Grandi e nuovi ritorni. Ma la Ferrari dice “no”. Il presidente John Elkann non è interessato al ritorno dell’ex presidente della FIA in aiuto di Mattia Binotto. “Rifiutato” anche la leggenda della MotoGP Valentino Rossi che desiderava far parte del programma Ferrari GT.

Probabilmente spezzati i sogni dei Ferraristi alla notizia di un non riavvicinamento di Jean Todt a Maranello. Inoltre, a volere entrare nel team, anche la leggenda della MotoGP Valentino Rossi, che si è ritirato dalle due ruote alla fine del 2021, che desiderava far parte del programma Ferrari GT che gli avrebbe fornito opzioni di gara mentre le Rosse avrebbero beneficiato dell’enorme PR di avere Vale nella organizzazione. Ma i poteri di Maranello non hanno visto alcun valore nell’avere il 42enne Rossi come parte del programma e lo considerano troppo inesperto per far parte dello sforzo di fabbrica. Ovviamente l’Audi si è fatta avanti e il grande italiano guiderà per loro questa stagione.

Dopo una grande stagione come quella del 2021 (grande perché migliore di quella del 2020), si sono sparse molte voci nel paddock.

Fra tutte a dicembre l’idea che Todt potesse inserirsi nella Scuderia in un ruolo simile alla partnership di grande successo che Niki Lauda aveva avuto con Toto Wolff. Il tipo di braccio destro che manca a Binotto.

John Elkann ha deciso di non portare avanti questa preziosa ma complessa collaborazione. La disponibilità di Todt faceva sembrare una mossa del genere logica, ma la logica e la Ferrari raramente si applicano in questi giorni, come ha riferito il corrispondente del Corriere F1 Giorgio Terruzzi: “Il proposto ritorno dell’ex presidente della FIA – che ha lavorato alla Ferrari dal 1993 al 2009 accompagnando la felice avventura di Michael Schumacher – è stato effettivamente presentato dallo stesso Todt a John Elkann.

“Dopo una serie di considerazioni, per ora, Elkann ha deciso di non portare avanti questa preziosa ma complessa collaborazione, dove Todt avrebbe svolto un ruolo di super-consulente. Ponendosi come riferimento sia per il presidente della Ferrari che per Mattia Binotto. Una sorta di mentore per la Scuderia, anche sul fronte della politica sportiva.

Rossi in Rosso fa rivivere un vecchio sogno non solo per Valentino ma di un pubblico sterminato di Tifosi

La storia di Rossi differisce in quanto riguarda un programma di corse GT e Le Mans, non la F1.

“Diversa è la mancanza di collaborazione con Valentino Rossi. Dopo il ritiro dalla MotoGP, esplorando le opzioni a quattro ruote, ha considerato la Ferrari un riferimento fondamentale. Rossi in rosso è un’immagine che fa rivivere un vecchio sogno, non solo per Valentino, ma di un pubblico infinito di Tifosi, che ha tenuto Rossi a ritardare a lungo le ansiose proposte di Audi e BMW mentre negoziava un accordo con Maranello.

“Non è successo. I contatti con Antonello Coletta, responsabile dei programmi a ruote coperte della Ferrari, non hanno prodotto il risultato sperato, si sono persi tra distinzione e complicazioni semi-burocratiche”.

Continua così il reportage: “Valentino cercava di condividere un sogno che considera fondamentale in questo momento della sua vita e della sua carriera, senza obiettivi obbligatori ma aperto a ogni possibile sviluppo.

Qualcosa di cui Vincent Vosse, capo del team WRT Audi ha sempre capito il valore, offrendo a Rossi l’opportunità che cercava, fornendogli subito una vettura per un primo test (a Valencia) con l’idea di ampliare progetti e prospettive in futuro prossimo.

“A differenza della Ferrari, l’Audi ha trattato Valentino con rispetto, non come un pilota che può essere unito ad altri aspiranti inesperti, ma uno come nessun altro; ha un talento formidabile, con il desiderio di spingersi e mettersi alla prova al massimo e, naturalmente, l’infinita popolarità di Rossi. Una scommessa intelligente a bassissimo rischio di Audi.

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