L’abruzzese, pilota di F1 dal 1997 al 2011, ha espresso la sua opinione sul dualismo Hamilton-Schumacher, appaiati a quota sette titoli mondiali.

La conquista del settimo titolo mondiale da parte di Lewis Hamilton lo scorso weekend ha riacceso il dibattito, destinato a diventare eterno, sul dualismo tra l’inglese e Michael Schumacher, anch’egli a quota sette corone iridate. Un argomento molto caldo per i fan della F1, divisi tra i sostenitori del campionissimo della Mercedes e quelli della leggenda della Ferrari. Jarno Trulli, che ha avuto l’opportunità di gareggiare contro entrambi durante la sua carriera, ha invece voluto celebrare entrambi nel suo intervento al podcast GazzaTalk.

L’ex-pilota abruzzese ha descritto così i due piloti più titolati nella storia del circus: “Parliamo di due giganti della F1 e dell’automobilismo che hanno segnato epoche diverse. Probabilmente Hamilton continuerà a scrivere la storia perché si trova in una posizione di forza. Ha vissuto un grande cambiamento, perché ha debuttato con macchine che richiedevano di essere sempre spinte al limite, mentre adesso domina con vetture che sono più sensibili ai consumi delle gomme, dell’energia, della benzina e necessitano di un maggiore apporto della squadra. Schumacher ha dominato l’epoca della grande Ferrari, nella quale lui ha rappresentato il primo pilota professionista in tutto e per tutto: nei metodi, nell’approccio, nel lavoro. Quindi è il prototipo perfetto del pilota moderno“.

Secondo Trulli, un fattore chiave dei successi di Hamilton e Schumacher è stata la mentalità: “Per essere un campione di questo calibro devi essere freddo, completo e determinato. Schumacher lo è sempre stato ed è cresciuto con la fame di vincere. Hamilton ha fatto lo stesso, ma a differenza di Michael credo che abbia trovato qualcuno sul suo percorso che lo ha fatto riflettere. Lewis aveva dei difetti, e questi stati messi in luce da Rosberg, che lo ha colpito dove peccava. Credo che perdere nel 2016 sia stata una grande lezione per lui. Da lì in poi ha avuto una grande crescita, a completamento di un pilota che è sempre stato veloce, forte ma non era ancora un modello. Hamilton è diventato proprio questo: sa riflettere, attendere e colpire al momento giusto. Basta guardare la gara in Turchia.

L’abruzzese ha concluso con un omaggio ai due super campioni, che ritiene impossibili da paragonare tra loro: “Schumacher era senza dubbio un personaggio molto carismatico, anche perché guidare per la Ferrari ti rende automaticamente speciale. Anche Hamilton lo è, ma in modo differente. A me sinceramente non piace fare questi paragoni, perché parliamo di epoche, macchine e avversari diversi. E’ difficile confrontarli, ma sono due giganti che hanno riscritto la storia della F1. Sono due grandissimi che hanno alzato l’asticella a pochi anni di distanza l’uno dall’altro”.

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