Anche l’ottavo appuntamento mondiale è andato in archivio, tante sono state le interpretazioni dei controversi episodi di gara, ma, a quello che ho letto, sono stati tutti incentrati sul cercare di capire da che parte fosse la ragione, ma a mio avviso è molto più importante capire il perché di tali atteggiamenti e non mi riferisco al comportamento di Sebastian Vettel che può essere annoverato come un “fallo di reazione” limitato a quel singolo evento, ma all’atteggiamento della Mercedes che “gioca sporco” ed a quello dei commissari di gara che hanno chiuso entrambi gli occhi in tante occasioni.

Gli episodi che hanno condizionato l’esito della gara sono sostanzialmente due:

 

  1. Il primo è stato il contatto fra Kimi Raikkonen e Valterri Bottas, ma sarebbe un errore circoscrivere l’evento solo a quanto successo a Baku, l’inizio della “faida”, ha radici più profonde, addirittura da Barcellona, quando sempre Bottas mise fuori gioco il connazionale della Ferrari, ma anche in quella occasione i commissari di gara decisero di non intervenire e forse è stato giusto concedere il beneficio del dubbio, a Baku la cosa si è rivista, ma riesaminando la partenza non può passare inosservato che Bottas, in curva 1 ha frenato molto bruscamente ed in anticipo, con lo scopo evidente di difendere a tutti i costi la sua posizione nei confronti dei due piloti Ferrari, una manovra pericolosissima ed ingiustificabile, così come quella successiva in curva 2, dove Kimi Raikkonen aveva correttamente “infilato” il connazionale lasciandogli lo spazio sufficiente per transitare senza che dovesse necessariamente passare sul cordolo, pertanto il contatto non è stato casuale da una situazione di forza maggiore, ma determinato dall’imperizia del pilota ed in questo caso la sanzione sarebbe stata ineccepibile;

 

  1. Il secondo episodio riguarda quanto avvenuto fra Sebastian Vettel e Lewis Hamilton in regime di safety car, comincio subito col dire che la sanzione nei confronti del tedesco ci sta tutta, non ci è dato sapere se sia stata una manovra intenzionale o se nella concitazione Vettel abbia tolto entrambe le mani dal volante, fatto sta, che un comportamento del genere è inqualificabile ed il tedesco dovrebbe accettarne le conseguenze. Detto questo, non ci resta che esaminare quello che ha fatto Lewis Hamilton ed anche in questo caso, prima di arrivare al “fattaccio”, a mio avviso, bisogna tener conto di un team radio di Hamilton dove chiedeva se poteva rallentare allo scopo di aiutare Bottas, alla richiesta, giustamente gli viene ricordato che comunque deve rispettare una distanza massima dalla safety car pari alla lunghezza di 10 vetture, a questo punto come non ricordare quanto successe in Cina nel 2007?

 

Le intenzioni del pilota Mercedes erano quindi chiare, ma, detto in tutta onestà, mi sembra strano che un pilota del suo calibro debba chiedere l’autorizzazione al muretto box per certe cose, soprattutto quando si è in regime di safety car quando determinati comportamenti non possono essere arbitrari ma dettati dal regolamento.

 

Nonostante le sue buone intenzioni per aiutare il compagno di squadra Lewis Hamilton in regime di safety car dal giro 13 si è lamentato tantissimo della lentezza della vettura di servizio per la sua eccessiva lentezza che non gli consentiva di mandare le gomme nel giusto range di temperatura.

 

L’art. 39.5 del regolamento sportivo riporta:

“Nessuna macchina può essere guidata inutilmente lentamente, in modo irregolare o in un modo che potrebbe essere considerato potenzialmente pericoloso per gli altri piloti o qualsiasi altra persona in qualsiasi momento, mentre la safety car è in pista. Questo si applica se un auto è guidata in pista, in entrata box o in pit-lane .”

