Il Gran Premio del Bahrein è stata la peggior apertura di stagione possibile per Ferrari F1. Comodamente battuta dalla Red Bull sia sul passo passo gara, sia in termini di affidabilità non si è dimostrata all’altezza ma, al termine della gara, il team principal Frederic Vasseur è stato il ritratto dell’unità.

In effetti esistono tutte le ragioni per sperare (perché di questo si tratta, niente di più) che la SF-23 possa fare gare migliori in Arabia Saudita e Australia, grazie alle caratteristiche dei circuiti più vicine alle necessità della monoposto.

Una vera tempesta, se pur mediatica, quella che ha investito il team dopo il rimo gran premio stagionale: Vasseur e la Ferrari sono stati costretti a superare una serratissima serie di controlli da parte dei media, specialmente italiani.

Le dimissioni dell‘esperto tecnico David Sanchez, gli interrogativi sulla leadership dell’amministratore delegato Benedetto Vigna e la notizia che Charles Leclerc ha chiesto rassicurazioni direttamente al presidente della Ferrari John Elkann hanno dominato la copertura delle maggiori testate.

La situazione, se pur parzialmente più  negli ultimi giorni, non è comunque delle migliori. Ci sono speculazioni sul direttore delle corse Laurent Mekies e sul responsabile dei telai Enrico Cardile, voci sul fatto che l’approccio allo sviluppo sia diventato cauto o passivo, e preoccupazioni sul fatto che le dimissioni di Sanchez (e altri potenziali problemi all’interno del reparto tecnico) siano un cattivo presagio per il piano di sviluppo della Ferrari per il 2023.

Molti dei cambiamenti di alto profilo avvenuti durante l’inverno sono stati una vera sorpresa. I sussurri di disaccordo con la dirigenza suggeriscono, inoltre, che alcuni dei collaboratori di lunga data sono partiti, o vogliono partire, causa uno scisma interno.

Anche le prime speculazioni su Mekies e Cardile non sono un buon segno. Nonostante non sia chiaro da dove sono nate o chi abbia chiesto una scossa alla divisione tecnica, sembra troppo presto e troppo fuori dal personaggio di Vasseur.

Che le voci esagerino o meno, a Maranello si respira un’aria di incertezza e (giustificata) preoccupazione che creando l’impressione che le cose possano peggiorare prima di migliorare.

L’ammucchiata della stampa non è da intendersi come un pugnale nella schiena di Vasseur, quanto piuttosto un serio interrogativo sulla gestione di Vigna. L’immagine che si ricava dai media è quella di un’organizzazione che scricchiola sotto il suo stesso peso.

Senza una guida forte e autorevole al vertice, al di sopra di Vasseur, la Ferrari F1 diventa il peggior nemico di se stessa. Storicamente, le interferenze e la cultura della paura di rappresaglie dall’alto portano a salassi, a dita puntate, ad agnelli sacrificali e a passi indietro nell’esecuzione del potenziale della squadra. La cosa migliore che la gerarchia può fare è non fare nulla. Lasciare la squadra in pace.

Vasseur è stato il volto dell’unità in Bahrain e sarebbe una sorpresa se si allontanasse da quel messaggio in Arabia Saudita. Potrebbe respingere speculazioni e critiche, difendere l’organizzazione che gli è stata affidata e insistere sul fatto che le linee di comunicazione tra lui e il suo CEO sono quelle necessarie. Ma raramente c’è fumo senza arrosto. La vera domanda è: da dove viene questa situazione?

La posizione personale di Vasseur sembra forte. La Ferrari non può certo permettersi di perderlo così presto dopo averlo assunto, il che teoricamente rafforza la sua posizione.

Dopotutto, si tratta di un uomo che ha lasciato la Renault dopo una sola stagione, deluso da una leadership disfunzionale. E le domande se sarà lasciato a gestire la squadra come richiesto hanno già dominato i primi mesi del suo mandato.

La Ferrari F1 sarebbe una realtà molto diversa da abbandonare, ed è improbabile che Vasseur sia propenso a prendere una decisione nel breve termine. Ma non resterà certo per il gusto di farlo. Soprattutto se si venisse a creare qualche dubbio sulla sua autorità.

Il Bahrein si è trasformato in una prova più precoce del previsto della sua autorità e, per quanto prematuro possa essere, gli accenni a una potenziale implosione stanno emergendo prima di quanto anche i più grandi critici della Ferrari potessero immaginare.

È necessario correggere la rotta. Qualsiasi tentativo di farlo avrà successo o fallirà in base a quanto danno è già stato fatto e se a Vasseur sarà permesso di continuare a lavorare alle sue condizioni.

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