Le nuove proposte di FIA e Liberty Media riguardanti le Power Unit 2021 non piacciono agli attuali Costruttori, che le ritengono, piuttosto che un modo di calmierare i costi, un “passo indietro” tecnologico. Proposte che, al contrario, trovano il beneplacito di Porsche.
Sarà “l’esca” per portare in F.1 il Gruppo VW?

I dettami illustrati settimana scorsa dalla Federazione Internazionale dell’Automobile e da Liberty Media sulle caratteristiche tecniche delle Power Unit 2021 hanno già scatenato una “guerra” tra Costruttori per far prevalere le proprie volontà in sede di futura approvazione regolamentare.

I principi tecnici illustrati vanno a modificare vari aspetti peculiari delle attuali p.u. come:

  • abolizione dell’MGU-H, potenziamento dell’MGU-K con possibilità, da parte del pilota, di gestire l’energia accumulata per un uso “tattico” in gara nel corso di più giri;
  • aumento del regime di rotazione delle unità endotermiche V6 1.6 litri turbo di 3.000 giri/min, grazie all’innalzamento del limite orario di consumo carburante (ora fissato in 105Kg/h), per migliorare il “sound”;
  • fissazione dei limiti dimensionale del turbocompressore e della disposizione degli attacchi alla scocca della p.u. (per agevolare l’installazione dei propulsori sui telai dei vari team e favorire lo “swapping” degli stessi).

Mercedes e Ferrari (ma anche Renault), dall’alto della loro conoscenza, , maturata in questo quadriennio, dell’attuale architettura, osteggiano con decisione queste proposte (con Ferrari che, per bocca del suo Presidente Sergio Marchionne, si dice «pronta a lasciare la F.1 se i nuovi regolamenti ne sviliranno l’anima tecnologica facendola diventare “altro”») ritenendole, probabilmente non a torto, insufficienti per limitare i costi, ormai esorbitanti, necessari per realizzare le monoposto della massima formula.

Ma siamo sicuri che i due “governatori” della Formula Uno abbiano voluto fare tali proposte soprattutto in chiave abbattimento costi (e quindi per migliorare l’attrattiva del Mondiale verso altri Costruttori) piuttosto che per “venire incontro” alle esigenze di uno specifico stakeholder?

I recenti accadimenti farebbero pensare che la seconda ipotesi non sia del tutto “campata in aria”: infatti, dopo l’annuncio dell’abbandono di WEC e rally WRC, il gruppo Volkswagen è in cerca d’un altro “campo di battaglia” prestigioso per affermare la sua immagine. A determinate condizioni.

Dopotutto, le intenzioni di FIA e Liberty da una parte, e del Gruppo VAG (con Porsche come “marchio scelto” dal gruppo, a discapito dell’ipotesi Lamborghini, anch’esso facente parte dell’infinita “galassia VW”) dall’altra, andrebbero a collimare.

I due amministratori della F.1 porterebbero finalmente nel Circus il massimo gruppo mondiale dell’automobile (con annessi introiti economici e cassa di risonanza mediatica), mentre il colosso tedesco punterebbe a “ricostruirsi” un’immagine prettamente positiva nell’espressione più conosciuta dell’automobilismo sportivo dopo lo scandalo DieselGate che ne ha minato la popolarità, oltre che i bilanci.

Operazione ragionevole, sennonché sarebbe fondamentale evitare quanto accaduto nel 2014.
Quando (come raccontato dal precedente “padre padrone” della F.1, Bernie Ecclestone) la Mercedes, grazie all’abilità politica del suo team principal di allora, Ross Brawn, riuscì a far approvare un regolamento tecnico sui propulsori che rispecchiava in toto l’architettura e le tecnologie già “approfondite” e realizzate dalla Casa di Stoccarda, prendendo in contropiede gli “ignari” competitors.

Perché, francamente, un altro “stantìo dominio”, come quello della Casa della Stella in quest’epoca di F.1 ibrida (con la sola eccezione di quest’anno, dove Ferrari è riuscita a dare più d’un grattacapo alle Frecce d’Argento), sarebbe mortifero per la Formula Uno tutta ed il suo seguito d’appassionati.

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

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