Dopo la polemica montata nelle scorse settimane, la FIA ha spiegato il lavoro della Honda nel periodo di lockdown, sostenendone la totale legalità.

Sin dal Gran Premio d’Austria, a tenere banco nel paddock di F1 è la polemica legata al rispetto del lockdown dei motoristi, a cui la casa Giapponese si è sottratta.
Di fatto, su accordo di tutti i motoristi, Honda ha ottenuto la possibilità di lavorare in questo periodo, per poi rispettare la chiusura obbligatoria.
Malgrado gli accordi però, i motoristi rivali hanno iniziato, come detto, a polemizzare contro la possibilità avuta da Honda di lavorare mentre gli altri erano a riposo e, proprio su questo, la FIA è intervenuta per spiegare il lavoro di Honda nel periodo di lockdown.

La polemica, iniziata in Austria ma entrata nel vivo in Ungheria, non è tanto relativa alla mancata chiusura della fabbrica Honda. Di fatto, a far storcere il naso sarebbe lo scenario secondo cui i Giapponesi avrebbero potuto introdurre novità sulla power unit prima del via della stagione. Una PU che sarebbe poi stata congelata per tutto l’anno, quando invece tutti gli altri costruttori erano con le mani legate.

Tombazis

Sulla questione, come detto, è intervenuta la FIA, nella persona del direttore tecnico Nicolas Tombazis.
L’ex Ferrari, come punto fondamentale del suo intervento ha sottolineato quanto le misure prese nel periodo di lockdown erano finalizzate a garantire l’impossibilità di penalizzare dei team a causa delle restrizioni nel suo paese.
Per questo sono state necessarie delle misure atte a trovare dei compromessi tra i team per non scontentare nessuno.

Una di queste decisioni “di compromesso” è stata proprio quella di concedere a Honda di lavorare mentre gli altri erano fermi, a causa della probabilità che in Giappone il lockdown potrebbe arrivare durante in Agosto.
Comunque sia, va detto, anche in caso di mancato lockdown, la casa del sol levante chiuderà in Agosto.

Proprio questo è stato il primo punto espresso da Tombazis nel suo intervento. In seguito ha voluto sostenere quanto detto in precedenza, ovvero che le chiusure sono state imposte per non svantaggiare nessun team e/o costruttore.

“La chiusura per Honda è stata diversa rispetto a quella degli altri motoristi. Non in termini di durata, ma di quando è avvenuta. Tutte le squadre e motoristi hanno accettato che durante questa condizione di blocco, nessuna squadra o produttore ne avrebbe dovuto fare ulteriori poiché in un paese colpito maggiormente dal COVID”.

“Questo è stato rilevante, ad esempio, quando l’Italia è stata la prima ad entrare in lockdown. Abbiamo detto che tutte le chiusure sarebbero dovuti essere uguali. Non poteva esserci una squadra o un costruttore che avesse un vantaggio”.

Proprio per non creare delle disuguaglianze, il DT della Federazione ha dichiarato che è stato necessario far lavorare gli uomini di Yamamoto, per non penalizzarli in caso di lockdown in Giappone nel corso dell’estate.
Infatti, in caso di chiusura forzata in terra nipponica, l’unica opzione sarebbe stata poi quella di costringere nuovamente anche gli altri costruttori a chiudere ancora. Dunque, era perfettamente logico consentire a Honda di chiudere in estate.

“Il Giappone ha avuto un’evoluzione differente del COVID e delle chiusure. Quando abbiamo concordato le regole, non sapevamo se il Giappone avrebbe avuto un lockdown estivo. Quindi abbiamo dovuto garantire flessibilità a Honda”.

“Se avessero avuto l’obbligo di chiudere, sarebbe stato difficile andare dagli altri e imporre una nuova chiusura. Ecco perché Honda è riuscita a lavorare mentre in Europa erano in isolamento. Non si può produrre un regolamento completamente equo, ma questo è il meglio che abbiamo potuto fare”.

A far discutere però, è la possibilità avuta dalla Honda di poter lavorare sulla potenza della PU mentre gli altri motoristi erano fermi.
Di fatto un possibile vantaggio di non poco conto per Red Bull e Alpha Tauri.
Va detto però, che dalle indagini FIA, sembra che gli upgrade portati in Austria erano solamente a scopi affidabilistici.

Lo stesso Tombazis, di fatto, ha ammesso che le restrizioni impedivano ai costruttori di aumentare le prestazioni dopo l’omologazione dei motori.

power-unit-2017

“Abbiamo avuto una riduzione del numero di omologazioni per i costruttori. Per questo, nessuno ha fatto nuove omologazioni o miglioramenti significativi. I concorrenti hanno presentato i loro dossier di omologazione a Febbraio. Da allora, nessuno di essi, compresa Honda, ha fatto sviluppi prestazionali”.

A molti però, le tesi FIA non convincono appieno. Di fatto, si teme che si possano aggirare le regole, facendo passare degli sviluppi prestazionali come sviluppi affidabilistici.
Anche qui, non è mancata la replica del tecnico Greco.

“C’è un processo specifico per ottenere l’approvazione degli aggiornamenti legati all’affidabilità.
È impossibile dire che si sta facendo una modifica di affidabilità e intanto cambiare il rapporto di combustione per ottenere potenza. Tutti i team, inclusa Honda, hanno seguito questo processo”.

Per questo, la FiA ha voluto spiegare il lavoro della Honda nel periodo di lockdown, essendo estremamente tranquilla sulla legalità del lavoro, che vorrebbe far capire anche gli altri motoristi.

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