più sbagliare: dovrà essere competitivo da subito, altrimenti il digiuno di titoli mondiali potrebbe proseguire per altri quattro lunghi anni. E il primo a farne le spese sarebbe proprio Binotto.

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