Mercedes è stata padrona in patria, o meglio, grazie ad Hamilton, ha sfruttato tutte le doti migliori della vettura per trovarsi dove era necessario essere quando è accaduto l’ingenuo errore ferrarista. A ben vedere sembra un auto imbattibile quando tutto funziona, ma bisogna accertarsi che tutto funzioni.

Forse, per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, all’interno del team potrebbero esserci opinioni discordanti e non sempre sembrerebbe così semplice trovare una via di uscita.

Si, perché in fondo, nonostante i pareri contrari di tutto il resto del team, lo stesso Hamilton ammette che i problemi al cambio hanno provocato quel dannato passaggio sui cordoli in fase di qualifica e non il contrario. Insomma, la macchina era già bloccata in 4° marcia prima di uscire di pista cosi malamente…e potrei anche crederci.

In effetti la storia insegna e se provassimo a svolgere una breve analisi di quanto accaduto dal gran premio di Francia fino ad ‘ora potremmo renderci conto che non è tutto oro quello che brilla.

Proviamoci: proviamo ad effettuare la conta dei ritiri in quest’ultimo lasso di tempo, cosi da renderci conto che il 50% degli stessi, e si consideri solo ed unicamente ritiri per guasti meccanici, riguardano un motore Mercedes.

Solo il 10% dei propulsori Ferrari ha subito dei danni mentre a pari merito concludono Renault e Honda: 20% della totalità per ciascuna marca.

In effetti c’è da dire che la gara svoltasi al Paul Ricard è stata particolarmente stressante dal punto di vista delle temperature e posso assicurare che il caldo era torrido: ero lì, e cercavo ristoro ovunque ci fosse anche solo un filo di aria condizionata.

Media delle temperature durante il weekend Francese: 29°.

Così non è stato durante la corsa svoltasi in occasione dell’appuntamento austriaco, dove il valore massimo di temperatura registrato è stato 23°. Non per questo le Mercedes sono andate meglio e anche per questo caso ho sviluppato una mia semplice teoria.

Un aggiornamento aerodinamico come quello mostrato dalla casa tedesca in occasione del GP di Austria, che reputo davvero efficace per ciò che riguarda la riduzione di resistenza aerodinamica, non credo che abbia portato lo stesso vantaggio alle temperature sotto la scocca.

Foto Destra Albert Fabrega elaborazione Aimar Alberto

 

Inclinare le prese d’aria (figura precedente) di modo da consentire una maggiore possibilità di fuga del flusso in arrivo, potrebbe creare una conseguenza negativa non piacevole (inserisco il LINK alla descrizione approfondita della soluzione tecnica per far capire meglio il discorso):

Se un flusso urta contro una parete obliqua, riesce a “scivolare” via di lato senza perdere tutta la velocità. Al contrario, sbattendo contro una parete perfettamente perpendicolare, la corrente urta più violentemente, perdendo tutta la velocità relativa. Tradotto: lo stesso problema può essere affrontato dal punto di vista delle pressioni che si generano sull’ingresso del condotto. Se una certa quantità di molecole preme più forte su una presa d’aria perfettamente perpendicolare, la pressione finale che si scarica sulla presa stessa cresce. In tal caso, una maggiore porzione di aria sarà spinta all’interno del condotto di raffreddamento, smaltendo più calore.

Con la presa d’aria obliqua, seppur migliorando l’efficienza aerodinamica, lo smaltimento di calore è stato ridotto e, testimoni tutti, le due auto si sono fermate per guasto meccanico in fase di gara, durante il gran premio che ha visto introdurre le nuove soluzioni tecniche.

Se non bastassero queste mie supposizioni che elencate brevemente hanno riguardato, percentuali di rottura dei motori, conferme di un guasto prima del passaggio sul cordolo assassino e ragionamenti su una nuova presa d’aria un po’ estrema, Proviamo ancora con una ulteriore osservazione.

L’unica auto a necessitare di uno sfogo verso l’alto appartiene alla stella a tre punte. Su altre vetture non sono visibili soluzioni analoghe.

Potrebbe anche questo essere indicazione di una criticità nel gestire il calore che si trova sotto la copertura. In questo senso, il mio suggerimento, è quello di non dare per vinta qualsiasi altra squadra e di considerare i fattori a lungo termine.

La casa tedesca dovrà molto probabilmente, verso fine campionato, porre l’attenzione alle sue power unit. Il calendario è ancora davvero lungo e questo ping pong in corso per la prima posizione delle classifiche non è di certo finito. Gran premi in terre calde e su piste complesse stanno per arrivare e ancora non è stato tratto il dado che segnerà il vincitore. Stiamo a guardare per una seconda parte di anno che si prospetta intricata!

A presto da Alberto Aimar

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