Max Verstappen è il nuovo campione Red Bull, e la sua dominanza, per come stanno andando le cose, sarà destinata a durare ancora un po’ in Formula 1, nel mentre Max è infatti già pronto a mettere in cassaforte in terzo titolo piloti consecutivo. Ma questa enorme competitività ed enorme ambizione del giovane talento sono costati caro a Red Bull, e con l’ascesa di Max è stato messo in crisi il sistema di scelta nuovi piloti del team di Milton Keynes.

Ora al fianco di Max Verstappen c’è Sergio Perez, e nonostante ad inizio stagione il messicano sembrava poter mettere i bastoni tra le ruote a Max, con il passare del tempo si è rivelata la vera tempra del campione che Max possiede e Sergio, almeno per il momento, no. Ora il numero #1 stacca di ben 125 punti il suo compagno di squadra e si appresta a diventare ancora una volta il miglior pilota del mondo.

La scelta di Perez come compagno di squadra è stata però figlia di un viaggio particolarmente travagliato e complesso iniziato parecchi anni addietro con Daniel Ricciardo. L’australiano faceva parte di Red Bull dal 2014, ma nel 2016 quando è arrivato Max a fargli da compagno di squadra, qualcosa si è rotto: Daniel ha compreso il potenziale del ragazzo e l’importanza che la squadra metteva su di lui e in un paio d’anni ha preferito decidere di lasciare la scuderia (dove sarebbe stato un eterno secondo) a favore di un progetto (Renault) che avrebbe potuto portare avanti da leader.

Ora il problema principale per Red Bull rimane quello di trovare un degno pilota da affiancare al campione del mondo, non un compito facile per vari motivi.

In primo luogo difficile perchè chiunque approdi alla Red Bull tenterebbe di imporsi per dominare e vincere un titolo mondiale, visto e considerato che tipo di macchina il team delle bevande energetiche è riuscito a mettere in piedi. Ma questo non è possibile, una lotta interna per la dominanza del team e il riconoscimento dello status da primo pilota metterebbe a repentaglio la possibilità di successi stessi e Red Bull non è certo disposta a correre un rischio di questo calibro.

In secondo luogo perchè Red Bull ha sempre avuto un approccio duro al mondo della Formula 1, cambiando, provando e silurando i piloti come fossero parti necessarie, ma intercambiabili a piacimento, di un meccanismo più ampio. In un certo senso questo ha ripagato (vedi Verstappen), ma al netto del numero #1 questa strategia ha posto le basi di un problema più grande tale per cui ora non solo in Red Bull non si riesce neanche ad immaginare un post-Verstappen ma risulta difficile anche trovare un compagno da accoppiargli; a supporto di questa tesi basti vedere che negli ultimi anni Verstappen è stata l’unica figura perennemente presente nel team, mentre i suoi compagni sono sempre cambiati in modo molto repentino, alcuni addirittura sostituiti nel bel mezzo delle stagioni a causa di scarsità di prestazioni (vedi recentemente con De Vries o nel passato con Gasly).

Lo stesso Perez, che ora è il compagno di Max, è stato in realtà ingaggiato dall’esterno e non dal vivaio Red Bull. Questo mette in luce i problemi, attualmente mascherati dall’incredibile successo di Verstappen, che pure rimangono e che riguardano la base della selezione talenti del team di Milton Keynes: la scuderia ora sta focalizzando tutte le sue risorse e impegni su Verstappen (e da una parte è corretto visti gli enormi successi che stanno ottenendo), ma non stanno pensando attualmente di investire su un giovane da portare avanti per affiancare Max, né tantomeno ad un giovane che possa un giorno sostituire il campione del mondo. Un problema che se non risolto rischia, paradossalmente, di mettere potenzialmente in crisi nel futuro le performance del team e l’inevitabile ricorso alla scelta di talenti dall’esterno.

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