 

Il successivo art. 39.13 è ancora più specifico perché anche se riconosce al capofila il diritto di dettare il passo senza però superare la distanza di 10 monoposto dalla vettura di servizio, stabilisce che “Per evitare il rischio di incidenti prima che la safety car torni ai box, dal punto in cui vengono spente le luci della vettura, il pilota deve procedere ad un ritmo che non comporta alcuna accelerazione o frenata irregolare né qualsiasi altra manovra che possa mettere in pericolo

 

Richiamare il regolamento sportivo è d’obbligo, perché il tamponamento è avvenuto appena all’uscita della curva, quando in realtà la vettura dovrebbe essere in fase di accelerazione, mentre Hamilton, non solo non accelera, ma passa dagli oltre 80 km/h all’ingresso della curva a 47 km/h, il che equivale a dire che non solo ha guidato inutilmente in modo eccessivamente lento, ma tale comportamento è sicuramente pericoloso per il pilota che segue, una tale ingiustificata decelerazione può facilmente essere scambiata per un “brake test”, ma si ricorda che non è tale procedura ad essere vietata, quanto la condotta di guida pericolosa.

Dopo tale premessa appare evidente che anche stavolta Hamilton doveva essere sanzionato.

Dopo la bandiera rossa, Lewis Hamilton ha ripreso la testa della gara, ma i suoi meccanici alla ripartenza, o non gli hanno fissato il poggiatesta, oppure questo è stato fissato in modo non corretto, fatto sta che Lewis Hamilton per ben 7 giri ha gareggiato con il rischio di perdere il componente ed anche in questo caso la direzione gara non ha preso alcun provvedimento, né per unsafe release, né per obbligare il pilota a rientrare ai box per i provvedimenti del caso. Nella fattispecie, si rammenta che il componente rientra fra quelli obbligatori e se si fosse staccato, la vettura sarebbe stata da considerarsi irregolare.

Nella parte finale della gara al giro 47 la richiesta di Lewis Hamilton di usare Bottas per ostacolare la fuga di Vettel:

«Ragazzi, se Valtteri non riesce a prendere chi sta davanti, ditegli di rallentare un po’ per disturbare l’aria»

Fin qui i fatti, ma veniamo ora alla critica:

Da quest’anno sembra che l’esigenza di avere più spettacolo, abbia “consigliato” alla FIA di indirizzare i commissari di gara ad una maggiore tolleranza in occasione degli incidenti occorsi durante la gara, tuttavia non ritengo corretta la politica di non intervenire “erga omnes”, soprattutto quando a cagionare gli incidenti sono sempre gli stessi soggetti e questo è il caso del contatto avvenuto in curva 2 ed è da dire che “l’inchiodata” anticipata di Bottas in curva 1, avrebbe dovuto quanto meno far drizzare le antenne ai commissari prima di giudicare un incidente di gara quello che è successo successivamente.

Dopo i primi GP appare evidente che la W08 è una vettura molto performante in “aria libera”, ma non gradisce le scie e dopo quanto accaduto a Barcellona ed ora a Baku è evidentissimo che puntano sempre ad essere in prima e seconda posizione per poter gestire questo loro limite e Bottas sembra che sia costantemente utilizzato per adempiere a tale scopo a qualsiasi costo, per cui l’atteggiamento della FIA oltre a favorire un comportamento sportivamente scorretto, potrebbe incentivare tali pericolose pratiche.

In passato è stata inflitta una penalità per “unsafe release” anche quando l’errore ai box non era gravissimo, nel caso del poggiatesta di Hamilton non solo doveva essere inflitta la sanzione, ma il pilota doveva essere fermato, la situazione di pericolo per il pilota Mercedes e per gli altri piloti in pista era evidente, non è assolutamente tollerabile che il pilota guidi con una sola mano ad oltre 300 km/h, inoltre, in questo caso, non si tratta di essere tolleranti ma di semplice buon senso.

Ma ora veniamo a quanto successo con Vettel; ho accennato ai team radio di Lewis Hamilton, prima quando si è lamentato per la eccessiva lentezza della vettura di servizio e poi quando ha comunicato di avere l’intenzione di rallentare per favorire Bottas, in entrambi i casi tali comunicazioni non erano assolutamente necessarie, questo perché il muretto box nulla può fare in questi casi, la safety car non può certo accelerare la propria andatura e non si può rallentare più di tanto dietro la safety car, quindi quale sarebbe stato lo scopo?

