Formula 1 – Già dai test del Bahrain, è stato chiaro che la RB-19 fosse un’auto completa, estremamente performante, che aveva solo bisogno di verificare in pista i risultati ottenuti al simulatore. Non c’era niente da mettere a posto, si trattava solo di avere riscontri sull’affidabilità e, forse, intimorire un po’ gli avversari.

Ma i test fanno già parte delle strategie che i team adottano nel lungo termine. Le scuderie amano “nascondersi”, celare le loro effettive capacità, per non fornire suggerimenti o dati agli avversari. Noi tifosi, arrivando da un ciclo di vittorie lunghissimo per Mercedes, seguito da due titoli per Max Verstappen, ci auguravamo che fosse questo il caso: che la RedBull volesse dare una dimostrazione, quasi un atto di forza, ma che nel complesso se la sarebbe giocata quantomeno con Ferrari e Mercedes.

Una brutta sveglia quindi quella ricevuta domenica 5 marzo, quando i team, RedBull compresa, hanno confermato quanto visto nei test. Max ha avuto il controllo totale della gara, dallo start (per non dire dalle qualifiche di sabato) fino alla bandiera a scacchi: ha rifilato 30’’ alla Aston di Alonso, addirittura 48’’ alla Ferrari di Sainz e 50’’ alla W14 di Sir. Lewis Hamilton.

Il Baharain è però solo la prima gara della stagione, una su 23. Si tratta di un circuito a se stante: molto impegnativo e sul quale il degrado gomme è notoriamente più elevato che in altri appuntamenti del calendario. Prima di esultare (se tifate RedBull) o di disperarvi (se tifate altri team), quindi, sarà necessario attendere i prossimi GP. A Jeddah, per citare il più vicino, la Ferrari, problemi di affidabilità a parte, potrebbe infatti essere molto più vicina ai campioni del mondo, complici i lunghi rettilinei nei quali ha dimostrato di essere particolarmente veloce.

Se da una parte è vero che la speranza è l’ultima morire, dobbiamo, però, anche ricordarci che i “cicli di vittorie” sono una realtà all’interno di questo sport. Dal 2000 al 2004 Ferrari e Michael Schumacher hanno cannibalizzato la categoria, poi Fernando Alonso con la Renault, Kimi Raikkonen con la Ferrari, Lewis Hamilton con la McLaren e Jenson Button con la Brawn GP. A seguire c’è stato il dominio Red Bull fino alla rivoluzione ibrida entrata in vigore nel 2014, che ha dato il via ad un’egemonia Mercedes interrotta solamente nel 2021 e nel 2022 da Verstappen.

L’impossibilità dei team di effettuare test privati (dovendosi affidare solo ai simulatori) e il budget cup, (che da un lato ci ha regalato lotte molto più serrate, dall’altro impedisce a team come Ferrari e Mercedes di impegnare le proprie risorse per battere gli avversari), sono elementi che vanno bene a metà. Il pericolo, concreto, che corre questo sport è quello di diventare prevedibile e, di conseguenza, noioso.

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