Cosa significa sviluppare un motore?

Sicuramente tante prove, tante correzioni, tanti test e poi, soprattutto, una serie di conferme in pista.

Le conferme in pista che arrivano di certo da risultati costanti, da lotte al top della classifica e dalla necessità di trovare la migliore performance nelle situazioni più estreme.

Questo, di certo, Mercedes e Ferrari lo sanno molto bene. Loro i propulsori li hanno sempre sviluppati e continueranno per sempre a farlo. Sarebbe impensabile l’opposto. Le strutture e gli ingegneri di cui sono dotate le due squadre, per non parlare dei fondi, sono ben più elevate di molte delle altre squadre che, invece, le devono comprare, le power unit.

È cosi che, fin dall’inizio dell’era ibrida, i due principali team continuano a contendersi i campionati quasi indisturbati. Inizialmente, inoltre, solo la casa tedesca sembrava aver azzeccato la combinazione vincente per fornire il quantitativo di cavalli corretto alle proprie vetture.

Di questo passo, con una infinita esperienza, la rossa e le stelle d’argento sembrerebbero non avere grandi rivali. Certo, perché oramai sembrerebbe che la vittoria non può più sfuggire dalle loro mani e specialmente per il seguente motivo: le vittorie non arrivano più con il solo contributo aerodinamico.

Quel contributo dal flusso di aria che RedBull tanto era riuscita a costruirsi con i 4 campionati vinti (dal 2010 al 2013) di Sebastian Vettel ora non basta più e, purtroppo per lei, la casa austriaca non può ancora puntare su una sua unità motrice.

Questo potrebbe significare un 2019 nuovamente in discesa, anzi, pure peggio: un sorpasso netto dalla squadra/casa produttrice che nel 2018 tanto l’ha fatta faticare dal punto di vista “cavalleria”. Si, perché le forze in gioco non sono solo la Mercedes e la Ferrari.

Entrano nel pieno della competizione, fornendo ora entrambe i loro motori a due team tra i migliori, Renault e Honda.

E allora perché c’è da sospettare che possa avvenire il sorpasso? Perché si potrebbe pensare ad un nuovo anno in ombra per il toro austriaco?

Perché Renault non ha mai smesso di fornire i motori ad un team in crescita, ovvero il suo: Renault Sport Formula 1 Team.

I dati, la casa francese, li ha sempre avuti in diretta e li ha sempre potuti elaborare immediatamente a costi contenuti. Del resto, si denota dalle classifiche costruttori degli ultimi tre anni quanto sia stata valida la crescita della squadra.

Da un 2016 trascorso nelle retrovie, i tecnici hanno trovato il modo di scalare la classifica fino al vertice e per poterlo fare, proprio nel 2018, potevano sfruttare i dati di due vetture davvero molto competitive: la propria e, udite udite, la RedBull.

Invece, il team capitanato da Dietrich Mateschitz, ha compiuto probabilmente due passi risultati prematuri: innanzi tutto svelare così presto le proprie carte a Renault, Le Castellet 2018, 8° appuntamento della stagione.

In secondo luogo, affidarsi a Honda.

Mentre Renault ancora sviluppava i propri motori basandosi sulle auto della propria squadra, RedBull ha intrapreso, soprattutto con Ricciardo, una débâcle tecnica durata per tutta la seconda metà di anno. Gli sviluppi sul propulsore non sono più giunti a destinazione e, in un modo o nell’altro, la squadra austriaca è rimasta sola in mezzo alla mischia.

Contemporaneamente, Honda, Priva della giusta esperienza e reduce da un divorzio con Mclaren, la quale non poteva dare un giusto apporto anche a causa di una aerodinamica non eccellente, poteva affidare i propri sviluppi unicamente alla Toro Rosso.

Mentre i team al top pretendevano prestazioni allucinanti dai propri propulsori, la piccola scuderia italiana ragionava su ben altre tattiche e su ritmi gara assai più calmi e tranquilli. Questo, parere personale, ha impedito di testare i motori Honda al massimo delle necessità che un team di prim’ordine deve cercare. Nessuno può sapere se un motore Honda, a bordo di una vettura come Ferrari, potrebbe mai resistere come un motore prodotto dalla Ferrari stessa e questo perché Honda non ha mai avuto occasioni di tale portata. Mancano le fondamenta per poter credere che le unità propulsive nipponiche possano essere consistenti proprio perché questo genere di dati, questo genere di informazioni, non sono mai state prodotte durante le corse. In termini tecnici, in fin dei conti, ciò rappresenta un mancata esperienze per il produttore.

In tutto questo, ultimo tassello necessario a quello che potrebbe configurarsi come un sorpasso in classifica durante il 2019, la Renault ha visto bene di strappare uno dei migliori piloti nel paddock proprio alla RedBull: Daniel Ricciardo. Un caso? Strategia?

Fatto sta che, a quanto sembra, la squadra francese potrebbe aver giocato per bene le carte a disposizione e esattamente tutte quante contro la diretta rivale nella classifica.

Come promettono dalla dirigenza del team del rombo, la vision 2020 è vicina e c’è grande fiducia nel progetto 2019.

La RedBull ha un grande cavallo di battaglia dalla sua, ovvero il fortissimo Max Verstappen, ma…anche i propulsori saranno davvero cosi all’altezza come annunciato, o servirà ancora tempo per colmare il gap?

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