La stagione del Cavallino è stata negativa tranne che per la piccola parentesi successiva alla pausa estiva. Positivo il debutto di Leclerc, disastroso Vettel. Il 5 in pagella è il massimo a cui si potesse ambire.

Il mondiale della Ferrari si è rivelato una Caporetto, specialmente se si pensa ai grandissimi risultati ottenuti nei test invernali di Barcellona. La SF90 ha sofferto per tutto l’arco della stagione di enormi carenze di carico aerodinamico che le hanno impedito di competere alla pari con la dominante Mercedes W10. Il Cavallino ha in parte salvato il 2019 con le tre vittorie consecutive messe insieme dopo la pausa estiva e le nove pole position. In qualifica il rendimento è quasi sempre stato positivo ma la domenica i problemi di gestione sugli pneumatici si sono rivelati fatali per le ambizioni di gloria della rossa. Il voto 5 è il massimo a cui si può ambire in un’annata insufficiente come quella appena terminata.

Il debutto in Australia aveva subito fatto scattare l’allarme: Sebastian Vettel e Charles Leclerc hanno chiuso fuori dal podio con quasi un minuto di ritardo dal vincitore Valtteri Bottas, ma il Bahrain aveva ridato delle certezze che sembravano svanite. Il monegasco ha staccato la pole precedendo il compagno di squadra per poi dominare la corsa. L’affidabilità è stato un altro tallone d’Achille di questa monoposto ed infatti la power unit di Charles ha accusato un problema tecnico cedendo la vittoria a Lewis Hamilton. Dalla Cina in avanti la Ferrari ha totalmente alzato bandiera bianca, tornando in lotta per la vittoria solo in Canada ed in Austria dove la FIA prima e Max Verstappen poi hanno tolto ai due alfieri in rosso di portare a casa il colpaccio.

Dopo la batosta del minuti di gap in Ungheria, i successi del monegasco a Spa e Monza hanno dato respiro al Cavallino che ha in seguito portato a Singapore un nuovo pacchetto in grado di far rinascere la vettura permettendogli di piazzare una splendida doppietta. Dopo le pole di Sochi e Suzuka è nata la questione relativa all’unità propulsiva e sono arrivati i controlli FIA che hanno misterioriosamente ricondotto la Ferrari nel ruolo della comprimaria, con un finale di stagione in calando che lascia presagire un 2020 da iniziare all’inseguimento.

Ad Abu Dhabi il gap è tornato superiore ai quaranta secondi da Hamilton e la speranza è che il lavoro invernale porti i risultati sperati. Il 5 in pagella può apparire anche magnanimo visto gli incredibili errori strategici in cui è spesso incappato il muretto. Un ulteriore appunto va fatto ai meccanici in situazioni di pit stop, visto che quasi ad ogni week-end c’è un cambio gomme che dura ben oltre i sei secondi. La nota positiva è sicuramente l’annata di Leclerc che ha ottenuto più pole di tutti staccando i primi due successi in carriera. La stella del Principato ha commesso i suoi errori, ma al primo anno a Maranello ha rivilato 24 punti ad un quattro volte del mondo in classifica. Vettel esce demolito da questo confronto e l’inverno per lui non sarà affatto facile. Lavoro complesso anche per Mattia Binotto che la prossima annata dovrà gestire due prime guide, al netto di una vettura finalmente competitiva e con le carte in regola per riprendersi il mondiale.

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