In testa alla classifica della MotoGP dopo i primi 3 round: la stagione di Andrea Dovizioso e della Ducati non poteva iniziare in un modo migliore. Il pilota italiano ha 54 punti mentre Valentino Rossi ne ha 51, Alex Rins 49 e Marc Marquez 45.

Lo scorso dicembre 2018 Andrea Dovizioso ha trascorso un pomeriggio a Curno, nella sede di Brembo Racing , dove vengono progettate, prodotte e testate le componenti frenanti utilizzate in MotoGP, Formula 1 e nelle altre competizioni motoristiche internazionali.

E ancora una volta ha confermato quello che dicono tutti i tecnici che hanno lavorato con lui nel Mondiale e che gli è valso l’appellativo di pilota-ingegnere, per la sua capacità di analizzare il comportamento della moto in maniera scientifica e la bravura nello sviluppo della moto, come ha dimostrato con la Desmosedici.

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Lo stile di guida

Fin dall’ingresso nello show room dove sono esposte le combinazioni di pinza e disco freno delle monoposto di Formula 1 e dei prototipi, Dovizioso ha iniziato a fare domande. E ha continuato a sottoporre i suoi interrogativi agli ingegneri anche nello stabilimento dove sono prodotti i freni della MotoGP.

«Ho visto tanta precisione e un livello ingegneristico che potevo immaginare ma finché non lo vedi non ci credi. C’è un controllo e una serietà nel lavoro e nel materiale utilizzato pazzesco, d’altra parte il freno è un aspetto fondamentale delle corse» ha dichiarato prima di riprendere la strada verso Borgo Panigale.

Andrea ha un modo personale di concepire la frenata: «Sono molto esigente con i freni perché sono sempre stato uno dei maggiori staccatori e ho sempre avuto un feeling particolare con i freni. Per me è fondamentale averli reattivi e precisi. Io sono solito frenare usando le due dita sulla leva anteriore».

La pompa pollice

A partire dal 2017 Andrea Dovizioso è l’unico pilota che è riuscito a impensierire in maniera continuativa Marc Marquez. Lo dimostrano i secondi posti nella classifica finale del 2017 e 2018, ma anche i GP vinti: 16 lo spagnolo, 11 Dovizioso, mentre nessuno degli altri piloti ha ottenuto più di 4 vittorie complessive in MotoGP.

Forse è solo una coincidenza, ma questo periodo è coinciso con la diffusione dell’utilizzo della pompa pollice: questa soluzione venne ideata per aiutare Mick Doohan a tornare a guidare in 500 dopo l’incidente nelle prove del GP d’Olanda del 1992 in cui rischiò l’amputazione della gamba destra, rimasta schiacciata.

Per permettergli di utilizzare ancora il freno posteriore, vista l’impossibilità di avvalersi del piede destro, i tecnici Brembo progettarono la pompa pollice: anziché con il pedale di destra, il freno posteriore è azionato da un comando a mano posto sulla sinistra del manubrio. Questa ingegnosa soluzione ha aiutato l’australiano a vincere 5 Mondiali consecutivi della classe 500, dal 1994 al 1998.

Dovizioso però non ha iniziato a usarla da poco: «Usavo la pompa pollice già in HRC, poi l’avevo accantonata. L’ho reinserita in Ducati e mi fa piacere vedere che tanti piloti l’hanno riscoperta. Io però la uso solo nelle curve a destra perché in quelle situazioni, a centro curva, non hai la possibilità di usare il freno posteriore con il piede. Per riuscirci, alcuni tengono il piede in avanti, altri lo spostano sulla punta della staffa».

Alcuni si servono della pompa pollice per evitare il pattinamento in curva, ma Dovizioso esclude questo utilizzo: «La potenza che puoi esercitare con il dito sulla pompa pollice è comunque minore rispetto a quella che puoi esercitare con il piede. Ed è per questo motivo, infatti, che la uso solo quando la moto ha la massima angolazione di piega».

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La frenata sul bagnato

Andrea Dovizioso è anche stato il secondo pilota da sempre a vincere una gara della MotoGP  con i dischi in carbonio sotto la pioggia. L’ha fatto al GP del Giappone 2017 nonostante la pioggia non abbia dato tregua ai piloti per tutti i 24 giri: quel giorno la temperatura dell’aria non superò mai i 14 gradi Centigradi e quella dell’asfalto i 15 gradi Centigradi.

Dovizioso è entusiasta di questo impiego: «È una bella novità perché ci dà la possibilità di avere un freno più costante, come sull’asciutto, e per uno che stacca forte come me è fondamentale. Certo, è una situazione non facile da gestire e non è facile tenerli in temperatura quando fa veramente freddo, ma per me rappresenta un grandissimo passo in avanti».

Sotto la pioggia, sempre con i dischi in carbonio, Dovizioso si è poi ripetuto al GP di Valencia 2018: «Abbiamo corso in situazioni molto al limite ma siamo riusciti a farli funzionare bene. Nell’intervallo tra le due gare (il GP fu interrotto e poi fatto ripartire; ndr) abbiamo fatto una modifica alla moto e ho potuto spingere un po’ di più in frenata».

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Il passato e il futuro

Da oltre un decennio, Dovizioso utilizza i freni Brembo : «In 125 e 250 i margini di personalizzazione dei freni sono molto limitati. Devi solo trovare il tuo set-up e il resto arriva di conseguenza. Invece in MotoGP  è tutto molto estremo e nell’ultimo decennio i freni sono cambiati tanto: è aumentato sia il diametro dei dischi sia l’altezza della fascia frenante con diverse combinazioni disponibili. Anche le pinze freno hanno seguito un’evoluzione tecnologica notevole combinata ad un aumento delle opzioni di scelta a disposizione di ciascun pilota. Adesso stiamo andando in un contesto dove non ci sono più limiti».

Come ogni pilota di talento, anche Dovizioso presenta richieste specifiche ai tecnici che allestiscono la sua Ducati: «A me piace avere molta reattività e avere meno gioco possibile sulla leva, prima dell’attacco. C’è stato un grosso lavoro da parte di Brembo su quest’aspetto nel corso degli anni al fine di migliorarsi. Correre con una moto italiana e con i freni italiani fa ancora più piacere quando si ottengono i risultati».

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