“Ci sarà una data limite per Red Bull Racing affinché definiscano quel che vorranno fare in futuro.”

Così tuonava Cyril Abiteboul, Managing Director Renault, al termine dei test precampionato di Barcellona.

La data limite è arrivata con un ultimatum che sancisce per la fine di maggio la scadenza massima per prendere la decisione definitiva.

Il team Red Bull Racing dovrà pronunciarsi sulla volontà o meno di continuare ad essere rifornita dalla azienda motoristica francese.

La scuderia austriaca, strategicamente, continua a temporeggiare, avendo l’asso nella manica della possibilità di passare al motore Honda, a partire dalla prossima stagione.

Le parole di Cyril Abiteboul, nonostante lascino una porta aperta, sanno già di nostalgia per i bei tempi trascorsi insieme: “Siamo insieme da dodici stagioni e abbiamo segnato una vera e propria epoca di successi. Non avremmo nessun problema a proseguire con Red Bull anche in futuro.”

Prima del passaggio all’era dell’ibrido, il binomio Red Bull-Renault ha portato a dei risultati incredibili, con ben quattro titoli costruttori consecutivi.

Un exploit magnifico per il team austriaco, nato dalle ceneri del gruppo Jaguar che, dal 2000 al 2004, disputò cinque stagioni avare di soddisfazioni in Formula 1.

Nel 2004, per la cifra simbolica di 1 dollaro, la Ford (proprietaria del marchio Jaguar) formalizzò la cessione della scuderia e nacque il team Red Bull Racing.

Fu così che dopo le prime due stagioni in F1 targati Cosworth e Ferrari, la Red Bull annunciò, a partire dal 2007, il passaggio alla fornitura dei motori Renault. In quell’anno la coppia Coulthard-Webber portarono la scuderia fondata da Dietrich Mateschitz al quinto posto della classifica costruttori.

Il dominio degli anni successivi è storia, una vettura inavvicinabile dagli avversari. Un propulsore di una affidabilità insuperabile, con un giovane tedesco che seppe esaltare al massimo le capacità tecniche del mezzo.

L’era ibrida nacque, tra l’altro, con la velata intenzione di ristabilire un certo equilibrio dopo campionati sempre a senso unico.

La monotonia di vittorie si spostò in un altro top team e il gap era causato, secondo Horner e Newey, principalmente dalla mancanza di cavalli della power unit.

La ricerca della performance spinse, per la prima volta, la Red Bull ad osare oltre misura e puntare il dito ad ogni fumata bianca del motore contro il costruttore francese, minando quel rapporto idilliaco che sembrava inscalfibile.

Ad oggi appare più che una semplice possibilità che la fornitura 2019 passi al costruttore Honda, che sta accrescendo con Toro Rosso la sua immagine di affidabilità.

Emerge, inoltre, la disponibilità del motorista giapponese ad ascoltare e venire incontro alle esigenze Red Bull, senza contare che la base operativa Honda è a Mylton Keynes, sede anche Red Bull.

Come diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova».

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