Le recenti parole proferite dal bravissimo giornalista, veterano e profondo conoscitore dei fatti di “casa Ferrari”, Leo Turrini durante una recente trasmissione radio (Ferrari 2017, sotto il vestito niente…) hanno alimentato le discussioni dei tanti appassionati del Circus, corroborate anche dalle indiscrezioni, riportate da Sky, su una Rossa 2017 carente, da un punto di vista aerodinamico, rispetto alle “voci”sui riscontri al simulatore provenienti dai “competitors”, che starebbe costringendo gli uomini della GeS ad un “super-lavoro” per riuscire a portare, in occasione delle prime gare europee, una monoposto radicalmente modificata rispetto al progetto iniziale. Ora, premettendo doverosamente che siamo pur sempre nel campo delle ipotesi e delle voci incontrollate, e che solamente la pista potrà dare riscontri effettivi ai team sui reali rapporti di forze, cerchiamo, con lucidità, di fare il punto della situazione, analizzando i vari fattori. E, soprattutto, cerchiamo di dare un senso alle anticipazioni sicuramente basate da voci “concrete”, ma abbastanza (e sottolineerei volutamente: il buon Turrini “ama” giocare a questo modo con i suoi lettori) “criptiche”, dell’ottimo giornalista e scrittore di Sassuolo.

Ferrari all’ “anno zero” Questo 2017 non sarà per la Ferrari “solo” un’altra nuova stagione con un regolamento tecnico profondamente modificato: sarà la vera “prova del nove” per le nuove metodologie organizzativo-lavorative della Gestione Sportiva. Scelta di fatto necessaria, e non solo per i “turbinosi e turbolenti” cambiamenti nell’organigramma tecnico (il d.t. James Allison, dopo la “risoluzione consensuale” del suo contratto, ha lasciato incompiuto il progetto della monoposto 2017 già da lui impostato). Infatti, da qualche stagione, la Ferrari si presenta ai primi test con una monoposto già abbastanza “in palla” che però, durante la stagione, non riesce a realizzare quegli sviluppi tecnici efficaci necessari per contrastare le “grandi fughe in avanti” dei diretti rivali. Rivali che, soprattutto nel caso di Mercedes e, ancora più marcatamente, di Red Bull, hanno in questo specifico aspetto un grandissimo punto di forza. Tutto ciò ha comportato, vuoi per volontà propria, vuoi per cause contingenti, un profondo cambiamento nell’organizzazione della Scuderia di Maranello, passando ad un coordinamento cosiddetto “orizzontale” con collegamenti, tra le diverse funzioni, in ottica lavorativa “open-space”.


(Fonte: www.freemanagers.it)

Quali sono stati i primi effetti di ciò? Pare che l’impegno di questo inverno (con il coinvolgimento in pianta “praticamente” stabile del consulente “di lusso” ,progettista dei “sogni iridati maranelliani” passati, Rory Byrne) abbia riguardato in primis la creazione di una “base di vettura” solida e maggiormente “responsiva” agli upgrade stagionali, magari sacrificando qualcosa all’inizio ma garantendosi maggiori possibilità per il prosieguo della stagione. E gli occhi di tutti i tecnici della Scuderia saranno concentrati su un aspetto in particolare durante i prossimi test di Barcellona: occorrerà infatti verificare se l’annoso e “cronico” problema Ferrari della correlazione dati tra galleria del vento/impianti di simulazione e pista è stato definitivamente superato. Solo questo, infatti, potrà essere il presupposto fondamentale per la “rincorsa rossa” alle prestazioni di vertice, con un lavoro importante e approfondito che permetta alla GeS di portare in pista non solo per i primi Gran Premi europei, ma anche per il resto della stagione, versioni “B” o “C” del progetto iniziale. Ovviamente perfettamente funzionanti ,efficaci, e che forniscano un miglioramento tangibile e paragonabile a quello “letto” al simulatore. Quindi non adesso, a vettura ancora “ignota” (se non ai diretti interessati), ma soltanto nel futuro (in parte già durante i primi test, e più compiutamente nell’arco dei primi appuntamenti stagionali), potremo capire se la “scommessa” del Presidente Marchionne avrà pagato, dandoci modo di vedere una Ferrari che, nel suo percorso stagionale, “sfoggi” dei “vestiti” via via più “belli” (soprattutto parlando da un punto di vista prestazionale) e da “grandi occasioni” in luogo di quelli a prima vista “brillanti”, ma mano a mano sempre più “smunti”, visti negli ultimi anni.

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

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