La prima gara della nuova stagione si è conclusa poche ore fa con la tanto attesa vittoria di una rossa, con Sebastian Vettel, seguito sul podio dalla coppia di piloti delle frecce d’argento, Lewis Hamilton e Valtteri Bottas. Segue in quarta posizione l’altro pilota Ferrari, Kimi Raikkonen, che ha chiuso la gara aggiudicandosi, però, il DHL Fastest Lap in gara, con il tempo di 1.26.538.

Tante le novità in gara, pochi sorpassi, tanta velocità in più, l’Italia protagonista, con la nuova SF70-H completamente italiana con la quale Sebastian Vettel ha guidato il gruppo per la maggior parte della gara, e l’esordio ufficiale in Formula 1 di Antonio Giovinazzi con il team Sauber, in sostituzione di Pascal Wehrlein.
Ciò che salta più all’occhio, guardando sia ai tempi delle qualifiche, sia ai tempi e i gap in gara, è il grande distacco tra compagni di squadra. Ad una prima occhiata, a parte i due Tori e le due frecce d’argento, tutti le coppie sono state divise in griglia. Ma guardiamo nel dettaglio:


Ferrari: Vettel e Raikkonen
Senza dubbio, il primo weekend della stagione è partito con un paio di marce in più per il pilota tedesco che, a parte le FP1, in cui ha pagato il distacco di 1 decimo, ha sempre distaccato il compagno di squadra: 4 decimi nelle FP2, 6 nelle FP3 fino ai 5 decimi del Q3 in qualifica. Effettivamente Ice Man non sembrava davvero a suo agio nelle curve dell’Albert Park. Certo, un miglioramento per Raikkonen, che dopo due anni torna a fare punti nella prima gara (si era ritirato sia nel 2015 e nel 2016), segna il giro veloce, ma conclude la gara si, in quarta posizione, ma a 22.4 secondi dal suo compagno di squadra. Vettel ha fatto un lavoro unico in questo weekend, ma c’è già chi grida alla sostituzione del pilota finlandese, definendolo pilota finito. Ancora. L’anno scorso la stagione di Kimi era partita allo stesso modo, ma ha saputo brillantemente riprendersi nel corso della stagione, stando diverse volte davanti al compagno di squadra. Altri ancora insinuano che la SF70 – H sia stata “cucita addosso” a Seb. Forse si, forse no, ma Ice Man, zitto zitto, riesce a sorprenderci sempre, no?

Mercedes: Hamilton e Bottas
Sulla carta Hamilton batte chiunque. In pratica, quasi. Bottas ha dovuto raccogliere l’eredità di Nico Rosberg, una eredità che consiste in una vettura campione del mondo e un compagno di squadra niente male. C’è chi considera Valtteri come un buon pilota, accostato anche alla Ferrari per sostituire il connazionale Kimi Raikkonen, ma come si dice, di buoni piloti ne è pieno il mondo, o il paddock. Bottas ha pagato l’ingombranza di Hamilton al venerdì con mezzo secondo di svantaggio, per poi recuperare al venerdì mattina di soli 11 millesimi. In qualifica si classifica terzo; in gara mantiene la sua posizione nello stint iniziale, arrivando ad aprire un gap di 8 secondi al 13° giro. Con i pit stop dei primi due riesce ad arrivare in testa al gruppo per 2 giri, per poi riaccodarsi al compagno di squadra. Riesce a mantenere più o meno costante il gap per tutta la seconda metà gara, senza mai impensierire l’inglese, per chiudere in terza posizione a 1.3 secondi da Lewis. Toto Wolff ha ammesso, davanti ai microfoni Sky, di aver “trattenuto” Bottas. Di certo, Toto, non è riuscito a trattenere la frustrazione, soprattutto per via della gara del 3 volte campione del mondo. Lewis scatta in testa, mantiene un gap da Sebastian che non supera mai il secondo e mezzo, ma decide di rientrare ai box in anticipo: alla richiesta di spingere, il campione del mondo risponde “Non posso fare di più”, e la strategia si rivela disastrosa: rientra dietro i due finlandesi e dietro Verstappen, ritrovandosi nel sui scarichi fino alla sosta di Vettel, che riesce a tornare in pista davanti al gruppetto. Lewis sembra, per ora, calmo, un po’ deconcentrato, che abbia davvero ragione? La Ferrari può davvero spaventare la Mercedes?

Red Bull: Max Verstappen e Ricciardo
Possiamo dirlo, il weekend di Ricciardo è stato disastroso: testacoda in Q3, in gara parte dai box, ma è costretto a fermare la sua RB13 dopo soli 27 giri. Un brutto weekend per l’idolo locale, ma e cose non sembrano andare molto meglio per Mad Max: buona gara, trattiene Hamilton per 7 giri prima di rientrare ai box. Termina la gara in 5° posizione, la stessa che si era guadagnato in qualifica. I due piloti Red Bull sembrano spenti in questo primo weekend di gara, come spento è l’umore della Red Bull, che sembra un po’ pagare la PU Renault, ma soprattutto la mancanza delle sospensioni idrauliche, bandite dalla FIA. Conosciamo tutti bene la Red Bull, però, e come l’anno scorso, potrebbero portaci delle sorprese con gli sviluppi.

