Il weekend di Lewis Hamilton ad Imola ha confermato quanto la testa dei piloti sia un fattore fondamentale in F1.
Il GP del Made in Italy e dell’Emilia Romagna tenutosi domenica scorsa ad Imola ha rappresentato con ogni probabilità uno dei peggiori weekend della straordinaria carriera di Lewis Hamilton in F1. Il britannico, complice anche il minor tempo a disposizione per trovare il giusto assetto della vettura, non ha mai trovato il feeling giusto con la W13, confermatasi ancora una volta un progetto non vincente. Sin dalle qualifiche, anticipate al venerdì nel format della Sprint Race, si è visto che per il sette volte campione del mondo c’era ben poco da fare: Hamilton ha infatti ottenuto solo il tredicesimo posto in griglia, per poi chiudere quattordicesimo la mini-gara del sabato e, di nuovo, tredicesimo nel Gran Premio di domenica. Un fine settimana totalmente anonimo, nel quale tuttavia il suo compagno di squadra, George Russell, è riuscito a conquistare una fantastica quarta posizione.
Il confronto tra i due, anche in Classifica Piloti, per il momento è impietoso: 49 punti per neo-arrivato Russell contro 28 per Hamilton, che in tutta onestà non è stato aiutato nemmeno dalla fortuna in Arabia Saudita e Australia. Ad Imola, tuttavia, si è vista per la prima volta in stagione una sorta di rassegnazione sia nella guida sia nel linguaggio del corpo del pilota inglese. In particolare, le sue interviste hanno delineato uno stato d’animo davvero sconsolato e poco combattivo: “Non è stata una buona sessione e ovviamente sono deluso.” – ha affermato il pilota di Stevenage dopo le qualifiche – “Siamo giunti qui carichi di ottimismo, sapendo che ogni membro del team sta lavorando molto duramente in sede. Però qualcosa non ha funzionato oggi, penso che come squadra non siamo riusciti a massimizzare il potenziale. Non abbiamo fatto alcune cose che invece avremmo dovuto fare, ma comunque continueremo a lavorare alacremente per recuperare posizioni nella Sprint Race. Sarà difficile, ma speriamo che domani il meteo sia più clemente e che si possa rimontare. Bisogna solo continuare a lavorare… Ogni fine settimana è una missione di salvataggio“.
Dall’altro lato del garage, Russell, per quanto realista, ha invece sempre mostrato un lato più ottimista e, in generale, una carica diversa rispetto a quella del compagno di squadra. Giunto sempre a testa alta di fronte alle telecamere, non ha mai definito il weekend una “missione di salvataggio”, bensì ha parlato di una “situazione non ideale”, affermando che dalle qualifiche alla domenica “si può solo migliorare”. Al sabato, nonostante un altro risultato deludente, il giovane britannico è rimasto concentrato sulle possibilità in vista della gara, affermando che: “E’ stato chiaramente un weekend complesso, probabilmente nelle prime tre gare abbiamo ottenuto più di quanto meritassimo, mentre oggi è avvenuto il contrario. […] Non possiamo fare molto da oggi a domani, ma cercheremo di venire a capo dei nostri problemi e sfruttare ogni occasione”. Tutt’un altro approccio rispetto a quello di Hamilton, che nelle poche battute rilasciate alla stampa ha dichiarato che: “Abbiamo sbagliato il progetto quest’anno, ma tutti stanno lavorando molto duramente per migliorare questo pacchetto. Possiamo solo sperare di progredire e comprendere meglio la vettura. Non siamo in lotta per questo campionato”.
Alla fine, le dichiarazioni di Russell si sono rivelate di ottimo auspicio per il Gran Premio di domenica: l’inglese ha sfruttato il caos alla partenza per guadagnare moltissime posizioni, poi si è sbarazzato rapidamente di Magnussen e infine è riuscito a difendersi da un Bottas in stato di grazia. Il tutto mentre la gara di Hamilton, bloccato prima (sul bagnato) dietro a Stroll e poi (sull’asciutto) dietro a Gasly, proseguiva di male in peggio. Se poi in un periodo in cui le prestazioni individuali e di squadra sono poco incoraggianti si aggiunge la sfortuna, manifestatasi in questo caso con il trenino DRS che si è formato dietro alla vettura di Albon, il risultato non può che essere deludente. Ma perché Hamilton, da sempre un grande uomo squadra, all’improvviso sembra essere rassegnato a un destino da comparsa nel mondiale 2022?
Lo stile di guida di Hamilton, che tende a ritardare la frenata e portare molta velocità in curva, è certamente limitato dal porpoising di cui soffre la W13, ma il grande talento del numero 44 dovrebbe permettergli, come visto in Bahrein, di adattarsi ad una vettura più nervosa e instabile. Il cambio di compagno di squadra, inoltre, difficilmente può aver inciso sull’aspetto mentale di un campione che non ha più nulla da dimostrare. E se invece si trattasse di una questione di tempo? A 37 anni, ormai, l’inglese sa di avere le gare contate e di non potersi permettere una stagione fallimentare se vuole superare definitivamente Michael Schumacher in vetta all’albo d’oro dei mondiali conquistati. L’attuale situazione della Mercedes, tuttavia, ha realisticamente reso il mondiale 2022 un lungo ed estenuante calvario per l’inglese, che in questi casi, come ha affermato Nico Rosberg ad Imola, tende a perdere la motivazione. Inoltre, il distacco da Red Bull e Ferrari è elevatissimo e non sembra affatto in fase di miglioramento.
La situazione di Russell è invece agli antipodi: il giovane britannico è appena giunto nella scuderia di Brackley e non ha né pressioni esterne né fretta di vincere, dato che con ogni probabilità avrà più di dieci anni per farlo. Con la consapevolezza, inoltre, di trovarsi in un team di altissimo livello, che nonostante le difficoltà di inizio 2022 rappresenta già un grosso salto in avanti rispetto alla Williams e che ha le potenzialità per tornare in lotta per la vittoria entro i prossimi anni. Se il 2022 dovesse confermarsi una stagione fallimentare, ad Hamilton rimarrebbe invece solo il 2023 per conquistare l’ottavo titolo: il contratto con la Mercedes del sette volte campione scadrà infatti al termine del prossimo anno. E, in caso di mancato successo, difficilmente lo vedremo correre in F1 man mano che si avvicina ai 40 anni.