Raggiunto da Auto Motor und Sport, Mattia Binotto ha criticato duramente la Direttiva Tecnica anti-porpoising che sarà introdotta a Spa.
Manca ormai pochissimo alla fine della pausa estiva e al ritorno in pista della F1, che come di consueto avverrà sullo storico tracciato di Spa-Francorchamps. Gli argomenti di discussione certamente non mancheranno durante il weekend belga: a tenere banco ci sono la sfida tra Red Bull e Ferrari, il possibile recupero della Mercedes e il mercato piloti. Tuttavia, il tema più interessante sarà certamente l’introduzione della tanto discussa Direttiva Tecnica anti-porpoising, attraverso la quale la FIA spera di contrastare il fenomeno delle oscillazioni verticali e limitare considerevolmente la flessione del fondo di certe vetture, considerata contraria allo spirito del regolamento. Red Bull e Ferrari, i team che hanno sfruttato maggiormente questa zona grigia, hanno criticato più volte la Federazione su questo argomento, e Mattia Binotto ha espresso in maniera molto chiara la sua posizione.
Queste le sue parole in una lunga intervista concessa ad Auto Motor und Sport: “Quando si è trattato di modificare le norme sul peso minimo e sul budget cap, abbiamo partecipato agli incontri di coordinamento. In entrambi i casi, le norme sono state approvate con l’ampia maggioranza che è richiesta. Per quanto riguarda queste modifiche all’aerodinamica, ad oggi ritengo che abbiano voluto compromettere il normale procedimento utilizzando la sicurezza come pretesto. Questo è scorretto. Il fondo non crea problemi di sicurezza, e nelle ultime gare si è visto. Introdurre nuove regole senza un motivo rilevante e così avanti nella stagione è irresponsabile nei confronti dei team”.
Binotto ha poi parlato della rivoluzione regolamentare rappresentata delle Power Unit del 2026: “I nuovi [Porsche e Audi, ndr] non ci spaventano, ma la Ferrari ha corso in F1 sin dall’inizio. Penso che noi sappiamo cosa serve per garantire al circus un futuro roseo e la nostra voce è importante. I nuovi arrivi sono i benvenuti, ma non sono più importanti della Ferrari. Ci abbiamo messo così tanto a finalizzare i regolamenti perché stiamo negoziando il futuro del nostro sport, i propulsori dal 2026 al 2030. Dobbiamo considerare anche la direzione intrapresa dall’industria dell’automotive. La cosa giusta è prendersi tempo per giungere al miglior compromesso possibile. Il Consiglio Mondiale aveva già approvato un accordo di base, che doveva essere trasformato in un set di norme. Nel frattempo, il cambio nell’ufficio del Presidente della FIA ha allungato i tempi”.