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F1 – Todt: “Non invidio il lavoro dei commissari di gara”

Intervistato da beIN SPORTS, Jean Todt ha parlato del duro lavoro dei commissari e ha raccontato memorie legate a Schumacher e Senna.

Dopo 12 anni, a fine 2021 Jean Todt lascerà la prestigiosa carica di Presidente della FIA, che sarà eletto nel prossimo mese. Ospite della trasmissione Salon VIP del network francese beIN SPORTS, l’ex Team Principal della Ferrari ha quindi regalato possibilmente una delle sue ultime interviste in qualità di capo della Federazione, rivelando aneddoti del passato e mostrando il suo punto di vista su questioni di attualità come quella dei commissari o il duello tra Lewis Hamilton e Max Verstappen.

“Penso che la lotta sarà infuocata fino a fine stagione.” – ha esordito l’ex Team Principal della Ferrari, citato dall’edizione francese di Motorsport.com, parlando dei tanto criticati commissari di gara della F1 “Vista la mia posizione di Presidente della FIA, sarebbe inopportuno da parte mia criticare ciò che fanno i commissari, gli arbitri del nostro sport. In tutta sincerità, dico spesso che non invidio il loro lavoro. Non vorrei trovarmi al loro posto. Credo che sia importante, nel mio ruolo, mantenere una certa integrità e assicurarsi che le decisioni non siano prese da me, bensì da chi ne ha la responsabilità. Parlo spesso di ciò che accade durante un Gran Premio, come le penalità e molto altro. Però il mio compito è assicurarmi che ci siano le persone più competenti possibile a svolgere questi compiti”.

Todt ritiene tuttavia che anche i piloti svolgano un ruolo di modello per i giovani, soprattutto coloro che corrono nella categorie propedeutiche: “Non bisogna dimenticare che piloti come Hamilton e Verstappen sono degli esempi per milioni di giovani, non solo quelli che guidano in strada, ma anche quelli che gareggiano in questo sport. Se, ad esempio, viene tollerata un’infrazione di Hamilton, poi un pilota di F3, F4 o dei Campionati Turismo non comprenderanno perché invece loro sono stati penalizzati. Molte volte non è facile, perché l’emozione e l’adrenalina prevalgono e si possono fare cose che, quando alla fine scende la pressione, si capisce che andavano evitate. Però in questo caso il pilota, chiunque egli sia e in qualsiasi categoria corra, deve considerare e rispettare tutte le misure di sicurezza fino al momento in cui ferma la vettura”.

todt Ferrari

Il francese ha poi ripercorso l’album dei ricordi, soprattutto quelli legati a Michael Schumacher e Ayrton Senna: “Con Michael avevamo le medesime ambizioni per la Ferrari. Abbiamo capito molto velocemente che l’uno aveva bisogno dell’altro. […] Non l’ho mai considerato il più grande di sempre, perché credo che sia difficilissimo trovarne uno. Ci sono piloti che hanno segnato un’epoca, come ai loro tempi Fangio e Clark, ma anche Michael ed oggi Hamilton. Però era tutto diverso, non credo che si possano confrontare le varie epoche. […] Subito dopo il mio approdo in Ferrari avevo proposto a Senna di venire a Maranello nel 1995, ma lui voleva anticipare di un anno. Noi però avevamo già due piloti sotto contratto, Alesi e Berger. Quando gli ho spiegato la situazione, lui ha continuato a spingere ma ho mantenuto le mie parole e gli ho offerto un contratto per il ’95. Poi sappiamo tutti, purtroppo, cosa è accaduto. […] Io volevo un top driver eliminare la scusa del pilota, perciò abbiamo puntato su Michael”.

Gianmaria Lera

F1 writer for Newsf1.it | FIA accredited | 📍Lucca

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