Williams: Massa e Stroll
Dopo il ritiro più breve della storia della F1, Felipe Massa batte il più giovane pilota in griglia in tutte le sessioni: Lance Stroll va a muro nelle FP3, in qualifica paga un gap di due secondi in Q1 e ritira la monoposto in gara. La decisione della Williams di richiamare il pilota brasiliano, dopo il passaggio di Bottas in Mercedes, risulta azzeccata, guardando all’inesperienza del giovane canadese. A parte la propensione del diciottenne di andare a sfiorare le barriere, dall’on board si nota anche una certa difficoltà per Lance di riuscire a tenere il volante dritto in rettilineo. Sicuramente avrà molto da imparare dal suo compagno di squadra, che, tornando dalla pensione, si mette in tasca un bel sesto posto, pagando però un gap di 83 sec. su Vettel.

Force India: Perez e Ocon
Le due pantere rosa hanno un po’ faticato durante il week-end: la scuderia indiana si è dimostrata la quarta forza del mondiale nella stagione 2016, ma quest’anno Perez e Ocon hanno fatto un po’ di fatica a restare nei pressi della top 10. Il messicano è stato costantemente davanti ad Ocon per tutto il weekend, terminando la gara, doppiato, in settima posizione. Ocon termina decimo, comunque a punti, ma sembra pagare l’esperienza di Perez, avendo corso solamente nella seconda parte di stagione 2016 a bordo della Manor GP.

Toro Rosso: Sainz e Kvyat
I due piloti a bordo della vettura più osservata del paddock sono stati quelli più vicini tra loro sia in gara che in qualifica: entrambi mantengono le loro posizioni di partenza, 8° e 9°, con un Kvyat, quindi, che dimostra di nuovo a tutti di meritare il suo posto in F1 dopo la parentesi negativa del ritorno a Faenza nel 2016.

Renault: Hulkenberg e Palmer
Se Hulkenberg riesce a segnare il quinto tempo nelle FP3 e in Q!, Palmer riesce solo a firmare l’ultimo tempo; il divario tra i due è enorme durante tutto il weekend, con Hulkenberg che resta più vicino alla top 10 classificandosi 11°, mentre Palmer si ritira, ricordando le sue gesta della scorsa stagione.

McLaren: Alonso e Vandoorne
Alla vigilia del primo GP, oltre a parlare dei grandi, enormi problemi della McLaren Honda, c’è chi ha parlato del rapporto tra la nuova coppia di piloti della scuderia di Woking: una accoppiata che ricorda un po’ quella formata nella stessa scuderia solo 10 anni prima. C’era allora Fernando Alonso, fresco bicampione del mondo, e accanto a lui un giovane, ma affamato Hamilton. Quest’anno accanto allo spagnolo c’è Stoffel Vandoorne, (che compie oggi 25 anni), che aveva sostituito proprio Fernando l’anno scorso dopo il Gp d’Australia, conquistando il primo punto stagionale per la McLaren. Le premesse di Vandoorne erano quindi positive, ma purtroppo, anche quest’anno, la Honda non è riuscita a portare una monoposto in grado di lottare per le posizioni che contano. Il pilota belga ha perso il confronto con il samurai spagnolo nella maggior parte delle sessioni, arrivando comunque a concludere la gara. Fernando si ritira, invece, a soli tre giri dalla fine. Difficile contenere tutte le sue dichiarazioni durante il weekend contro la casa motoristica giapponese, ma comunque Fernando riesce anche a restare in decima posizione per buona parte della gara, ma dopo il doppio sorpasso arriva il ritiro. Vandoorne chiude invece con due giri di ritardo.

Haas: Grosjean e Magnussen
Così come la coppia Renault, anche i piloti della scuderia americana frequentano diverse zone della classifica per tutto il weekend, con il francese che resta saldamente in top 10 e il danese che si accontenta delle ultime posizioni. L’highlight è la qualifica di Grosjean 6°, ma la gara è incolore per entrambi, ritirati.

Sauber: Giovinazzi ed Ericsson
Il nuovo orgoglio nazionale ha ricevuto un messaggino sul cellulare, è corso al circuito, è salito in macchina per soli 18 giri nelle FP3, ha mancato il Q2 di pochissimo, staccando proprio il compagno di squadra di soli due decimi. L’obiettivo, per Antonio, era quello di restare in gara, e magari davanti al compagno di squadra. Ma Ericsson esce in curva 2 già al primo giro, per ritirarsi poco dopo. Giovinazzi termina la gara i dodicesima posizione con zero esperienza in Formula 1, dimostrando di meritare un sedile nella categoria suprema anche più di alcuni piloti titolari (e no, non siamo di parte).

di Marika Laselva

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