Formula 1 – Il pilota spagnolo ha avuto modo di condurre sul circuito di Abu Dhabi la storica vettura azzurra con cui ha ottenuto la vittoria del campionato 2005 e il rumore del motore V10 ha suscitato un generale sentimento di nostalgia

Si sa, il rumore dei motori V10 è quello che tutti gli appassionati di Formula 1 cresciuti con il mito di Schumacher, a sua volta scalzato da un giovane spagnolo che nel 2005 batté il Kaiser nella lotta al titolo, associano allo sport. Non si tratta di una semplice associazione mnemonica, ma è uno stretto legame affettivo con quei rumori e quelle immagini che hanno fatto tanto emozionare tutta una generazione di tifosi. Perciò, risentire il rombo assordante della R25 ha risvegliato nella mente dei fan di vecchia scuola sensazioni mai dimenticate, accompagnate dalla speranza, mai sopita, che lo sport possa ritornare quello di un tempo. Ma la Renault del 2005 è figlia di un’epoca in cui le corse automobilistiche avevano tutt’altra concezione: vi era meno attenzione alle questioni ambientali, alla sicurezza e al degrado degli pneumatici. Quegli anni non torneranno mai più, ma ciò non toglie che l’attuale Formula 1 possa imparare qualcosa dal passato. Ne è convinto Toto Wolff, team principal Mercedes, che non si capacita di come la vettura di Alonso risulti così attraente, sia a livello sonoro che visivo, nonostante le macchine attuali siano, dal punto di vista prestazionale, migliori sotto ogni aspetto.

“Dalle immagini sullo schermo sembra che andassero molto più veloci [delle vetture odierne]” ha affermato Wolff. “Perciò possiamo sicuramente imparare qualcosa, per me c’è sempre qualcosa da imparare.”

Parte del fascino è sicuramente dovuto, oltre all’evidente scarto di decibel, al peso minore delle monoposto, che perdevano in carico aerodinamico, ma potevano vantare una maggiore agilità, come fa notare l’austriaco: “Penso anch’io che le macchine [dell’epoca] fossero spettacolari. Agili, molto piccole, più leggere di 150 kg, con un motore ruggente”.

Ma ci dev’essere altro, a detta di Wolff, secondo cui il circus dovrebbe sfruttare questo avvenimento per esaminare a fondo le ragioni del successo riscosso dalle monoposto dell’era V10, quando lo sport era all’apice della sua popolarità. “Non credo che a nessuno sia dispiaciuto rivedere in pista un’auto del genere, perché dobbiamo capire cosa la rende così attraente” ha commentato. “Il segreto sta più nell’aspetto sonoro o in quello visivo? Ma poi ho rivisto le immagini senza audio ed erano ugualmente spettacolari. Perché? Questo è il punto che dobbiamo analizzare. Noi siamo gli attori di questo sport ed è nel nostro interesse migliorare dove si può. Credo che tutti noi, inclusa la F1, analizzeremo la questione per cercare di implementare delle soluzioni.”

Certo viene da chiedersi: se la R25 e le sue simili erano così amate, come si è arrivati a sviluppare monoposto come quelle odierne, che sono, come concezione, all’estremo opposto delle vetture dell’epoca V10? Wolff ha una risposta anche a questo: “Le macchine con i motori V10 sono in un certo senso reliquie del passato, quando la riduzione delle emissioni di CO2 non era un problema e la mobilità elettrica non esisteva. Stiamo entrando in una nuova era, il che significa anche trovare dei compromessi”.

A proposito dell'autore

Laureato in Traduzione Specialistica, sono appassionato di Formula 1 e di tutto il mondo che le gravita intorno, soprattutto mi affascina l'aspetto umano di una competizione che porta l'uomo e la macchina agli estremi più assoluti delle loro possibilità.

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