In questo periodo si è scatenato un vespaio di polemiche sui fondi Ferrari, poichè tutte le rivali della rossa stanno cercando il “segreto” che ha regalato prestazioni così sorprendenti alla vettura di Maranello.

Voci nel paddock hanno parlato di una possibile irregolarità del fondo, che in molte immagini e riprese al rallentatore è visibilmente flessibile.

 

Il ruolo del fondo della vettura è di creare una zona in cui la diminuzione della sezione in cui passa l’aria fa sì che questa acceleri e crei un effetto di depressione che incolla l’auto all’asfalto.

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by Willem Toet

Per creare questa zona di bassa pressione, sono necessari tre elementi geometrici fondamentali; all’ingresso ed all’uscita deve esserci una zona che faccia diminuire la sezione in maniera dolce senza creare vortici, per questo motivo i flussi davanti al fondo (sotto la parte anteriore del telaio) e all’estrattore posteriore sono studiati in maniera maniacale e vengono guidati con una miriade di alette. L’altro elemento fondamentale è l’effetto “sigillatura” che deve impedire all’aria a pressione ambiente che si trova ai lati della vettura, di fluire sotto di questa annullando l’effetto di depressione, come quando si alza il labbro di una ventosa e questa perde il suo potere “incollante”. Per fare questo, negli anni 70 si usavano le minigonne,
elementi mobili che strisciavano sull’asfalto sigillando in maniera perfetta il fondo. Questi elementi però erano estremamente fragili ed il loro cedimento portava ad una improvvisa perdita di carico che ha causato purtroppo diversi incidenti, alcuni dei quali mortali, portando quindi al divieto delle minigonne mobili e alla regolamentazione della forma dei fondi delle vetture,non solo Formula 1, ma in quasi tutte le categorie del motorsport.
Come sempre, vietato un elemento, i progettisti cercano una soluzione alternativa: per trent’anni è stato impossibile trovarne una, ma gli avanzatissimi sistemi di simulazione attuali hanno permesso, negli ultimi anni, di creare delle paratie “virtuali”, con l’azione combinata di due elementi.
Il fondo infatti, non essendo da regolamento sottoposto a prove di deformazione sotto carico ed essendo solitamente molto sottile, può flettere alle estremità e con i moderni programmi di calcolo è possibile prevedere questa flessione, così che avvenga “nel momento giusto” e che non porti alla rottura del pezzo (ricordiamo che il carbonio non soffre del problema della fatica che affligge invece elementi come l’alluminio). In aggiunta è possibile vedere come il bordo esterno del fondo, sia soggetto a tagli e soffiature varie, il cui compito è di creare dei vortici che creino un isolamento tra il fondo e l’aria esterna alla vettura, ricreando con l’aria ciò che negli anni d’oro della Formula 1 si otteneva con le minigonne metalliche.
Le auto da corsa moderne hanno sistemi di sicurezza attivi e passivi e un grip meccanico che permette, in caso di malfunzionamento del fondo, di non “perdere” la vettura, come accadeva un tempo; proprio per questo non c’è pericolo che le “minigonne aereodinamiche” creino rischi per la sicurezza del pilota e difficilmente la federazione interverrà per limitarle, tenendo anche conto che praticamente tutte le vetture sullo schieramento ne fanno uso.
 Ing. Werner Quevedo Twitter 

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