Il capo tecnico della Red Bull Formula 1 Adrian Newey afferma di non ricordare un momento in cui la sua squadra ha dovuto affrontare una raffica di “politica e lobbying” come quest’anno.
Il team con sede a Milton Keynes è bloccato in una lotta serratissima per il campionato del mondo con la rivale Mercedes. Lewis Hamilton in Ungheria è riuscito a riprendersi la leadership del campionato di Formula 1 nei confronti di Verstappen, nonostante il suo, iniziale terzo posto, e adesso secondo a causa della squalifica di Vettel.
Ma oltre alla battaglia in pista, la stagione ha visto la sua giusta dose di scontri con la FIA. Che è stata spinta a emanare direttive tecniche su ali flessibili, pressione dei pneumatici e pit stop. Tutti questi interventi sembrano essere stati mirati contro la Red Bull. Sebbene nessuno di essi abbia finora fatto una differenza notevole sulle sue prestazioni.
Ma per Adrian Newey, che fa parte della Red Bull dal 2006 ed è stato coinvolto in tutti i suoi successi in campionato, dice che il livello degli imbrogli dietro le quinte è stato maggiore di quanto abbia mai sperimentato prima.
“In molti modi è un complimento per la squadra trovarsi sotto tale controllo da parte di altri”. Ha detto in un’intervista pubblicata sul sito web della Red Bull. “L’abbiamo già sperimentato, ma non riesco a ricordare un momento in cui abbiamo ricevuto lo stesso livello di politica e lobbying dietro le quinte contro la nostra auto”.
“Non mi piace mai particolarmente l’analogia della guerra, ma è un’analogia decente e devi considerare ogni aspetto possibile per migliorare la tua posizione competitiva. Questa è la natura della F1, e una delle cose che la rende così stimolante. Ma sono la frequenza e l’intensità di quest’anno che sono abbastanza significative”.
Riflettendo sulla saga delle ali flessibili emerse al Gran Premio di Spagna, Newey ha affermato che il più grande ostacolo alla repressione non è stato quello delle prestazioni. Ma più i costi legati alla necessità di rafforzare i loro componenti.
“Per quanto riguarda l’ala posteriore flessibile, sicuramente non eravamo l’unica squadra ad avere quel problema”, ha detto. “Ma ovviamente, quando la Mercedes ha iniziato a fare rumore, non erano preoccupati per quello che stava facendo l’Alfa. Erano solo preoccupati se stavamo ottenendo un vantaggio, cosa che in realtà non ottenevamo. Ma c’era un’implicazione di costi nel cambiare quella parte che ovviamente faceva male. È comunque una grande testimonianza della profondità della nostra squadra se possiamo rispondere ai cambiamenti. Ed è un ottimo esempio se quando la nostra squadra viene messa in un angolo, possiamo uscire combattendo e continuare ad essere altrettanto competitivi”.