A mio avviso tali comunicazioni erano un messaggio diretto al muretto box Ferrari affinché incitassero Vettel a stare il più vicino possibile ad Hamilton nel momento della ripartenza per tentare un sorpasso approfittando del fatto che non aveva le gomme in temperatura, quindi la sua successiva azione era ampiamente premeditata, di questo sembra essersene accorto Sebastian Vettel per cui concordo sul parere di Marco Asfalto:

NEWSF1 QUELLA RUOTATA DI VETTEL… UN AVVERTIMENTO

L’azione di Vettel nei confronti di Lewis Hamilton è stata un chiaro avvertimento ed in questo contesto che, a mio avviso, va collocata la risposta di Maurizio Arrivabene: “siamo in F1 1 o al Colosseo?”, certo, il comportamento di Vettel non lascia dubbi interpretativi, mentre quello di Hamilton è, quanto meno passibile di riflessione se non sui fatti, almeno sulla intenzionalità ed in questo la sanzione inflitta al tedesco avrebbe potuta essere ben più pesante così come richiesto dallo stesso pilota Mercedes: rivolgendosi direttamente al direttore di gara, però io mi chiedo: dov’è finita la leale competizione sportiva?

Per questi motivi ritengo che la direzione di gara sia stata carente in ogni aspetto, determinate situazioni vanno valutate e sanzionate, magari non con l’ossessivo rigore di un tempo, ma non si può tollerare una siffatta anarchia.

 

Veniamo ora a quello che ritengo l’aspetto più interessante di questo campionato, ovverossia la valutazione del comportamento tenuto dalle scuderie interessate.

Poco tempo fa leggevo un articolo riguardo Valentino Rossi, in particolare si attribuiva la sua “forza” alla capacità di agire in completa serenità, ebbene ho letto le dichiarazioni rese dagli addetti ed ho trovato che l’unica coerente sia stata quella di Maurizio Arrivabene, che accetta il responso della pista, riservandosi di rispondere sul campo, non senza i dovuti apprezzamenti sulla inettitudine della direzione di gara (ed a ben vedere aveva pienamente ragione) le altre dichiarazioni sono semplicemente inconsistenti, a parte quella di Sebastian Vettel che giustamente ha solo recriminato per la mancata sanzione a Lewis Hamilton, in particolare: Hamilton ha continuato a provocare, addirittura richiedendo un chiarimento faccia a faccia; Toto Wolff che cerca di gettare acqua sul fuoco chiedendo anche lui un inutile chiarimento; Lauda che invece colpevolizza Bottas, ma difende Hamilton portando acqua al suo mulino. Tuttavia alla luce di quanto su riportato io credo che la realtà sia ormai chiara: è evidente che Bottas viene costantemente catechizzato ad eseguire alla lettera quello che gli viene richiesto ed è altrettanto ovvio che il finlandese accetti di buon grado i compiti che gli vengono affidati, dovendosi guadagnare il “posto fisso”, ma in tutto questo la Mercedes ancora non è riuscita a raggiungere gli obiettivi che si era riproposta portando a Barcellona quel mega aggiornamento che in teoria, avrebbe dovuto consentire loro di dominare almeno nella prima parte di stagione, cosa che non è avvenuta, anzi! Quindi la realtà è che in Mercedes manca la forza che dà la serenità, la stessa forza che manca a Lewis Hamilton, perché se un campione del suo calibro deve ricorrere a certi espedienti, allora vuol dire che non è sicuro delle sue possibilità ed è forte il dubbio che la Mercedes, dal punto di vista tecnico, sia ormai plafonata su questi valori. Situazione diametralmente opposta in Ferrari dove non si ricorre a scuse banali o a trucchetti, ma si risponde in pista.

Ora è fuori dubbio che la Ferrari a Baku abbia perso una ghiotta occasione a causa della sconsiderata reazione di Sebastian Vettel ma la domanda vera è un’altra: chi sono i vincitori e chi i vinti?

di Leo Fiorentino

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