Ferrari innova, o meglio, rinnova il fondo piatto.

Alle già presenti soffiature che dal bordo dell’elemento percorrevano quasi tutta la lunghezza del corpo vettura se ne è aggiunta una terza.

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Un segnale, questo, che mostra di come fossero già molto efficaci le due fessure, al punto di aggiungerne un’altra e incrementare l’effetto benefico che è possibile estrarne a livello aerodinamico.

 

Si, effetto benefico, perché in formula 1 è vietato parlare di estetica e quando una modifica cosi particolare viene introdotta e poi estesa, significa che porta vantaggi non trascurabili; ma come funziona questo componente cosi sofisticato? Quelle è il suo vero asso nella manica?

Sono giorni e settimane che mi arrovello per stabilire come potrebbe intervenire sul flusso e perché all’interno del team del cavallino lo vogliano sfruttare così tanto e finalmente, dopo tempo, una ipotesi incomincia a vagare per la testa.

Innanzitutto, ci tengo a precisare, che non essendo munito di software per il calcolo aerodinamico e potendomi basare unicamente sulla mia conoscenza della materia, voglio che questa mia idea rimanga semplicemente una “ipotesi”: non voglio assolutamente affermare che sia come penso io. Questa è la mia interpretazione dei fatti.

Il problema che si risolve con le fessure in questione potrebbe riguardare la resistenza aerodinamica, che grazie ai nuovi elementi si ridurrebbe di molto.

Cercherò di esprimere il concetto fisico su cui ho basato la mia ipotesi in modo semplice e conciso per due principali motivi:

  • Non serve complicare la spiegazione visto che già l’elemento in questione non è dei più semplici.
  • Ho già scritto un articolo teorico che spiega a fondo il principio fisico legato al problema in analisi (per chi volesse approfondire, l’articolo si raggiunge attraverso IL SEGUENTE LINK)

In sostanza succede che: sotto al fondo piatto persiste una bassissima pressione mentre al di sopra la situazione è inversa, con un flusso a pressione più elevata.

Sui bordi, la parte di aria maggiormente compressa sente la depressione al di sotto della vettura e tende a passare sul lato inferiore

In questo modo si creano vortici detti “di estremità” che per generarsi necessitano di molta energia, sottratta alla vettura sotto forma di resistenza aerodinamica. Maggiore è la lunghezza del bordo e più il tempo a disposizione per generare questi effetti aerodinamici è elevato. Per quanto riguarda le auto di Formula 1, i bordi sono particolarmente estesi, interessando una buona porzione della lunghezza totale dell’auto.

Ecco allora che serve pensare ad un metodo per arginare lo spiacevole effetto: un modo per arginare le perdite. Serve ridurre di molto la differenza di pressione sul bordo del fondo piatto. E se questo fosse possibile prendendo parte della corrente al di sopra dell’elemento facendola scendere al di sotto?

Con un rinforzo di nuove particelle che dal lato superiore vengono portate verso il lato inferiore, si crea un maggiore accumulo di aria sotto il fondo, in prossimità delle estremità.

 

Ogni effetto dovuto alla differenza di pressione tra ciò che scorre sopra il fondo e ciò che scorre invece al di sotto viene cancellato: nessun vortice ha più possibilità di nascere vista l’eliminazione della causa che lo potrebbe generare.

Ci tengo anche a precisare che non serve costringere il flusso superiore a scendere verso il basso visto che la bassa pressione che si trova sotto al fondo piatto è già sufficiente ad attrarlo. E’ un moto naturale senza alcun genere di forzatura (e quindi generazione di resistenza) sulla corrente.

Quali vantaggi comporta una soluzione di questo genere?

Di fatto, qualcuno potrebbe avere da ridere sul trasportare maggiore pressione sotto il veicolo visto che parte del carico aerodinamico verrebbe perso.

È anche vero che viene fatto per un buon motivo, ovvero ridurre i vortici. In secondo luogo, la pressione, proprio per colpa dei vortici stessi, tenderebbe già da sola a ridistribuirsi sul lato inferiore, riducendo il carico aerodinamico. Da questo punto di vista, i tecnici possono solo cercare di farglielo fare senza permettere un incremento rilevante di resistenza all’avanzamento.

Si ottiene quindi una soluzione davvero sofisticata che permette si di ridurre la resistenza aerodinamica del veicolo, gestendo correttamente i flussi sulle estremità del fondo piatto, ma senza perdere dosi rilevanti di carico. Al contrario, visto che già la deportanza si perderebbe per colpa dei vortici, gli unici effetti che si possono ricavare non possono essere che benefici.

Un ottimo risultato che, attenzione, riduce notevolmente la resistenza aerodinamica e quindi, lo sforzo da richiedere al motore. Senza grandi richieste di potenza, i consumi sono sotto controllo e il propulsore può raggiungere valori di affidabilità maggiori.

Molto interessanti gli aspetti tecnici della vettura di Maranello, che dimostrano un ritorno di sostanza del cavallino ai piani alti della classifica. Continuiamo impazienti ad attendere le corse che rivelano colpi di scena a raffica.

Continuate quindi a seguirci per ulteriori aggiornamenti dalle piste.

 

A presto!

 

Di Alberto Aimar

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