Il trasferimento in Haas di Simone Resta ha sconvolto e disorientato gli appassionati, lasciando ombre sulla situazione interna della Ferrari.

Da un po’ di tempo ormai la Ferrari non brilla particolarmente in termini di gestione e sfruttamento delle proprie risorse umane. Negli ultimi anni la Scuderia ha infatti dato il benservito a tantissimi uomini chiave, molti dei quali hanno ottenuto grandi risultati nelle avventure successive. L’ultimo epurato di lusso del team di Maranello prende il sorprendente nome di Simone Resta, che per la seconda volta in tre anni verrà trasferito in un team cliente del Cavallino Rampante.

Resta, giunto in Ferrari nel lontano 2001, aveva assunto il cruciale ruolo di capo progettista a fine 2014, mantenendolo fino a maggio 2018, quando fu annunciato il suo passaggio in Alfa Romeo. Un trasferimento incomprensibile, soprattutto perché l’ingegnere imolese poteva essere considerato il padre della SF70H (2017) e della SF71H (2018), ossia le migliori Ferrari dell’era ibrida. Perciò il suo ritorno in Ferrari nel ruolo di Head of Chassis Engineering, avvenuto appena un anno e due mesi dopo il primo addio, fu accolto con grande entusiasmo, dato che Resta si sarebbe dovuto occupare dei nuovi regolamenti 2021, poi spostati al 2022. A fine 2020 è invece arrivato l’annuncio del secondo addio, stavolta in direzione Haas, che ha sorpreso e disorientato tutti. Quali potrebbero essere le cause di quest’altra separazione?

Un’ipotesi potrebbe essere la volontà di ricollocare parte del personale che, a causa dell’introduzione del budget cap nel 2021, dovrà essere tagliato dalla Scuderia di F1. Resta, come come confermato da Mattia Binotto, non sarà infatti l’unico membro del team di Maranello ad approdare in Haas. In questo caso, tuttavia, risulterebbe difficile comprendere il motivo per cui la Ferrari ha deciso di liberarsi di un componente così importante della sua squadra. Se la volontà della Rossa fosse rinforzare la partnership, peraltro già molto stretta, con Haas, mandare via Resta pare una scelta molto drastica e svantaggiosa. La presenza in Haas di Mick Schumacher nel 2021, tuttavia, potrebbe aver influenzato in maniera determinante la decisione di Ferrari, che ha tutto l’interesse nel far fornire una vettura competitiva al giovane tedesco. Soprattutto in prospettiva di un suo approdo a Maranello fra qualche anno.

Sulla partenza di Resta, tuttavia, rimane un grosso punto interrogativo: le voci di dissidi con Mattia Binotto. L’ingegnere imolese, così come il Team Principal della Rossa, le ha prontamente negate, ma il suo secondo addio non ha fatto altro che amplificarle. Nella conferenza stampa natalizia della Scuderia, Binotto ha smorzato con decisione l’impatto dell’addio di Resta: “Non è vero che Simone Resta fosse il responsabile della macchina per il 2022. È un valido ingegnere, non esce dalla nostra orbita, lavorerà con la Haas, con la quale vogliamo rafforzare le sinergie”. Le sue parole, tuttavia, non hanno convinto Leo Turrini, che le ha commentate in questo modo: “Qui non ci siamo proprio. Resta e Binotto erano e sono come l’acqua e l’olio e a Maranello lo sanno tutti, a prescindere dal giudizio sull’uno e sull’altro“. Segno di una situazione non proprio spensierata all’interno del reparto F1.

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