Parliamo di tecnica e prendiamo spunti dal gran premio di Canada appena concluso per vedere come la Ferrari ha adattato le sue forme e le sue appendici aerodinamiche, ottenendo uno strabiliante risultato.
In effetti, come con Race forecasts avevamo pensato, le vetture viste in occasione della gara canadese hanno mostrato soluzioni tecniche davvero interessanti: la ricerca di una maggiore deportanza non poteva essere penalizzante in situazioni di accelerazione e velocità come sui tre rettilinei che sono visibili nel circuito di Montreal.
Nonostante questo, la spinta verso il suolo risultava assolutamente necessaria e, in definitiva, pure più importante della velocità di punta delle auto, visto il gran numero di curve e cambi di direzione particolarmente lenti.
Il calo di velocità in curva ha richiesto ai tecnici uno sforzo maggiore in ricerca di soluzioni aerodinamiche per recuperare aderenza da profili “più estremi”, ma senza penalizzare l’efficienza.
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In tal senso notiamo un fondo piatto Ferrari che mostra una gestione differente dei flussi in ingresso, per lo scopo di incrementare la deportanza senza intaccare in modo elevato la resistenza.
Per comprendere meglio la novità tecnica, però, abbiamo bisogno di rispolverare uno degli argomenti teorici più importanti del set fino ad ora discusso:
Il tubo di Venturi.
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Riassumendo:
Il tubo di Venturi è un condotto a sezione variabile e al suo interno viene generata una corrente di aria.
Le molecole sono entranti a sinistra, ed uscenti a destra. Durante il percorso dentro il tubo, però, incontrano un restringimento.
A tal proposito notiamo nella seguente immagine, che la larghezza del condotto nel punto A è maggiore della larghezza nel punto B.
Quando una quantità ben definita di particelle attraversa l’ingresso A, dovrà poi attraversare anche il restringimento B. Se, però, B è più stretto, per fare in modo che la stessa quantità di aria passata in A possa scorrere anche attraverso il punto con larghezza minore, dovrà per forza passare più velocemente.
Spiegato più intuitivamente:
Le molecole in ingresso cercano di passare da un restringimento troppo stretto. Queste premono quindi sulle particelle di aria già presenti nel punto di passaggio con area minore che spinte, accelereranno. è cosi che si introduce la parola spinta, che tradotta, può essere intesa anche come “PRESSIONE”. Le molecole in ingresso mettono pressione e nel farlo si comprimono. Notiamo a tal proposito lo schema che segue, in cui la zona nella quale le molecole sono maggiormente pressate è colorata di rosso.
Arrivando quindi al dunque, Se le molecole che si trovano in B, appena dopo alla zona ad alta pressione, vengono spinte, come ogni altro oggetto o elemento spinto acquistano velocità. Nel farlo si allontanano tra di loro. La logica conseguenza di questo effetto fisico è un calo di pressione proprio in B, come ci si aspetterebbe infatti da un insieme di particelle più distanti l’una dall’altra.
La pressione scende al suo minimo esattamente nel punto in cui il flusso scorre più velocemente.
Come in ingresso, anche in uscita dal condotto la corrente rallenta nuovamente visto che la sezione torna a crescere ed è proprio quest’ultimo aspetto che hanno sfruttato in Ferrari per poter ottenere un migliore gestione delle molecole di aria in arrivo verso il fondo piatto.
Si osservino le due rappresentazioni grafiche che seguono per capire come agiscono le nuove superfici aerodinamiche tra pneumatico e prese d’aria,basandosi sulla teoria appena enunciata.
Ecco come lavora la nuova modifica proposta dalla scuderia del cavallino in occasione del gran premio canadese. Non ci resta che attendere la prossima tappa per capire se verrà confermata o meno. Per questo, comunque, interverrà Race forecasts per provare a dare una previsione.
Non mi resta quindi che salutarvi! A presto!
Da Alberto Aimar.