Attraverso il libro scritto da Tommaso Ebhardt dedicato e intitolato “Sergio Marchionne”, sono stati svelati alcuni retroscena riguardanti l’ex presidente della Ferrari circa i suoi obiettivi con la Ferrari, la promozione di Mattia Binotto e il suo piccolo “debole” per Max Verstappen.

Sergio Marchionne, è stato presidente della Ferrari dal 13 ottobre 2014 al 21 luglio 2018 (4 giorni prima della sua scomparsa). Durante tutto il percorso della sua presidenza nell’azienda italiana, il manager italo-canadese aveva un solo e unico pensiero: l’ossessiva volontà di riportare in alto la Ferrari come era riuscito a risollevare le sorti di Fiat e Chrysler.

Nell’estate del 2016, Marchionne aveva dato inizio alla rivoluzione che avrebbe permesso alla Ferrari di ritornare in alto. Nella parole dette dall’ex numero 1 del Cavallino in quell’estate prima della promozione del nuovo direttore tecnico, c’è un chiaro riferimento implicito a Mattia Binotto, uomo di fiducia della stesso Marchionne e che egli stesso aveva promosso a capo della direzione tecnica dopo l’uscita di James Allison (con il quale non ha mai avuto un grande rapporto di fiducia) e che da quest’anno è anche il team principal della scuderia di Maranello.

Questo è uno dei piccoli retroscena svelati dallo splendido libro simil biografia “Sergio Marchionne” di Tommaso Ebhardt (Ed. Sperling & Kupfer) riportato da Daniele Sparisci tramite il Corriere della Sera.

Il 2016: anno della svolta

Come estrapolato dal libro, il 2016 è stato un anno di svolta per l’amministratore delegato del gruppo FCA. Marchionne, raggiunto l’obiettivo della messa in borsa dei titoli della Ferrari che stavano già dando dei profitti record, vide però la fatica della Gestione Sportiva nel riuscire a battere la Mercedes in pista. L’ultimo obbiettivo dell’ex numero uno, che suonava come un ossessione, era quello di riuscire a conquistare il Mondiale a tutti i costi. Quell’ultimo obbiettivo, come scrive l’autore, che una volta raggiunto avrebbe potuto portare Marchionne a lasciare il posto di presidente e lasciare) l’incarico alla famiglia Agnelli.

«Voglio seguire lo stesso schema che ha funzionato in Fiat e Chrysler, eliminare le gerarchie, puntare su persone in azienda che sono pronte a dare l’anima per noi. La Ferrari ha le risorse interne sufficienti per farcela, Binotto è chiaramente una di queste. È il mio ultimo grande obiettivo: vincere in Formula 1, un traguardo non negoziabile»

Le difficoltà incontrate in pista si rivelano molto più difficoltose da risolvere al contrario di quelle finanziariamente presenti quando Fiat era sull’orlo del baratro: motivo del quale Marchionne fece la voce grossa e creando dubbi sui mancati risultati in pista, una voce tanto grossa da non passare inosservata e che prese di mira l’allora “parafulmine” Arrivabene.

Il dubbi su Vettel e la passione per Verstappen

Stessi dubbi che nella mente del Presidente erano sorvolati sul conto di Sebastian Vettel, tanto che a fine 2017 durante l’ultima cena natalizia prima della sua scomparsa rivelò:“Non sembra un tedesco, ha un animo latino».

L’italo-canadese aveva confidato di avere un debole per un giovane olandese dalle belle prospettive e anch’esso come Vettel, di scuola Red Bull : Max Verstappen. La passione per “l’olandesino” si spegne sul nascere e decide di dare fiducia a Sebastian Vettel.

Sempre come riporta il libro, la stagione 2017,la prima con Binotto direttore tecnico e con al timone della GES Maurizio Arrivabene, è l’anno che interrompe il digiuno di vittorie che aveva caratterizzato il burrascoso 2016: arrivarono 5 vittorie.

Il 2018: la scomparsa di Marchionne

Le prospettive del 2018 sembravano davvero più rosee, visto lo scoppiettante inizio di stagione con due vittorie in Australia e Bahrain e altrettante Pole position in Cina e Azerbaijan (non concretizzate con una vittoria alla domenica) ma che avevano dato lustro al potenziale del Cavallino nelle prime gare della stagione.

Quando sembra che il mondiale abbia intrapreso la strada in direzione Via Abetone Inferiore, a fine giugno Marchionne entra in ospedale per una piccola operazione e chiunque era ignaro della criticità della situazione clinica del ex presidente…

Tommaso scrive: «Marchionne aspettava con impazienza i Gp estivi, non vedeva l’ora di tornare a Monza per cancellare il disastro del 2017 e prendersi la rivincita».

Tutto ciò non avverrà mai. E mentre Vettel vince “a Casa loro” (detto nel team radio a fine gara in riferimento alla Mercedes) a Silverstone prendendosi la leadership del campionato prima dell’incubo Germania, il cellulare del Presidente tace e mai più parlerà.

Il resto si conosce, poiché Marchionne muore il 25 luglio nell’ospedale di Zurigo. Una morte che ha segnato la sorte della Ferrari e del campionato 2018, con l’ultima vittoria del 2018 targata Vettel in Belgio, prima che le lotte interne, i rimpianti e lo stato confusionale presente nella GES prendesse il sopravvento, condizionando un mondiale finito nuovamente nelle mani della Mercedes e di Lewis Hamilton (matematicamente consegnato in Messico). John Elkann, sostituto dello scomparso Marchionne, esegue le ultime “volontà” dell’italo-canadese, assegnando il ruolo di team principal a Mattia Binotto, come il suo predecessore avrebbe voluto fare.

Binotto su Marchionne:”Ha scelto un direttore tecnico che non ha mai progettato una vettura. È stata una scommessa” 

Proprio in una recente intervista con Mattia Binotto, il tecnico nativo di Losanna era a conoscenza della possibilità di essere promosso ma ciò che non si aspettava, era di poter diventare direttore tecnico della Ferrari in un annata travagliata come quella del 2016.

“È stato un passaggio completamente inaspettato” – ha detto Binotto “Marchionne mi aveva già promosso a capo dei motori nel 2014 ma credo che con la seconda nomina volesse rompere gli schemi, non solo qui alla Ferrari ma nella F1.”

Il 49enne spiega quelle fosse il rischio della scelta di Marchionne:“Ha scelto un direttore tecnico che non ha mai progettato una vettura. È stata una scommessa che ha a che fare con questa organizzazione orizzontale, con la quale continuiamo a lavorare”.

Marchionne e il retroscena

“Glielo racconto ma lei non scriva una riga. È troppo importante per noi, solo chi ha nel sangue la passione Ferrari darà tutto per tornare primi”.

Queste furono le parole che Marchionne disse a Ebhardt durante una cena, prima della formalizzazione ufficiale dell’affidamento del comparto tecnico a Mattia Binotto, nel 2016.

Giuly Bellani

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