Lewis Hamilton, con una gara fatta di concretezza (e d’affidabilità “granitica” della sua Mercedes) compie un passo decisivo verso il 4° titolo mondiale.
Vettel, dopo attimi di panico in griglia pre-partenza, deve abbandonare la gara (e, con ogni probabilità, le ambizioni iridate) per un problema ad una candela.

I sogni (forse) muoiono all’alba (italiana) per la Ferrari.
L’ennesimo problema d’affidabilità (aggiunto alla concausa “sfortunata” delle tempistiche con cui si sono verificati, sempre quando era ormai troppo tardi per risolverli), toglie il sorriso agli uomini di Maranello e fa aumentare i rimpianti.
Soprattutto quando, nelle ultime tre gare, vi era la possibilità, viste le prestazioni della SF70-H, di conquistare altrettanti probabili successi (con due possibili “doppiette”).

A tradire la monoposto del pilota tedesco è stato oggi un problema ad una candela, riscontrato già nel giro di formazione e manifestatosi clamorosamente subito dopo lo start (dove Vettel, pur partendo dal lato sporco, aveva comunque avuto un buono spunto).

Una componente più complessa rispetto a quel che si potrebbe banalmente pensare, fornito dalla giapponese NGK, e che integra il sistema d’iniezione con micro pre-camera MAHLE TJI (Turbulent Jet Ignition), fulcro del sistema di combustione della parte termica della Power Unit “rossa”.

Ora occorrerà fare in Gestione Sportiva una grande opera di verifica e di controllo qualità, sia sui componenti prodotti internamente sia su quelli, come negli ultimi due casi, realizzati dai fornitori esterni.
Il tutto senza perdere in lucidità e serenità, e, soprattutto, senza quel clima da “epurazioni” che minerebbe il lavoro e la solidità di un gruppo che ha dimostrato, finora, capacità straordinarie, vedendo da “dove” partiva la Ferrari rispetto alla Mercedes “dominatrice” delle ultime 4 stagioni.

Di tutto ciò “ringraziano” Lewis Hamilton e la Mercedes, vicinissimi al doppio traguardo iridato (quarto di fila dall’epoca d’introduzione delle Power Unit), che potrebbe essere celebrato già nella prossima gara di Austin (Mercedes 540 a 395 punti su Ferrari, Hamilton 306 a 247 su Vettel, su cui gli basterà guadagnarne altri 16 per laurearsi tetra-iridato come il rivale tedesco).

Una Mercedes che nonostante la perentoria pole-position di ieri, aveva però mostrato nuovamente i suoi problemi con le alte temperature e la gestione delle gomme (oltre ad un problema di “vibrazioni anomale” alla P.U. , accusato da Hamilton dopo la ripartenza dalla VSC, ed ancora da accertare).

Oggi, con 43° asfalto, ha infatti dovuto gestire l’usura dei compound Pirelli Red Super Soft e Yellow Soft, rintuzzando il passo della Red Bull di Verstappen (utilizzando anche il “tappo”, fornito dall’ “ossequioso” team-mate Bottas, quando l’olandese si faceva troppo minaccioso negli specchietti dell’anglo-caraibico).

Il ritmo gara è sembrato, comunque, inferiore a quello mostrato dalla Ferrari nelle prove libere del venerdì. E la cosa non fa che aumentare i rimpianti per gli uomini del Cavallino.

Una gara che, persa da subito la lotta per l’iride, ha perso di pathos (vedremo ora se, con il duello iridato quasi deciso, ne risentirà anche l’audience televisiva).

Unici episodi particolari le adozioni della Virtual Safety Car. Dove va notato il fatto di come le Mercedes, ogni volta, riescano quasi “furbescamente” a guadagnare secondi sugli avversari quando non potrebbero.
Un sistema, quello della VSC, implementato male dalla Federazione, sicuramente da rivedere (o da abbandonare in favore di soluzioni migliori).

Ora 4 gare ci separano dal termine del Mondiale.
Quattro gare dove la Ferrari, con orgoglio e (ci auguriamo) lucidità, cercherà di sistemare i suoi problemi e di mostrare il vero potenziale della monoposto (magari sperimentando anche in chiave 2018).
Cercando quante più vittorie possibili ed “osservando quel che accadrà”.

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

 

 

 

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