Red Bull è intenzionata a mantenere la Power Unit giapponese dal 2022 in poi, ma dovrà farlo senza il know-how e il nome Honda.

Uno dei nodi che la F1 dovrà sciogliere nella prima parte del 2021 riguarda il congelamento delle Power Unit proposto dalla Red Bull. A partire dal 2022, infatti, il team anglo-austriaco sarà privo del supporto della Honda, che ha deciso di abbandonare il circus al termine della prossima stagione. La scuderia di Milton Keynes non è tuttavia disposta ad abbandonare il suo status di team ufficiale. Da questo desiderio nasce la proposta di congelamento degli sviluppi, che permetterebbe a Red Bull di conservare la Power Unit giapponese senza spendere enormi risorse economiche. Qualora la FIA dovesse approvare questa soluzione, sarà intrigante scoprire la modalità con cui la scuderia austriaca rileverà il motore Honda e se il propulsore porterà il nome “Red Bull” nel 2022. Quali sono dunque gli scenari più probabili?

Honda F1 Verstappen

Dal punto di vista del rilevamento della Power Unit, la strada designata sembra essere quella dell’acquisto, probabilmente ad un prezzo piuttosto contenuto, di tutta la proprietà intellettuale accumulata dal costruttore giapponese nei sette anni precedenti. Questo accordo potrebbe tuttavia comprendere un elemento fondamentale, ossia la struttura della Honda presente a Milton Keynes. L’acquisto dell’edificio appartenente alla casa giapponese potrebbe essere giustificato dall’ambizione, rivelata recentemente da Helmut Marko, di trasformare la Red Bull in un vero e proprio motorista a partire dal 2025 o 2026, quando dovrebbero essere adottate Power Unit meno costose e complesse. Irrealistica invece l’ipotesi di accordo con un nuovo grande costruttore, che verosimilmente non vedremo proprio prima della nuova generazione di propulsori.

Uno dei temi più curiosi riguarda poi l’etichetta che potrebbe essere assegnata alla Power Unit acquisita. Se infatti Red Bull dovesse rilevare la proprietà intellettuale della Honda, difficilmente il nome della casa giapponese resterebbe attaccato al propulsore. Ciò potrebbe aprire opportunità interessanti dal punto di vista commerciale, specialmente sul fronte delle sponsorizzazioni. Un’azienda specializzata nell’alta tecnologia, ad esempio, potrebbe essere interessata a mettere il proprio nome su un motore di F1, anche solo per questioni di marketing. E non sarebbe la prima volta che ciò avviene in Red Bull, i cui motori Renault hanno assunto, dal 2016 al 2018, la denominazione TAG Heuer (che tuttora è sponsor del team anglo-austriaco). Oppure, potrebbe semplicemente (e noiosamente) imprimere il proprio marchio sulla Power Unit Honda.

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